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Il gusto degli Este, dinastia longeva

Stefano Luppi

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Il Museo Galleria Estense riflette ancora oggi il gusto collezionistico ed estetico degli Este, una delle più longeve dinastie dell’Italia preunitaria. È anche per questo che il Mibact l’ha inserita nella lista dei venti musei autonomi a dispetto di enti di più ampie dimensioni come, ad esempio, in Emilia, la Pinacoteca Nazionale di Bologna o la Galleria Nazionale di Parma. In particolare nel museo sono ancora oggi evidenziati i gusti del mecenatismo estense dall’epoca della Ferrara di Alfonso I d’Este (1505-34) fino alla Modena di Francesco V d’Asburgo Este (1815-59) che poi cedette il Ducato all’annessione d’Italia. Nel patrimonio sono conservati dipinti di Dosso e Battista Dossi oltre a sculture romane e di Antonio Lombardo, tutto proveniente dalle cinquecentesche residenze estensi ferraresi. Con il passaggio, nel 1598, della capitale del Ducato a Modena la collezione, così come la Biblioteca Estense con la Bibbia d’Oro di Borso d’Este, pur depauperata prende la via della nuova sede. Le collezioni ducali, inserite da Francesco I nel suo nuovo Palazzo Ducale, vedono opere dei Carracci, Cima da Conegliano, Tintoretto, Guercino, Veronese, Jacopo Bassano oltre a pale d’altare di Reni, Luca Ferrari, Nicolò dell’Abate e Lelio Orsi. Presenti inoltre i capolavori come i ritratti di Francesco I (in marmo quello di Bernini, dipinto quello di Diego Velázquez), insieme a lavori notevoli di Cosmè Tura, Correggio ed El Greco. Ma un aspetto fondamentale del collezionismo estense è il suo aspetto enciclopedico, da Wunderkammer: per questo il percorso assomma molti bronzetti, medaglie, oggetti d’arte applicata tra cui il celebre «Vaso Gonzaga» (nella foto), raccolte antiquarie e archeologiche (queste sono allestite dal 1828 al piano terra di Palazzo dei Musei) oltre alla nota «Arpa estense». Un museo ricchissimo dunque, che avrebbe potuto esserlo ancora di più se Francesco III d’Este non avesse venduto nel 1746 ad Augusto III di Sassonia capolavori di Raffaello, Andrea del Sarto, Holbein, Rubens, Tiziano, Parmigianino, Correggio, Caravaggio, Giorgione, Dürer, Van Dyck, Perugino oggi esposti alla Gemäldegalerie di Dresda. L’Estense dal 1884, ordinata per la prima volta da Adolfo Venturi, è collocata all’ultimo piano del Palazzo dei Musei. Qui, nel gennaio 1992, avvenne un clamoroso furto: alcuni esponenti della «mafia del Brenta» rubarono quadri di Velázquez, El Greco e Correggio, in seguito ritrovati.

Stefano Luppi, 29 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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