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Una veduta della Chiesa di San Pietro in Montorio, Roma

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Una veduta della Chiesa di San Pietro in Montorio, Roma

I monumenti di spagnoli a Roma

All’Instituto Cervantes e alla Real Academia de España, una mostra esplora le profonde diramazioni della cultura spagnola nell’Urbe e sottolinea l’abbondanza e la sfaccettata ricchezza delle relazioni artistiche e culturali tra i due Paesi

Alla base delle iniziative culturali di vero interesse, che siano mostre o conferenze o giornate di studi, c’è sempre qualcuno (o più di uno) che ha studiato prima le cose che si vogliono illustrare e spiegare. È questo il caso dell’originale e interessante mostra «Monumenti di spagnoli a Roma» (dall’11 settembre al 15 ottobre), organizzata congiuntamente dal progetto di ricerca Aniho, dalla Scuola Spagnola di Storia e Archeologia di Roma (Eehar-Csic), dall’Instituto Cervantes di Roma e dall’Accademia di Spagna a Roma, con il supporto del progetto Pccr e dell’Ambasciata di Spagna in Italia. La mostra è unica ma è suddivisa in due cornici splendide a Roma: una parte, «Monumenti di spagnoli a Roma. Passato e presente di un paesaggio culturale», è accolta nella Sala Dalí dell’Istituto Cervantes, mentre quella dedicata a «Monumenti di spagnoli a Roma. Elías Tormo all’Accademia di Spagna» si tiene nella Real Academia de España.

Spagna e Italia sono sempre state legate da strettissimi rapporti culturali, politici e religiosi. La mostra esplora le profonde diramazioni della cultura spagnola nell’Urbe e sottolinea l’abbondanza e la sfaccettata ricchezza delle relazioni artistiche e culturali tra i due Paesi, oltre a indagare sulle modalità con cui la presenza iberica ha lasciato la sua peculiare impronta sulla città. Tramite un continuativo mecenatismo artistico, prelati e nobili spagnoli e la stessa monarchia iberica hanno segnato l’urbanistica e la configurazione della città, soprattutto fra Cinquecento e Settecento. Gli spagnoli hanno contribuito nei secoli alla costruzione di chiese e cappelle, spazi di memoria e celebrazione delle loro collettività. La piazza principale di Roma è d’altra parte dedicata al loro ricordo e ospita da secoli la loro ambasciata presso il Vaticano, in un palazzo affittato dal governo spagnolo nel 1622 e comprato nel 1647: un fatto storico che ne fa la sede diplomatica permanente più antica del mondo.

Punto di partenza dell’esposizione, a cura di Paloma Martín-Esperanza, Gloria Mora e Antonio Duplá, è l’opera Monumentos de españoles en Roma, y de portugueses e hispano-americanos (Monumenti di spagnoli a Roma, e di portoghesi e ispano-americani) del grande storico dell’arte e umanista Elías Tormo y Monzó (1869-1957), pubblicata a Roma nel 1940 e a Madrid nel 1942.  Senza di lui e senza i suoi fondamentali contributi di studio questa mostra non sarebbe stata possibile. L’opera di Tormo y Monzó fu pubblicata in due volumi eccezionalmente esposti in quest’occasione. Lo studio monumentale ha rappresentato la prima e unica sintesi sui monumenti che hanno una relazione diretta o indiretta con Spagna, Portogallo e Iberoamerica. Ricco di informazioni di grande utilità, anche a ottant’anni dalla sua pubblicazione, Monumentos de españoles en Roma, y de portugueses e hispano-americanos continua a essere un saldo punto di riferimento per chiunque voglia avvicinarsi correttamente al problema dei rapporti Roma-Spagna. I volumi sono illustrati con numerose immagini dei monumenti della Capitale che rivivranno attraverso le fotografie esposte nelle due sedi espositive.

La mostra vuole rivendicare, in un continuo gioco di rimandi tra le due importanti istituzioni spagnole, anche attraverso una serie di fotografie, il valore di queste tavole, offrendo al contempo uno sguardo diverso e moderno sullo stato attuale di questi monumenti e reinterpretando la loro importanza nel paesaggio di Roma.

Esposizione innovativa nel lungo percorso dell’impronta ispanica a Roma poiché non solo affronta in entrambe le sedi l’importanza delle relazioni tra Spagna e Italia sul piano artistico e culturale, ma offre una visione di ampio respiro della trasformazione del nostro sguardo sui monumenti che sono derivati da queste relazioni. E basta ricordare le principali testimonianze di questi rapporti: il Tempietto di San Pietro in Montorio realizzato da Bramante sotto il patrocinio dei re cattolici,  la Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore in Piazza Navona, già dedicata a san Giacomo degli Spagnoli, quella, meravigliosa, di Santa Maria in Monserrato oggi chiesa della Nazione spagnola in Roma; la grande statua del re Filippo IV di Spagna in Santa Maria Maggiore, e poi l’Estasi di santa Teresa d’Avila nella Chiesa di Santa Maria delle Vittorie, capolavoro di Bernini in cui è distillata l’essenza della mistica  spagnola,  fra sensualità e ascesi vertiginosa  verso il divino.   

Un evento felice, dunque, quello di questa mostra, che mette in evidenza le complesse e articolate dinamiche che si sono sviluppate nell’ambito degli scambi tra le due nazioni e che ci auguriamo possa aiutarci a comprendere meglio il passato e a stabilire un nesso proficuo con il nostro presente di cittadini europei.

Chiesa di San Pietro in Montorio, Roma, dal volume «Monumenti di spagnoli a Roma, e di portoghesi e ispano-americani» di Elías Tormo y Monzó. Photo: Istituto Luce

Arabella Cifani, 11 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

I monumenti di spagnoli a Roma | Arabella Cifani

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