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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl Musée des Lettres et des Manuscrits è al centro di un’inchiesta giudiziaria per frode fiscale e associazione a delinquere. I locali del museo, che dal 2010 si trova nell’elegante Hôtel de la Salle, dimora storica del boulevard Saint Germain, in uno dei più bei quartieri della capitale, sono stati perquisiti lo scorso novembre. La notizia del blitz della polizia finanziaria si è diffusa a macchia d’olio nell’ambiente della bibliofilia e sulla stampa transalpina. I sospetti di frode pesano su Gérard Lhéritier (nella foto), 66 anni, fondatore del museo e presidente della società Aristophil, creata nel 1990, un fondo di investimenti sul mercato dei manoscritti con un fatturato di 170 milioni di euro e 15mila clienti, per lo più collezionisti e bibliofili. Tutti i conti della società, che ha sedi anche in Belgio e Lussemburgo, sono stati bloccati. C’è chi parla già di Lhéritier come del «Madoff francese», in riferimento all’uomo d’affari americano Bernard Madoff che nel 2008 fu l’artefice di una delle più grandi truffe di tutti i tempi. Una definizione che Francis Triboulet, avvocato del mercante francese, ha dichiarato all’agenzia Reuters: «L’attività di Aristophil è trasparente, gli inquirenti non troveranno niente». Il fisco si è interessato alla Aristophil dopo aver registrato irregolarità nel finanziamento del gruppo e movimenti di importanti somme di denaro. Si sospetta che Lhéritier abbia messo su un sistema alla Mardoff, che promettava lauti guadagni e pagava gli interessi maturati dai vecchi investitori con i capitali dei nuovi. La differenza è che l’Aristophil non invita i suoi clienti a investire in azioni o obbligazioni ma in lettere e manoscritti antichi. L’inchiesta dovrà stabilire se è stata la società ad alimentare il boom del settore, facendo salire a dismisura i prezzi del mercato. Viene fatto notare per esempio che il manoscritto della «Marcia militare» di Franz Liszt è passato da poco più di 15mila euro nel 1985 ai 200mila di oggi. Lhéritier si difende: «Non siamo noi a fissare i valori, ma esperti riconosciuti nel mondo del libro». Il fondo conta più di 100mila documenti. Una lunga lettera d’amore che Napoleone scrisse a Giuseppina mentre era a Nizza, nel 1796. Spartiti originali di Wagner, Mozart, Chopin. Il manoscritto di Einstein sulla teoria della relatività, cinquantasei pagine di formule. La comunicazione del generale Eisenhower alle forze alleate per annunciare la fine della guerra. La raccolta di poesie Cellulairement, che Paul Verlaine scrisse in prigione dopo aver sparato all’amante Rimbaud. Alla collezione appartergono anche preziosi libri miniati medievali. Solo una piccola parte è esposta nel museo, aperto nel 2004 prima nel quartiere del Marais poi trasferito a Saint Germain. Tra gli acquisti più spettacolari (e sospetti) di Lhéritier, quelli del manifesto del Surrealismo di André Breton, nel 2008, per circa 2 milioni di euro e di una lettera di Van Gogh e Gauguin a Émile Bernard, nel 2012, per 462mila euro. Il futuro di tanti tesori è appeso agli sviluppi dell’inchiesta. Il Ministero della Cultura ha già reso noto che «seguirà con molta attenzione la sorte della collezione dell’Aristophil e, se necessario, metterà in atto misure di protezione». A interessare il Ministero sono soprattutto la lettera che Luigi XVI scrisse ai francesi prima di morire sul patibolo, considerata il suo testamento politico, e i 300 messaggi scritti dal generale Charles de Gaulle tra il 1940 e il 1942 mentre era a Londra a organizzare la Resistenza. Ma anche il manoscritto delle 120 Giornate di Sodoma un rotolo di pergamena lungo 12 metri, che il marchese de Sade compilò febbrilmente nel 1785 mentre era detenuto nella prigione della Bastiglia. Uno dei testi più scandalosi e censurati della letteratura mondiale, che Lhéritier ha acquistato per la cifra astronomica di 7 milioni di euro nell’aprile del 2014. E che ha esposto per la prima volta nel suo museo in occasione del bicentenario della morte dello scrittore libertino, avvenuta nel 1814.

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