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Rischa Paterlini
Leggi i suoi articoliGiovedì 5 ottobre a Milano è stato presentato l’ultimo libro di economia dell’arte curato da Annapaola Negri-Clementi, avvocato e socio di Pavesio e Associati with Negri-Clementi. Una passione per l’arte che viene dal padre, grande collezionista, avvocato e tra i primi ad aver analizzato il mondo del diritto dell’arte. Il volume è arricchito da una copertina d’artista e rivede in modo chiaro il contesto economico e giuridico delle opere d’arte e dei beni culturali. Ne abbiamo parlato con l’Avvocato Annapaola Negri-Clementi nel suo studio di Milano dove è esposta anche parte della collezione Negri-Clementi.
Perché ha ritenuto importante realizzare questo libro?
L’idea risale ad almeno tre anni fa e l’obiettivo è stato quello di dar vita a un prodotto editoriale in grado di fornire risposta ai nuovi quesiti posti in essere dal settore. Molti sono stati, infatti, i cambiamenti che lo shock pandemico ha provocato, imponendo un ripensamento repentino degli approcci e delle metodologie sottese al mondo dell’arte, tra queste sicuramente la recente trasformazione digitale e il ruolo sempre maggiore che sta assumendo la blockchain, l’IA, gli NFT e il segmento Art Tech.
Qual è la funzione sociale dell’arte?
La tua domanda è molto corretta, non ci si chiede se l’arte abbia una funziona sociale ma quale essa sia. Sembra scontato, ma non lo è per niente. Sono fermamente convinta, infatti, che vada teorizzata, e istituzionalmente apprezzata, la funzione sociale dell’arte e, in genere, della cultura. Se, infatti, sussiste, come è, un «diritto al patrimonio culturale» di rango costituzionale (art. 9 Cost.) e sancito dalla Convenzione di Faro, allora a esso dovrebbe corrispondere l’introduzione di un «dovere di cultura» o un «obbligo di patrimonio culturale», un nuovo indicatore sintetico di capacità di generazione di impatti e risultati della cultura nel sistema economico, che analizzi gli effetti degli investimenti per eventi in cultura sui quattro domini rilevanti: ambientale, culturale, sociale ed economico.
Nelle diverse interviste ai professionisti del settore all’interno del volume torna spesso una domanda in merito ai cambiamenti dati dal Covid. A ormai un anno di distanza dalla «fine» dell’emergenza a quali conclusioni possiamo arrivare?
Oggi, a un anno dalla «fine» dell’emergenza sanitaria, si può affermare che il mondo dell’arte ha fatto proprie alcune innovative evoluzioni strutturali ma non ha dimenticato la straordinaria esperienza che si prova stando fisicamente di fronte a un’opera d’arte. Per questo, la tecnologia può migliorare l’esperienza in fiera, in galleria, in museo o in casa d’asta ma non sostituire l’evento dal vivo. La parola chiave è dunque «onlife», ovvero, come la definisce Luciano Floridi, una vita in cui non è più possibile distinguere nettamente la sfera online e quella offline, dove la fluidità delle relazioni attraversa tanto il tempo fisico quanto quello digitale, traducendosi in un «melting pot» in cui ogni elemento interagisce con l’altro e dove tutti sono interconnessi.
Ci parla di valorizzazione e digitalizzazione del patrimonio culturale?
Il sistema degli NFT fiorisce in un contesto di digitalizzazione e promozione di cultura «open access», dove un ruolo centrale è occupato dalla digitalizzazione del patrimonio culturale, nella sua doppia funzione di conservazione e valorizzazione di detto patrimonio. Un caso esemplificativo di creazione di NFT derivati da beni culturali, che come studio legale ci ha visti in prima linea, è quello dell’Arco della Pace di Milano e della società benefit s.r.l. Reasoned Art. Quest’ultima ha realizzato un evento ad alto contenuto artistico e culturale, consistente nella proiezione a 360 gradi di un’opera d’arte generativa (realizzata attraverso una tecnica di «video mapping») composta da un flusso di frammenti di 20mila opere italiane sul monumento architettonico simbolo del capoluogo lombardo.
Avvocato per concludere: con la cultura si mangia?
Sono fermamente convinta che investire in cultura, restituisca cultura. Quindi, assolutamente sì, con la cultura si mangia, si comunica e ci si emoziona.

La copertina d’artista del nuovo volume «Economia dell’Arte: mercato, diritto e trasformazione digitale»
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