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François Gérard, «L’incoronazione di Charles X, 29 maggio 1825», 1830, Paris, Musée du Louvre

© Cmn, photo: Pascal Lemaître

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François Gérard, «L’incoronazione di Charles X, 29 maggio 1825», 1830, Paris, Musée du Louvre

© Cmn, photo: Pascal Lemaître

Duecento anni fa si tenne l’ultima incoronazione di un re francese

Il Mobilier National di Parigi celebra il bicentenario esponendo preziose vestigia e memorabilia restaurati per l’occasione

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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Il 29 maggio 1825 si tenne a Reims l’ultima incoronazione di un re francese: Carlo X (1757-1836), minore dei fratelli del ghigliottinato Luigi XVI e salito al trono dopo la morte di Luigi XVIII (1755-1824), fratello restaurato nel 1814. Nel bicentenario il Mobilier National di Parigi celebra l’evento esibendone, fino al 20 luglio, preziose vestigia e memorabilia: mobili, objets d’art, abiti, gioielli e decori conservati al Mobilier National, altri musei francesi, collezioni private, ritrovati e restaurati per l’occasione.

La mostra «Le Dernier Sacre», a cura di Stéphane Bern e Hélène Cavalié con Renaud Serrette e scenografie di Jacques Garcia, intende esibire la fioritura artistica e decorativa della Restaurazione negli anni 1820 proprio quando l’esordio delle macchine utensili dà il la al canto del cigno dell’artigianato d’arte e delle arti decorative.

La mostra si apre con la ricostruzione delle esequie di Luigi XVIII, le ultime al suono del noto annuncio «Le Roi est mort! Vive le Roi!», e continua col Sacre di Carlo X, individuandovi i paradossi di una monarchia «à rebours» fra ritorno al passato e urgenza d’adeguarsi nolente ai progressi rivoluzionari e napoleonici, e la conferma della perizia dell’artigianato francese del lusso, attivo nello spettacolare apparato dell’incoronazione fra tradizioni dell’Ancien Régime e più recenti correnti del gusto eclettico dell’Ottocento. Tessitori, ricamatori, tappezzieri, ebanisti, scultori, pittori, decoratori, orafi e doratori, sarti e gioiellieri, sellai dai nomi spesso trascurati sono qui esibiti e celebrati per genio e competenza.

Dallemagne & Guibout, «Uniforme del Grand Chambellan», 1825, Château de Valençay. © Drac Centre-Val de Loire, photo: François Lauginie

Louis Lafitte e Maison Dallemagne & Guibout, «Cotta del Roi d’Armes de France», 1825, © Mobilier National, photo: Isabelle Bideau

Carlo X affidò al duca de Doudeauville, Ministre de la Maison du Roi (Ambroise de La Rochefoucauld, 1765-1841,) l’ingrato compito di riorganizzare dal nulla (tutto essendo andato distrutto con la Rivoluzione) la cerimonia a Reims nello sfarzo d’antan. Se il problema più spinoso venne dai regalia (corona, scettro e mano di Giustizia) indispensabili al rito fissato già nell’Alto Medioevo ma distrutti trent’anni prima (alla cui mancanza alla fine si ovviò con l’utilizzo di quelli ricreati per il Sacre di Napoleone I nel 1804 immortalato da David), per tutto il resto fu un tripudio di rinnovamenti e restauri: gli alloggi per il re, la sua famiglia e i sovrani ospiti furono allestiti al Palais du Tau (Palazzo arcivescovile di Reims) che, in rovina dal 1793, richiese un intenso e frettoloso restauro, curato dall’architetto e archeologo Charles-François Mazois (1783-1826) con la Grande Salle del XV secolo riallestita in stile neogotico e troubadour, gli appartamenti riarredati coi mobili spostati da altre residenze reali e poi abiti, tappezzerie, apparati, piume, sete, velluti…

Per il trasferimento del re da Parigi a Reims («il viaggio a Reims» da cui il titolo dell’opera composta per l’occasione da Gioachino Rossini) il «Premier Écuyer» Jules de Polignac (1771-1847) affidò ai migliori artisti del settore (il carrozziere Daldringen, lo scultore Roguier, il bronzier Denière, il sellaio Gobert) la creazione di una carrozza strepitosa di intagli e bronzi dorati e sellerie sontuose per il tiro a otto cavalli, tutto a impressionare la folla e garantire riverente stupore all’apparizione del corteo d’ingresso di Carlo X a Reims il 28 maggio 1825 (ricostituito il 6 giugno per l’entrata solenne del re a Parigi dopo l’incoronazione) con la carrozza reale preceduta e seguita da altre cinque vetture e 179 cavalieri.

La promozione della monarchia restaurata nella ricchezza degli apparati e qualità delle opere, dallo strabiliante tavolo con piedistallo in porcellana di Sèvres (acquistato dal re Fernando VII di Spagna nel 1828) ai dipinti commissionati a François Gérard e le opere teatrali e poetiche d’occasione (anche l’ode un po’ ipocrita «Le Sacre de Charles Dix» del giovane Victor Hugo, il cui titolo comitale era napoleonico), servì a poco: il 25 luglio 1830 Carlo X firmò contro l’avanzata liberale le «Ordonnances de Saint-Cloud»; il 27 Parigi esplose nella rivoluzione delle «Trois Glorieuses» (27-29 luglio); il 2 agosto Carlo X abdicò (morendo in esilio a Gorizia a fine 1836) mentre il detestato cugino Orléans dava l’avvio alla Monarchia Borghese (1830-48).

Nessun altro sovrano francese fu più incoronato: Luigi Filippo I («re dei Francesi» e non «di Francia e di Navarra») e Napoleone III si accontentarono del giuramento davanti alle Camere.

François Gérard, «Charles X, re di Francia, negli abiti indossati durante la cerimonia dell’incoronazione», 1824, Versailles, Musée National des Châteaux de Versailles et de Trianon. © Courtoisie Versailles ; Rmn-Gp-Château de Versailles, photo: Franck Raux

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 29 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Duecento anni fa si tenne l’ultima incoronazione di un re francese | Giovanni Pellinghelli del Monticello

Duecento anni fa si tenne l’ultima incoronazione di un re francese | Giovanni Pellinghelli del Monticello