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Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, davanti ad alcune tavole del Polittico Griffoni

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Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, davanti ad alcune tavole del Polittico Griffoni

Il futuro è delle persone serie

VEDERE IN EMILIA-ROMAGNA | La parola a Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae

Stefano Luppi

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Fabio Roversi Monaco (1938), giurista e accademico, già rettore dell’Alma Mater e presidente della Fondazione Carisbo, è presidente di Genus Bononiae-Musei nella Città. Con lui facciamo il punto sullo stato dell’arte in Emilia-Romagna.

Presidente, qual è la situazione dopo quasi tre mesi di chiusura totale?
Discreta, anche tenendo conto dei gravi disagi derivanti dalla chiusura. Certamente ora saranno inevitabili processi di chiusura di attività commerciali, alludo particolarmente a bar e ristoranti bolognesi improvvisati, che a mio parere non creeranno un danno particolare alla città. Sarà finalmente, anche se non definitivamente, la vittoria dei «portici», chiamati a riprendere il ruolo che hanno avuto per secoli e che tutt’ora hanno nei casi in cui il loro ambito non venga occupato dai venditori di frittelle, come avviene puntualmente nei punti più suggestivi.

Su che cosa è necessario puntare?
Sulla valorizzazione della lunga storia e della vera anima che può nuovamente uscire gratificando e caratterizzando Bologna anzitutto, ma anche singole città e paesi dell’Emilia-Romagna. La cultura (anche istituzionale), lo spirito d’iniziativa nelle attività economiche e artigianali e il culto dell’arte in questa regione sono quanto di più significativo si possa trovare in ambito nazionale.

I numeri dell’Emilia-Romagna dicono che i turisti erano in aumento esponenziale, anche nelle città d’arte. Poi l’azzeramento. E adesso?
Soltanto fra un anno potremo dire che i turisti sono poco o molto calati anche nelle città d’arte, almeno nella nostra regione, ma spero, anzi credo, che mai si potrà parlare di azzeramento.

Che cosa è necessario migliorare?
Il trattamento riservato alle realtà organizzative che operano seriamente. Vanno considerate prioritariamente le iniziative che anno per anno evidenziano in modo convincente programmi esaurienti e il profilo culturale che le caratterizza.

Che cosa funziona bene e che cosa no?
Funzionano male e sono paradossalmente premiate le mostre improvvisate, forzate, prive di ogni impegno culturale sofferto. Tutto ciò, infatti, costa fatica e molti preferiscono organizzare banalità. In effetti va detto che alla banalità moltissimi non esitano a dare una decisa preferenza.

Come stanno andando i musei di Genus Bononiae?
La rete dei musei di Genus Bononiae è tutta caratterizzata da un momento di grande soddisfazione, potrei dire di euforia, che corrisponde allo straordinario impegno profuso, soprattutto per la mostra sul Polittico Griffoni. I musei internazionali, gli studiosi di storia dell’arte, i collezionisti che in questi mesi ho incontrato ritengono che aver ricostruito dopo tre secoli l’unità di un’opera di tale valore rappresenta un caso unico nella storia, nel collezionismo e nella gestione dei beni di molti musei del mondo. Una situazione molto positiva caratterizza anche la raccolta di strumenti a San Colombano, che dalla metà di giugno è stata arricchita dai pezzi appartenenti al maestro José Vázquez. Rimarrà per almeno un semestre a integrare la collezione del Museo Tagliavini. A Santa Maria della Vita ospitiamo fino a settembre una bellissima mostra in collaborazione con National Geographic dedicata a un secolo di evoluzione al femminile. Il Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli ha subito particolarmente il problema del coronavirus, ma ci saranno novità importanti per i visitatori.

Le attività online intraprese continueranno?
È nostra intenzione mantenerle e rafforzarle, seguendo una strategia già implementata. Le persone interagiscono con i contenuti che proponiamo, rivolti anche a un pubblico giovane. Per il Polittico abbiamo scelto una delle voci più amate dai ragazzi, quella di Luis Sal. La mostra «Woman» è stata raccontata «a capitoli» dal direttore di National Geographic Italia e molto hanno fatto anche i servizi didattici. Anche online, il discrimine è la qualità.

Tutti i luoghi della cultura nella regione si sono attivati con il digitale. Che cosa ne pensa, ci sono esempi virtuosi?
Occorre valutare le esperienze in atto con attenzione e con rigore. Non tutto quello che viene esposto e trasmesso è automaticamente bello e tale da emozionare in modo durevole lo studioso o il quivis de populo che si trovano talvolta ad affrontare tematiche decisamente ostiche se non incomprensibili.

Come si devono comportare i musei con le riaperture?
Facendo tesoro di una lezione: i musei debbono servire per acquisire e migliorare la conoscenza e per valorizzare quanto di buono esiste nel nostro straordinario Paese, talvolta criticato da chi viene ospitato egregiamente da secoli. Tutti debbono riconoscere che il patrimonio artistico dell’Italia è il più ampio che esista ed è a disposizione per lo più gratuitamente.

Chissà per quanto non vedremo mostre affollate come un tempo.
Le mostre affollate come un tempo le avremo e talvolta avremo forse il dovere di difenderci. Talvolta la moneta cattiva prevale sulla moneta buona. Il futuro appartiene a chi opererà con la serietà che queste problematiche meritano e con l’intento di fare qualcosa di giusto, quale che sia l’«affollamento» ottenuto.

La regione ha vari musei autonomi, a Parma, Modena-Ferrara e ora anche a Bologna. Gli enti statali funzionano meglio?
L’espressione «e ora Bologna» si commenta da sé, tanto più che di fatto la Pinacoteca di Bologna aveva a suo tempo conquistato una sufficiente autonomia e un grande prestigio nell’intera Europa. In ogni caso alle strutture del Mibac, troppe volte turbate nell’organizzazione e nelle procedure da mutamenti spesso incomprensibili dettati dalla politica, vanno dati almeno cinque anni di attività per esprimere un giudizio accettabile e utile.

La pandemia sta creando notevoli problemi occupazionali in ambito cultura e turismo. Che cosa consiglia?
I problemi occupazionali potranno esserci, ma è difficile dire in quale misura. Non mi sentirei di mettere insieme gli ambiti della cultura e del turismo, le problematiche sono diverse. Quello che è certo e ampiamente dimostrato è che la presenza di mostre o eventi in genere dalla forte valenza culturale accresce il turismo, rendendo i visitatori più consapevoli e migliori. Ancora una volta la competenza e la serietà sono quanto di più essenziale esiste per gestire al meglio i due connessi ambiti.

Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, davanti ad alcune tavole del Polittico Griffoni

La collezione di strumenti musicali nell’ex Chiesa di San Colombano

Stefano Luppi, 29 giugno 2020 | © Riproduzione riservata

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