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Federico Mondello

Mondelliani

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Il legame, profondissimo, tra Mondelliani e l’arte

Federico Mondello, figlio dei fondatori, ripercorre la storia e la filosofia del marchio, che dal 1961 è un punto di riferimento per la comunità artistica, culturale e mondana della città eterna. Dalle collaborazioni con artisti e designer da Elisa Montessori a Peter Rockwell, a Ryo Yamashita, per le vetrine e i modelli di occhiali, ai tanti progetti futuri, l’arte qui è una «necessità esistenziale, capace di connettere il quotidiano all’infinito»

Nicola Zanella

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Mondelliani dal 1961 è un punto di riferimento per la scena creativa romana: artisti, attori, cantanti, mondani incalliti e umani di tutte le specie acquistano i propri occhiali da loro, solo da loro. Non è questione di status symbol, ma di magia di un luogo e di competenza di chi lo gestisce. Tra Mondelliani e l’arte c’è un legame profondissimo, ben oltre le vetrine d’artista che negli anni hanno caratterizzato il negozio: si sa, la bellezza sta negli occhi(ali) di chi guarda. Ci racconta questa storia, Federico Mondello, figlio dei fondatori, che porta avanti «il marchio» di famiglia, ma soprattutto la filosofia che ne guida, da sempre, le scelte.

Mi racconta delle vostre vetrine fatte con gli artisti? Qual è la storia e quali sono le collaborazioni più interessanti?

Bello poter raccontare un pezzo di storia della mia famiglia prima ancora che mia personale. Le vetrine d’artista sono state per mio padre e per via del Pellegrino, dove ha sede il nostro punto vendita storico, un momento importante in cui abbiamo contribuito a trasformare la strada. Quella che una volta era una via di magazzini e botteghe è diventata oggi un’eccellenza dell’identità romana. Una strada in cui artisti, artigiani, commercianti illuminati e osti gourmet riescono a trasmettere quello che la città è diventata nel tempo: un inestricabile coacervo di eccellenze locali che si incastrano in quella magia unica che è la cifra della città eterna. Sono state molte le molte collaborazioni e ognuna ha lasciato un ricordo, da quelle con Elisa Montessori a Peter Rockwell, da Anna Laura Longo a Pierluigi Balducci, da Giancarlino Corcos, vicino e amico, a Sandra Eula Lee, a tutti gli altri che hanno potuto interpretare uno spazio magico di raccordo tra Occhio, Visione, Strada, città e mondo.

Occhiali in ferro di Ryo Yamashita

Possiamo definire gli occhiali sono sculture da indossare? C’è qualche modello iconico il cui design si possa definire un’opera d’arte?

Forse l’occhiale è più una cornice o meglio un evidenziatore dello sguardo, della personalità e dell’umore. Amo gli occhiali che si integrano con la persona, meno quelli che la sovrastano. Definirei l’occhiale come un’opera site-specific più che un’opera a sé. Se non trova la sua anima gemella capace di portarlo in giro, è tristemente solo e inutile. I modelli si definiscono iconici per chi li ha indossati: Le Corbusier, John Lennon, Audrey Hepburn, Marcello Mastroianni! Poi ci sono le forme, tondo, a gatto, squadrato, infinite e sempre in cerca del loro autore, ma anche del giusto interprete.

Mi racconta alcune capsule collection di occhiali realizzati da artisti?

Le capsule collection realizzate da artisti sono abbastanza rare. L’occhiale riesce difficilmente a superare la sua dimensione funzionale. Molti ci hanno provato, con risultati anche sorprendenti. Personalmente ho collaborato con Ryo Yamashita, che ha saputo unire a opere uniche artigianali delle vere e proprie sculture da indossare. Poi ci sono i ragazzi di Kuboraum che hanno fatto varie collaborazioni e infine Moi Aussi, con un progetto interessante e visionario di una galleria che ha fatto interpretare l’occhiale a oltre 60 artisti. Come dicevo prima, però, reputo che il mondo dell’occhiale sia più vicino a quello del design con maestri che hanno saputo creare il senso dell’estetica che noi oggi riconosciamo a colpo d’occhio: da Guinet ad Alain Mikli, da Schiaparelli a Cazal, da Pierre Cardin a Pierre Marly, da Silhouette a Moss Lipow, fino agli attualissimi Theo, Anne et Valentin, Lindberg e Mykita. Di quest’ultima ricordo una bella collaborazione con Agathe Snow.

Sabine Pagliaruolo per Mondellani

Perché per una realtà come la vostra è importante sostenere l’arte? Qual è il valore aggiunto?

Per noi l’arte è una necessità esistenziale, il punto in cui l’infinito incontra la vita. Essere a contatto con questa frontiera ci aiuta a dare il meglio di noi, a prescindere dall’integrazione tra i due universi che sono il design e l’arte in senso comune. Ci obbliga a domandarci in continuazione che cosa sia l’opera d’arte, il gesto artistico, il prodotto e il suo contenitore, alla ricerca di nuove configurazioni che rispondano agli umori, alle emozioni, alle mode, alle bellezze e alle tragedie della vita.

Prossimi progetti, con l’arte e in generale?

Siamo pieni di progetti per il futuro: da nuove collaborazioni per sorprendere chi ci verrà a trovare nei nostri punti vendita, con artisti e designer che creeranno progetti site specific, alla creazione di nuovi modelli e collaborazioni con artigiani orafi, designer e architetti per le nostre linee soprattutto Mondelliani e Ottovolante. Stay tuned!

 

Nicola Zanella, 17 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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