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Il futuro sostenibile è Liberty

Jenny Dogliani

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Il biocentrismo, da Gallé a Huyghe, è il filo conduttore di una mostra alla Gam

Il biocentrismo è una concezione filosofica che pone la vita in tutte le sue forme al centro dell’universo. Ma può essere anche una nuova forma di Liberty? Un filo che lega i vasi Art nouveau di Émile Gallé agli acquari biosemiotici di Pierre Huyghe? È questa la domanda al centro di «Organismi», la prima collettiva curata da Carolyn Christov-Bakargiev alla Gam, Galleria Civica d’rte moderna e contemporanea, dal 4 maggio al 6 novembre.

Il percorso si apre con opere in vetro ricche di decorazioni vegetali e animali, specchio del rapporto puro e primordiale di Gallé (1846-1904) con la natura. Un rapporto che influenzò anche Raimondo D’Aronco, autore dei Padiglioni per l’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino nel 1902. Nei suoi disegni, il Liberty si mescola con le cupole e le caleidoscopiche simmetrie della tradizione ottomana, espressione dell’armonia del cosmo. Forme simili ad arabeschi prendono corpo nei giardini verticali di Patrick Blanc, messi a punto nel 1994 osservando le piante nel loro ambiente naturale, un’idea rivoluzionaria per creare città in simbiosi con la natura, documentata in mostra da una selezione di piante dell’artista e botanico francese.

E proprio l’integrazione con l’ambiente, oltre che con la cultura e la microeconomia di un territorio, è il pilastro dell’architettura sostenibile, come illustrano racconti e progetti dello studio di Mario Cucinella. La vita biologica e i materiali organici sono dunque centrali nelle creazioni estetiche contemporanee, dove il legame tra arte e scienza è sempre più indissolubile, ma già le intricate diramazioni tracciate a matita da Santiago Ramón y Cajal, vincitore del Premio Nobel nel 1906 per la scoperta dei neuroni, erano una sintesi delle due discipline. Come lo è anche «Jeune d’Anvers: la main aux eaux» di Marcos Lutyens, con tavoli e seggiole ove visitatori, durante l’inaugurazione, si possono offrire per una seduta ipnotica di scrittura automatica. Un’installazione ispirata da un lato a «La main aux algues», la mano-alga del 1904, ultima opera di Gallé affetto da anemia perniciosa, e dall’altro ai recenti studi di fisica quantistica sulla coscienza.

Ai fondali marini, ambienti tra i meno esplorati, s’ispirano infine i tre acquari di Pierre Huyghe, ecosistemi che si autogenerano, si autodistruggono ed evolvono spontaneamente suggerendo la radice biologica insita non soltanto nell’estetica ma anche nella comunicazione tra organismi. Durante la mostra è organizzato un pullman su prenotazione per visitare il Musée de l’Ecole de Nancy fondata da Gallé.

Jenny Dogliani, 02 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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