Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliLo ricorda Vittorio Sgarbi che all’epoca, nei primi anni Sessanta, era poco più di un bimbo: «A Ferrara, in quegli anni, arrivarono personalità leggendarie come Man Ray, André Masson, Emilio Vedova, Roberto Sebastián Matta, Lucio Fontana, Enrico Baj e anche miti americani come Rauschenberg, Jim Dine, Andy Warhol. Il 1968 è l’anno di Guttuso e di Vedova, con tutta la grande retorica militante della guerra in Vietnam e della rivoluzione cubana tra Fidel e il Che. Il 1970 è l’anno, fuori del tempo, di Giorgio de Chirico. Dopo il colpo di stato di Pinochet, nel 1973, Roberto Sebastián Matta, negli ambienti di Palazzo dei Diamanti, propone manifestazioni di solidarietà per il popolo cileno. Indimenticabili gli stivali rossi di Jim Dine, ma anche le grandi mostre, in sequenza, di Capogrossi, Sironi, Campigli, Sergio Zanni, Osvaldo Licini, Fausto Pirandello, Mušič, Giovanni Gromo, e anche di pittoreschi avanguardisti come Guglielmo Achille Cavellini, poeti visivi come Emilio Isgrò, Lamberto Pignotti, Michele Perfetti, Corrado Costa; e artisti come Getulio Alviani, Tancredi, Bice Lazzari, Mimmo Rotella, Emilio Tadini, Tono Zancanaro, Mario Schifano. A Ferrara tutto era possibile».
Così nell’introduzione al volume a cura di Chiara Vorrasi, Ada Patrizia Fiorillo e Massimo Marchetti, dedicato alla lunga attività di Franco Farina (1928-2018) direttore delle Civiche Gallerie d’Arte Moderna di Ferrara per un trentennio dal 1963, l’anno della prima rassegna da lui firmata a Casa Romei dedicata a Giovanni Boldini, al 1993, l’attuale presidente di Ferrara Arte e sottosegretario alla cultura Sgarbi riassume una stagione memorabile (da ricordare anche l’importante Centro Video Arte della moglie di Farina, Lola Bonora attivo nel 1973-79).
Farina, fuori dai confini estensi e dal ristretto mondo dell’arte, rimane forse troppo poco conosciuto nonostante il suo ruolo sia stato determinante nel trasformare la città degli Este, a inizio Novecento culla della Metafisica, in una capitale del contemporaneo ben prima della nascita di luoghi come il Castello di Rivoli, il Mart di Rovereto o il MaXXI di Roma.
Al centro di questa attività manageriale che portò a curare un migliaio di mostre, molto in anticipo sui tempi, c’era il Palazzo dei Diamanti, molto differente da come lo si vede oggi, come testimonia lo stesso Farina ricordando che «in via Ercole d’Este al numero 17 c’era l’Ufficio leva e dove c’è il Museo della Resistenza c’era la legnaia. Dopo c’è stato il recupero del Comune, e mi hanno incaricato di girare la provincia per trovare oggetti per allestire il Museo del Risorgimento e della Resistenza, e così al numero 19 è nato il museo. Quando l’Ufficio leva venne trasferito in via Palestro, al numero 17 nacque il Centro Attività Visive, e la prima mostra del 1964 fu “España Libre”».
Appunto un precursore dell’attività espositiva che nel volume è sviscerata da numerosi autori noti tra cui Renato Barilli, Marilena Pasquali, che parla di intelligenza e disponibilità, Francesco Poli, Flavio Caroli, Claudio Spadoni e numerosi altri a cui si aggiunge Marina Abramović, che fu a Ferrara protagonista con Ulay nel 1978 della performance «Relation Work» al Centro Attività Visive.
«Cerchiare il quadrato». Franco Farina. Un progetto culturale a Palazzo dei Diamanti,
a cura di Chiara Vorrasi, Ada Patrizia Fiorillo e Massimo Marchetti, 268 pp., ill., Ferrara Arte, Ferrara 2023, € 73

Franco Farina nel suo studio con pappagallo. Foto di Luca Gavagna

Janus, Andy Warhol e Franco Farina in occasione di «Ladies and Gentlemen», Palazzo dei Diamanti, 1975 Ferrara. © Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea. Foto: Roberto Bruzzo
Altri articoli dell'autore
Alla Galleria Bper 39 opere (da Guercino a Ontani, da Jules van Biesbroeck a Klinger) illustrano il rapporto tra esseri mitologici e la condizione umana odierna
Alle Sale Chiablese oltre 100 opere dal Quattrocento al Novecento per un lungo excursus che pone al centro la bellezza del gentil sesso
Negli spazi della Fondazione luganese, due appuntamenti celebrano l’anniversario della raccolta dei coniugi che, in mezzo secolo, acquisirono oltre 250 opere da Balla a Warhol
Nel centenario della nascita il Museo di San Domenico, a Imola, riunisce una settantina di opere dell’artista che amava sperimentare con i materiali più eterogenei