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Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliIl Palau de la Música Catalana ha approfittato della chiusura forzata dovuta all’emergenza sanitaria per anticipare il restauro delle sculture del proscenio previsto per l’estate del 2021. L’insieme è uno dei molti elementi d’interesse di quest’edificio, emblematico della filosofia dell’opera d’arte totale, dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1997.
Quando il teatro venne inaugurato il 9 febbraio 1908 dopo solo due anni e mezzo di lavori, le sculture commissionate dall’architetto responsabile del progetto Lluis Domènech i Montaner allo scultore Didac Massana non erano ancora terminate, motivo per il quale non appaiono nelle prime fotografie. Durante un furto nell’atelier dello scultore avvenuto nei primi mesi di quello stesso anno furono distrutti i gessi preparatori per il gruppo, complesso e di dimensioni molto grandi: Massana abbandonò il progetto che fu portato a termine da Pau Gargallo.
Le sculture evocano lo scontro tra la musica popolare, rappresentata da un gruppo di ninfe che circondano il busto del fondatore del movimento corale catalano Anselm Clavé, e la musica colta rappresentata da un busto di Beethoven tra due colonne doriche e le valchirie a cavallo di Wagner che sembrano volere oltrepassare l’arco centrale del palcoscenico.
Nascoste da un’impalcatura di 13 metri per 14, le sculture sono oggetto di una profonda pulitura, mentre l’edificio viene adeguato alle nuove misure anti Covid tramite l’installazione di macchine d’ozono per la purificazione dell’aria e tappetini igienici per la disinfezione delle scarpe. Salvo imprevisti, da luglio riprendono le visite all’edificio con audioguide individuali.
Una veduta dell'interno del Palau de la Música
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