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Il cucinone di Palazzo Pitti

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Il cucinone di Palazzo Pitti

Firenze, restaurato il «cucinone» di Palazzo Pitti

Laura Lombardi

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Il cosiddetto «cucinone» di Ferdinando I, al piano nobile di Palazzo Pitti, è ora visibile al pubblico. Un ambiente di notevole fascino in cui si sono sedimentate testimonianze storico-artistiche dell’età medicea, di quella lorenese e, infine, di quella dei Savoia, che fecero di Palazzo Pitti la reggia della capitale del Regno d’Italia tra il 1865 e il 1870.
Il restauro filologico che ha riportato il locale alla dignità di un luogo di lavoro in cui l’eleganza delle architetture e dei cromatismi ben si sposano con l'equilibrato decoro dell’ambiente e che svela quest’aspetto inedito della vita del palazzo è stato reso possibile dalla collaborazione tra direzioni della Galleria Palatina e dell’Ufficio Tecnico della ex Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, per una spesa totale di circa 100mila euro. Un’iniziativa che si ricollega peraltro al tema dell’Expo di Milano, dedicata al cibo.
Come sottolinea Matteo Ceriana, direttore della Galleria Palatina aprire al pubblico la cucina, significa comprendere più a fondo che «L’organizzazione della corte era un sistema sofisticato». Infatti proprio l’identità di Pitti come reggia, dove si tenevano balli, rinfreschi, recite e incessanti banchetti (soprattutto nel tempo tra Ferdinando I e Cosimo II), non è chiara a tutti coloro che visitano i musei che sono nel palazzo.
Il progetto museografico e allestitivo spetta allo stesso Matteo Ceriana insieme a Maurizio Catolfi: la selezione degli oggetti che un tempo furono d’uso comune provengono da vari depositi, tra cui quella della Guardaroba di Palazzo Pitti curata da Rosanna Morozzi, così come dallo stesso «cucinone» dove erano rimasti per decenni.
Palazzo Pitti, acquistato nel 1549 da Cosimo I de’ Medici e Eleonora di Toledo, fu dotato di nuove cucine, con lavori che si svolsero tra il 1588 e il 1599, in tempo per accogliere i festeggiamenti per le nozze di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia, rispondendo a ciò che la trattatistica contemporanea detta per tali spazi: «Siano spaciose, e di buona altezza; acciò che non si riscaldino facilmente, né acciechi il fumo, o del foco, o delle cose che si cuoceno: si facciano in volto per assicurarle da gli incendi e per il bagnare, e perché non rendino rumore; oltre che saranno anco più fresche».
Il cucinone fu però dismesso al tempo dei Savoia che preferirono, come già Leopoldo II di Lorena, abitare nella più moderna Palazzina della Meridiana, e divenne poi nel Novecento deposito permanente degli arredi dismessi della Galleria Palatina. L’elemento di maggior spicco emerso nel corso del restauro riguarda il camino sulla parete meridionale, il primo e il maggiore dei tre esistenti, la cui grande cappa completamente dipinta di un rosso cupo, si stagliava così sulle pareti più chiare della cucina. Si pensa infatti che la sua struttura sia frutto dell’ingegno del «vecchio» Bernardo Buontalenti (non troppo amato da Ferdinando I) che proprio in quel «cucinone», secondo Matteo Ceriana, «volle realizzare un camino che nelle dimensioni, nella natura disegnativa dei conci, capziosi e potenti insieme, e nel vuoto conturbante della grande cappa buia, sembra ancora impregnato del terribile spirito michelangiolesco alla Sagrestia Nuova».
Il cucinone, le cui fasi di recupero sono testimoniate nel «Quaderno» realizzato per l’occasione, curato da Matteo Ceriana e Maurizio Catolfi, edito da Sillabe è visitabile con accompagnamento del personale della Galleria Palatina dal martedì alla domenica: al mattino alle 10.30 e alle 11.30; nel pomeriggio alle 15.30 e alle 16.30.

Il cucinone di Palazzo Pitti

Il cucinone di Palazzo Pitti

La lunetta affrescata di Giusto Ustens mostra Palazzo Pitti com'era nel 1599

Il cucinone di Palazzo Pitti

Laura Lombardi, 05 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

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