Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Renata Boero, «RItratto»

Image

Renata Boero, «RItratto»

I Teleri di Boero, fra linguaggio informale e poverista

La mostra a Palazzo Buonaccorsi inaugura la collaborazione fra il Comune di Macerata, l’Accademia di Belle Arti e l’Università degli Studi della città marchigiana

Maria Letizia Paiato

Leggi i suoi articoli

Genovese di nascita, classe 1936, Renata Boero è oggi considerata fra le più autorevoli artiste italiane a livello internazionale per l’originalità del suo lavoro, la cui singolarità, sin dal tempo degli esordi, è oggi, con la giusta distanza, da considerarsi un vero e proprio ponte fra linguaggio informale e poverista, quasi anticipando quest’ultimo ma senza mai abbracciarne totalmente il credo.

Autonoma, libera e indipendente, Renata Boero interpreta con lo stesso spirito di emancipazione gli spazi dei Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi a Macerata, non soltanto luogo dedito alla conservazione ma anche aperto alla ricerca contemporanea, il cui presente si focalizza su un numero limitato di opere ma scelte con cura per rappresentare, non solo il particolare tema del suo lavoro ma anche l'evoluzione del suo stile, in un arco di tempo che va dagli anni Settanta ai primi Duemila. Semplicemente «Teleri».

In questo modo e da sempre l’artista identifica le proprie creazioni, un termine che nel contesto veneziano rinascimentale si riferisce a un dipinto di ampie dimensioni su tela, spesso in chiese e palazzi, parte di un ciclo narrativo. Un termine con il quale ha sempre voluto fissare l’idea che la tela, intesa come un processo organico per dialogare con lo spazio, deve essere libera dal telaio.

Dunque è il colloquio con il museo il primo punto toccato dall’artista, per una riflessione sull’ideologia dello spazio espositivo, per catturare poi l’attenzione dello spettatore sui rapporti fra materia, durata, infine il concetto di trasformazione, in sostanza su ciò che lega misteriosamente, e sin dall’antichità, l’uomo ai processi artistici in una dimensione di trascendenza e spiritualità. Nota per l’utilizzo di pigmenti naturali ed elementi organici (radici, fogliame, terre, resine), nei suoi «Cromoprogrammi» (in mostra sono presenti «Cromogramma Giallo», 1970-75, «Cromogramma», 1975-80 e «Cromogramma Terra», 1980-90) s’innestano propriamente il tempo e il tema della modificazione che, se da un lato intendono narrare l’esistenza nella connessione fra la terra e il ciclo vitale, dall’altro, nel comunicare emozioni, mettono in luce il rapporto fra natura ambientale e quella della rappresentazione pittorica.

In mostra anche «Ctò-nio-grafia “Paesaggio in rosa”» (anni 2000) dove Boero lascia spazio al tema della scrittura e della memoria, e «Fioritura 1» (1990-2000), dove il vivente e il biologico richiamano la natura con toni oscillanti fra il blu e il violetto, evocanti calma, serenità, fiducia, creatività, spiritualità e mistero. La mostra «Renata Boero. Teleri» curata da Giuliana Pascucci e Vittoria Coen, inaugura la collaborazione fra il Comune di Macerata, l’Accademia di Belle Arti e l’Università degli Studi di Macerata, patrocinata dalla Provincia di Macerata e dalla Fondazione Marche Cultura, nella prospettiva di sollecitare sempre di più anche gli aspetti didattici e partecipativi non solo della cittadinanza ma anche della comunità studentesca, in questo caso ripercorrendo le tappe più significative del percorso di Renata Boero, una figura femminile importante nello sviluppo dell’arte del secondo Novecento.

Maria Letizia Paiato, 06 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

I Teleri di Boero, fra linguaggio informale e poverista | Maria Letizia Paiato

I Teleri di Boero, fra linguaggio informale e poverista | Maria Letizia Paiato