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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliPolignano a Mare (Bari). Se fosse tra noi Pascali avrebbe oggi 80 anni. È bastato questo anniversario ideale a Rosalba Branà e Roberto Lacarbonara per decidere di dare vita a una mostra di dialoghi artistici tra il noto polignanese e altri compagni di avventura nel territorio della forma e dello spazio, con opere allestite presso la Fondazione Museo Pino Pascali, diretto dalla stessa Branà. «Dialoghi. Pino Pascali e Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Piero Manzoni» riunisce fino al 24 gennaio opere scelte di quegli artisti che prima di Pascali hanno messo al centro del problema arte il suo supporto, inventando quadri-oggetto da plasmare come una scultura.
Iniziò Lucio Fontana nella seconda metà degli anni Quaranta, perforando l’unità del piano e costruendo fulminanti segni con i vuoti. Seguì la generazione dei nati negli anni Trenta, con Castellani, Bonalumi e Manzoni che, a cavallo tra fine anni Cinquanta e primi Sessanta, manipolando tele e telaio, estrofletterono o raggrumarono superfici, intese come dimensioni autosufficienti.
Il ciclo è poi compiuto in mostra da Pino Pascali, con i suoi animali bianchi, che lui definiva «finte sculture», perché giocavano con la nozione tradizionale di oggetto plastico, in una simulazione autoironica dell’arte e dell’artista, nel circo delle idee. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ha per l’occasione prestato l’opera del 1966 «Ricostruzione del dinosauro», in tela centinata, realizzata a 31 anni, due prima di morire in un incidente motociclistico.

Pino Pascali, «Ricostruzione del dinosauro», 1966, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna
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