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Comitato Idonei Storici dell’Arte
Leggi i suoi articoliOggi il MiC ha a disposizione, e dunque già in bilancio, più di 600 posti per l’Area Funzionari di III fascia, a fronte di una scopertura settoriale di 2.019 unità, mentre la carenza complessiva del personale ministeriale è di 6.721 unità, su una dotazione organica pari a 19.184.
Come messo in evidenza dalle interrogazioni parlamentari presentate a settembre dell’Onorevole Valentina Grippo di Azione e a ottobre dagli Onorevoli Irene Manzi e Andrea Casu del Partito Democratico, per l’espletamento dei bandi di concorso – annunciati ad agosto e non ancora pubblicati – sono necessari almeno due anni, e il MiC ha un’unica graduatoria in essere, quella degli Storici dell’arte MiC 518; a oggi, inoltre, non sono disponibili graduatorie di altre amministrazioni. Considerando l’endemica carenza di professionisti e professioniste della cultura all’interno degli uffici sia centrali che periferici, oltre al fatto che le assunzioni nell’Area Funzionari dell’anno in corso riescono a malapena a coprire i pensionamenti, torniamo a interrogarci sui motivi che stanno rallentando il completo assorbimento della graduatoria delle Storiche e degli Storici dell’arte.
Questi dati, se avvicinati alla circolare n. 133, diramata il 10 novembre dalla Direzione Generale Risorse umane e Organizzazione, relativa all’Ordinamento professionale del personale non dirigenziale del MiC – annullata il 12, che prevedeva come nuova chiave d’accesso concorsuale, la sola laurea magistrale per diventare Funzionario. Generano un’amara convinzione: quello riguardante Storiche e Storici dell’arte è un problema politico e culturale che ha causato il loro impoverimento.
Con l’obiettivo, forse audace, di provare ad arginare questa lenta ma continua deriva, il CISDA – Comitato Idonei Storici dell’Arte, invita il mondo delle Università e la CUNSTA – Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte, nonché le associazioni di categoria, a compiere una seria riflessione sul ruolo e la condizione occupazionale dei laureati e post-laureati nel settore dei Beni culturali. Una richiesta, questa, proveniente “dal basso” per dar voce ad esperti ed esperte che quotidianamente vivono sulla loro pelle gli effetti di una svalutazione ormai incipiente.
L’Italia, custodisce una delle eredità culturali più straordinarie al mondo, eppure chi sceglie di dedicare la propria vita professionale a tutelarlo, conservarlo e valorizzarlo si trova di fronte a una delle situazioni lavorative più critiche. Una contraddizione sempre più esacerbata da scelte politiche e amministrative che hanno sistematicamente ridotto e svuotato l’importanza di specialiste e specialisti della cultura. E infatti sul versante delle professioni culturali, la situazione è grave. L’Italia è al ventunesimo posto in Europa per numero di lavoratori e lavoratrici nel settore, pari al 3,5% degli occupati e delle occupate totali, al di sotto della media UE del 3,8%. Quasi il 70% tra Storici dell’arte, Archeologi, Archivisti e Bibliotecari guadagna tra i 4 e gli 8 euro netti all’ora, e il 32% lavora con partita IVA o effettua prestazioni occasionali. Il precariato e l’indeterminatezza rimangono la norma.
L’alta formazione per i Funzionari, venne istituita nel 1901, quando Adolfo Venturi, Ispettore Generale di Antichità e Belle Arti, fondò all’Università Sapienza di Roma la Scuola di perfezionamento in Storia dell'arte medievale e moderna, contestualmente alla prima cattedra di Storia dell’arte in Italia. La visione era ambiziosa: formare professionisti e professioniste del patrimonio culturale pubblico, persone animate da senso civico e dotate di una solida preparazione. Accedere alle Soprintendenze (istituite formalmente nel 1907), entrare negli organi ministeriali dedicati, svolgere compiti di sorveglianza territoriale e cura dei monumenti erano considerati gli esiti naturali e gli sbocchi privilegiati della formazione, preferibili persino all’insegnamento universitario. Tutto ciò ha rischiato di essere un ricordo lontano. Le Scuole di specializzazione in Beni storico-artistici (SSBSA), eredi dirette di un’eccellente tradizione, corrono il pericolo costante – e quanto accaduto lo dimostra – di essere sminuite fino a diventare appendici insignificanti, residuati superflui privi di attrattiva e validità.
Alla luce dei fatti esposti e dei recenti avvenimenti, riteniamo sia necessario ricucire i rapporti tra Ministero della Cultura e Università, al fine di raggiungere e condividere l’eccellenza che le due istituzioni si prefiggono, in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione.
Chiediamo dunque una netta presa di posizione da parte delle Università al fine di riportare al centro del sistema di tutela e conservazione una conoscenza autentica della nostra ricchezza culturale, così da contrastare le derive mercificanti e spesso inutilmente spettacolarizzanti cui esso è molte volte oggetto. Per ridefinire il nostro presente e, attraverso lo studio e la preservazione del passato, progettare il nostro futuro.
Pensiamo anche sia urgente riprendere il dialogo tra Università e Ministero della Cultura, anche in riferimento al menzionato Ordinamento professionale del personale MiC, al fine di aumentare gli standard di entrambe le istituzioni. Nel Mansionario vigente, ad esempio, sono presenti, nell’area Funzionari, nuove figure quali il Registrar e il Numismatico, per le quali è prevista solamente la laurea magistrale pur trattandosi di profili che richiedono una elevatissima specializzazione settoriale. A nostro avviso sarebbe necessario un titolo di terzo livello. È inoltre improrogabile avviare una riflessione sulle Elevate Professionalità.
È infine importante sottolineare che tra gli obiettivi del CISDA, oltre al completo assorbimento della graduatoria MiC 518, vi è quello di fondare le basi per una futura associazione di categoria che si occupi di definire e promuovere in modo stabile ed efficace gli interessi professionali di Storiche e Storici dell’arte, attraverso la costituzione della categoria professionale degli Storici dell’arte, su modello di quello degli Architetti e dei Restauratori, nonché la creazione di un codice ATECO che ne identifichi univocamente incarichi e funzioni.
Visti gli oltre 600 posti disponibili nell’Area Funzionari, chiediamo al Ministro della Cultura Alessandro Giuli risposte certe circa la proroga della graduatoria degli Storici dell’arte, in scadenza a maggio 2026, nonché l’ampliamento delle piante organiche comprendenti al momento soltanto 455 posti per Storici dell’arte in tutti gli uffici del Ministero. Nonostante le recenti assunzioni, il dicastero presenta ancora carenze sostanziali che rendono di fatto ingiustificata la mancata assunzione dei rimanenti 211 idonei e dunque il completo assorbimento della graduatoria sfruttando le risorse del DPCM 7 agosto 2025.