Una veduta dell'installazione di «Grossvater—ein Pionier wie wir», Galerie Toni Gerber, Berna, 16 febbraio-20 aprile 1974. Courtesy the Getty Research Archive, Los Angeles

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Una veduta dell'installazione di «Grossvater—ein Pionier wie wir», Galerie Toni Gerber, Berna, 16 febbraio-20 aprile 1974. Courtesy the Getty Research Archive, Los Angeles

Il Getty ha adottato la memoria di Szeemann e gli dedica due omaggi

A Los Angeles il «Museo delle ossessioni» del curatore svizzero e la riproposta della sua mostra sul nonno parrucchiere

Harald Szeemann è identificato come il primo curatore nel senso attuale del termine: un agente di artisti indipendente (di qui, visto il successo degli artisti che sosteneva, il soprannome di Re Mida) a cui venivano commissionate mostre tematiche. Lo storico dell’arte svizzero fu nominato direttore della Kunsthalle di Berna nel 1961, a soli 28 anni. Qui curò una serie di mostre sempre più sperimentali, dal primo edificio impacchettato di Christo e Jeanne-Claude a «Live in Your Head: When Attitudes Become Form», la leggendaria mostra di arte concettuale che portò alle sue dimissioni nel 1969. La mostra, che spinse artisti come Joseph Beuys, Richard Serra e Lawrence Weiner a realizzare nuove opere per Berna, comportò la demolizione di parti del museo, con tanto di palla demolitrice lasciata cadere da Michael Heizer sul marciapiede esterno. La rassegna suscitò anche proteste; un mucchio di letame venne scaricato da artisti locali indignati.

Dopo aver lasciato la Kunsthalle di Berna, Szeemann cercò di affrancarsi sia dalle richieste istituzionali sia dall’influenza del mercato dell’arte. La sua Documenta 5 nel 1972 fu la prima mostra tematica (anziché fedele a uno stile o a un movimento) ad opera di un curatore, con performance e happening accanto a pubblicità, propaganda politica, kitsch e architettura (le sezioni che avrebbero presentato pornografia e Realismo socialista furono cancellate). Documenta 5 venne criticata per essere troppo autoriale e per un certo periodo Szeemann (che nel 1999 e nel 2001 avrebbe diretto due Biennali di Venezia) faticò a trovare lavoro.

Nel 1974 organizzò una mostra nel suo appartamento di Berna «per il piacere di fare il curatore», spiega Glenn Phillips, cocuratore con Philipp Kaiser delle due mostre dedicate a Szeemann che aprono questo mese a Los Angeles. Era una mostra sul nonno scomparso, un parrucchiere che aveva inventato la propria personale versione della macchina per la permanente. «Grandfather: a Pioneer Like Us» proponeva questo oggetto, che secondo Phillips ricordava «uno strumento di tortura», accanto a centinaia di utensili e prodotti da parrucchiere, parrucche e persino il chihuahua imbalsamato tanto amato dal nonno.

Dopo la morte di Szeemann nel 2005 a Tegna in Canton Ticino (presso Monte Verità, luogo storicamente legato al pensiero libertario e anarchico) il Getty Research Institute ha acquisito il suo vasto archivio e la biblioteca e presenta ora la mostra «Harald Szeemann: Museum of Obsessions, a career overview», aperta dal 6 febbraio al 6 maggio. In contemporanea l’Institute of Contemporary Art (Ica LA) ripropone dal 4 febbraio al 22 aprile la citata «Grandfather: a Pioneer Like Us», con pezzi dall’archivio. L’appartamento di Szeemann è stato ricostruito per l’Ica LA, ma i curatori hanno convinto i suoi attuali proprietari ad acconsentire all’allestimento della mostra nella loro casa quando la rassegna arriverà a Berna.

Entrambe le mostre si sposteranno a giugno alla Kunsthalle di Berna, alla Kunsthalle di Düsseldorf a ottobre e al Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea nel febbraio 2019.

Una veduta dell'installazione di «Grossvater—ein Pionier wie wir», Galerie Toni Gerber, Berna, 16 febbraio-20 aprile 1974. Courtesy the Getty Research Archive, Los Angeles

Jonathan Griffin, 12 febbraio 2018 | © Riproduzione riservata

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