«Unzione del Cristo morto» (1588) di Giambologna, particolare dell’Altare del Calvario del Santo Sepolcro

© Federico Mulas di The Method Agency

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«Unzione del Cristo morto» (1588) di Giambologna, particolare dell’Altare del Calvario del Santo Sepolcro

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I Tesori della Terrasanta esposti accanto alla Cappella Rucellai

Il capolavoro di Leon Battista Alberti ispirato al Santo Sepolcro farà da sfondo a 109 oggetti preziosi donati dalle corti europee alla Basilica di Gerusalemme, tra cui il cinquecentesco Ornamento di Ferdinando I de’ Medici che nei prossimi mesi verrà restaurato a Roma

È stato presentato a Roma, nella sede dell’Associazione della Stampa estera in Italia, il grande appuntamento espositivo che si terrà, dal 12 settembre all’8 gennaio 2025, presso il Museo Marino di Firenze. «Il Tesoro di Terrasanta al Museo Marino Marini» (questo il titolo della mostra con la curatela scientifica di Jacques Charles-Gaffiot, affiancato da Leyla Bezzi per la curatela esecutiva) presenterà cinque secoli di arte e di fede. In esposizione, capolavori di arte sacra (gioielli, ornamenti, paramenti sacri, codici e baldacchini) provenienti, oltre che dalla straordinaria collezione della Custodia di Terra Santa, da numerosi musei italiani.

109 manufatti in totale, il cui nucleo più prezioso è costituito dalle opere commissionate dalle corti cattoliche europee per essere donate alla Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. A partire dal 2013 l’insieme degli oggetti è stato catalogato dall’Ordine dei Frati Minori, cui spetta la tutela della Custodia di Terra Santa. Fra tutti spicca l’Ornamento di Ferdinando I de’ Medici, granduca di Toscana, donato al Santo Sepolcro di Gerusalemme per custodire la Pietra dell’Unzione. In bronzo argentato, con sei pannelli raffiguranti scene della Passione di Cristo, venne ideato nel 1588 e fuso nel 1590 da Fra Domenico Portigiani nel convento fiorentino di San Marco. Pensato come recinzione decorata che doveva incapsulare la Pietra dell’Unzione, nel 1736 fu incorporato nell’Altare del Calvario. Delle sei formelle due si devono a Giambologna, le altre quattro al suo allievo Pietro Francavilla. Eccezionalmente, dopo oltre quattro secoli, l’Ornamento lascerà Gerusalemme insieme ad altri preziosissimi oggetti religiosi. Tornerà in Italia, prima a Roma, dove sarà restaurato, e poi a Firenze, città nella quale era stato concepito e realizzato, per essere esposto.

Particolare del Tabernacolo del Commissariato di Terra Santa di Napoli di Andrea De Blasio (1729). © Federico Mulas di The Method Agency

Come ha detto Carlo Ferdinando Carnacini, presidente della Fondazione Marini San Pancrazio, «La scelta di portare la mostra al Museo Marino Marini di Firenze è dettata dalla presenza della Cappella Rucellai, capolavoro dell’architettura rinascimentale realizzato nel XV secolo da Leon Battista Alberti e ispirato proprio al Sepolcro di Terra Santa. Ospitare i tesori di uno dei luoghi simbolo delle tre confessioni religiose, meta di migliaia di pellegrini ogni anno, rappresenta un motivo di grande orgoglio per il nostro museo. In questo connubio tra arte contemporanea, tradizione e pellegrinaggio, il Museo Marino Marini di Firenze si conferma come un centro culturale di eccellenza a livello internazionale, capace di promuovere il dialogo tra linguaggi artistici differenti e di avvicinare un pubblico eterogeneo alla bellezza e alla complessità dell’arte». 

L’importanza dell’iniziativa è stata rimarcata da Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura alla Camera dei Deputati: «La cultura deve essere una risposta alla. Come Parlamento siamo aperti ad una collaborazione istituzionale per continuare operazioni di valorizzazione e promozione dei tesori della Terra Santa, per la riscoperta delle nostre radici e dare seguito alla politica attiva della diplomazia culturale». Fra i magnifici pezzi esposti, la Stella di Betlemme (1739), disco di porfido rosso montato su argento cesellato, smaltato e parzialmente dorato, dono di Maria Amalia di Sassonia, regina consorte di Spagna, il Baldacchino eucaristico (1665) in argento fuso, cesellato e sbalzato e pietre preziose, dono di Filippo IV d’Asburgo, e il crocifisso (1756), in oro, lapislazzuli e pietre preziose, dono di Carlo di Borbone, re di Napoli e delle Due Sicilie, con la partecipazione dei benefattori del Regno. Tutte le opere in origine custodite nella basilica gerosolimitana, dopo la mostra faranno ritorno a Gerusalemme, nel Terra Sancta Museum Art and History, nel convento di San Salvatore.

Baldacchino eucaristico (1665) di Pietro, Sebastiano, Eutichio e Giovanni Juvarra. Gerusalemme, Terra Sancta Museum. Dono di Filippo IV d’Asburgo, re di Spagna, e di suo figlio, il futuro Carlo II. © Custodia di Terra Santa

Arianna Antoniutti, 23 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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