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I commercianti dell’UE fanno pressione per ridurre le aliquote Iva sulle vendite di opere d’arte

Una direttiva che mira a creare un sistema unico di imposta sul valore aggiunto consentirà ai paesi membri di stabilire internamente le proprie aliquote ridotte

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Catherine Hickley

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I commercianti di tutta l’Unione Europea stanno facendo pressione sui loro governi affinché colgano l’opportunità offerta da una legge dell’UE per ridurre le aliquote dell’imposta sul valore aggiunto per l’arte.

La nuova direttiva, approvata il 5 aprile 2022, mira a contribuire a un sistema Iva unico a livello europeo, lasciando agli Stati membri il diritto di stabilire le proprie aliquote a livello interno. I Paesi dovranno allineare le leggi nazionali alla nuova direttiva entro la fine del 2024.

In base alla precedente direttiva del 2006, le opere d’arte erano escluse dall’elenco dei prodotti e servizi che potevano beneficiare di aliquote Iva ridotte, ma la nuova direttiva include la «fornitura di opere d’arte, oggetti da collezione e d’antiquariato» in un allegato che elenca 29 gruppi di prodotti che comprendono anche abbigliamento e calzature per bambini, piante vive, ingressi a eventi culturali, libri, giornali e prodotti per il riscaldamento a bassa emissione.

Mercato paralizzato

In Italia, il governo è pronto a ridurre l’aliquota dell’Iva all’importazione per le opere d’arte provenienti da Paesi non appartenenti al mercato europeo al 5,5%, la stessa aliquota francese. In Germania, i mercanti vedono l’opportunità per ridurre l’Iva delle gallerie nazionali al 7% rispetto all’attuale 19%, che secondo loro sta paralizzando il mercato ed è da tempo una fonte di importanti divergenze.

Per la Francia, l’azione è imperativa perché il suo sistema attuale, in base al quale i commercianti applicano l’Iva solo ai loro margini di profitto, non è più ammissibile secondo la nuova direttiva, in quanto ha permesso alle gallerie francesi di applicare un’aliquota effettiva inferiore al 6%, afferma Gaëlle de Saint Pierre, esperta fiscale del Comité Professionnel des Galeries d’Art francese. La prospettiva della scomparsa del regime del margine ha sconcertato i commercianti e ha spinto l’associazione a discuterne con il ministero delle Finanze.

Le aliquote Iva favorevoli francesi per l’arte hanno aiutato il mercato interno a prosperare e ha posizionato il Paese come porta d’ingresso dell’UE per l’arte proveniente da fuori la comunità, mentre il regime del margine ha favorito i mercanti nazionali. Con vendite vicine ai 5 miliardi di dollari, la quota della Francia nel mercato globale dell’arte è salita al 7% nel 2022 dal 3% del 2001, diventando così il quarto mercato mondiale, e rappresenta più della metà del mercato dell’UE, secondo il rapporto The Art Market 2023 di Art Basel e UBS.

Al contrario, la Germania, la più grande economia europea, rappresenta solo il 2% del mercato mondiale nel 2022. Da circa un decennio, l’associazione dei commercianti Bundesverband Deutscher Galerien und Kunsthändler (Bvdg) spinge per la reintroduzione dell’aliquota ridotta del 7% per l’arte, applicata dalla legge tedesca fino al 2014. La Germania è stata costretta dalla Commissione europea a eliminare tale aliquota e a imporre ai commercianti un’Iva generale del 19%, essendo l’arte esclusa dall’elenco dei beni e servizi che possono beneficiare di aliquote ridotte ai sensi della direttiva del 2006. 

«La disparità di trattamento fiscale degli artisti e dei loro mercanti ha avuto delle conseguenze: decine di gallerie hanno chiuso e la crescita del mercato dell’arte si è interrotto», afferma Birgit Maria Sturm, direttore generale della Bvdg. Sturm vede un’opportunità senza precedenti per ripristinare l’aliquota ridotta per le gallerie tedesche e si aspetta che l’Iva ridotta per l’arte figuri nelle discussioni sul bilancio federale del prossimo autunno. «La porta è spalancata», dice. «Il governo ha la possibilità di dimostrare la serietà del suo impegno a rafforzare le industrie culturali».

Catherine Hickley, 31 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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