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I fasti di Serpotta

Accanti ai bozzetti, i disegni di Amato

Fino al primo ottobre la mostra «Serpotta e il suo tempo» mette in scena i fasti del Barocco siciliano tra Sei e Settecento. Nel modesto calendario degli eventi espositivi in Sicilia spicca finalmente una mostra imponente (oltre 100 opere), curata da Vincenzo Abbate nell’Oratorio dei Bianchi di pertinenza della Galleria regionale di Palazzo Abatellis, a cui è collegato un percorso di visita dei più importanti oratori serpottiani.

La mostra, promossa e realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo, in collaborazione con l’Abatellis, è organizzata da Civita Sicilia, con un comitato scientifico in cui spiccano, tra gli altri i nomi di Gioacchino Barbera, Maria Concetta Di Natale, Pierfrancesco Palazzotto, Evelina De Castro, Maria Giuffrè e Marco Rosario Nobile.

Il percorso si incentra su due protagonisti di quella felice stagione, i due Giacomo, Serpotta e quell’Amato che fu regista della magnificenza architettonica dell’epoca, rinnovata sul Classicismo barocco di matrice romana, per estendersi, quindi, alla temperie storico artistica in cui la Sicilia non era «solo» geograficamente al centro del Mediterraneo. Capitale del Viceregno di Sicilia aperta all’Europa, l’isola era allora snodo e approdo di uno straordinario dialogo tra le arti documentato da dipinti, marmi, stucchi, oreficerie, avori, coralli, disegni, stampe e testi antichi.

Di Serpotta, a cui è interamente dedicato il piano terra dell’Oratorio, dove si possono ammirare a distanza ravvicinata gli stucchi provenienti dalla Chiesa delle Stimmate, staccati prima della distruzione di fine Ottocento per far posto al Teatro Massimo, sono esposti anche i disegni e i bozzetti, dai quali emerge la qualità e la dimensione europea dell’opera, già colta da studiosi come Argan e Brandi, per il quale ultimo lo «scultore» è «forse il massimo del Settecento europeo». Alla dignità dell’arte del marmo fece infatti assurgere quell’arte dello stucco con cui rivestì elegantemente chiese e oratori della città.

Al primo piano, i dipinti provenienti da edifici religiosi sono messi a confronto con le grandi architetture esemplificate dai disegni preparatori di Amato, mentre la ricca sezione delle arti decorative mette a fuoco il ruolo fondamentale di un settore trainante dell’economia di Palermo capitale del Viceregno di Sicilia, quello della produzione suntuaria, insieme alla grande committenza ecclesiastica e nobiliare e alla valenza delle maestranze cittadine.

Silvia Mazza, 10 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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I fasti di Serpotta | Silvia Mazza

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