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Fabio Fabbi, «I sette vizi capitali»

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Fabio Fabbi, «I sette vizi capitali»

Due secoli di arte bolognese alla Galleria Fondantico

Oltre 120 opere di pittori locali dell’800 e ’900 per un viaggio nella storia creativa e culturale della città

Monica Trigona

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La galleria Fondantico di Tiziana Sassoli, nel cuore di Bologna, rinnova anche quest’anno il suo tradizionale appuntamento con la pittura cittadina dell’Ottocento e del Novecento. La mostra «800 e 900 bolognese. Da Antonio Basoli a Ugo Guidi» che apre l’8 maggio (sino all’8 giugno), curata da Edoardo Battistini, presenta oltre 120 opere di maestri bolognesi che hanno segnato la storia artistica locale tra il 1830 e il secondo dopoguerra. Un’occasione preziosa per riscoprire un patrimonio spesso trascurato dal grande pubblico, ma ricco di suggestioni, innovazioni e intrecci culturali. 

L’esposizione si apre con un delicato acquerello del 1830 di Antonio Basoli, scenografo e vedutista tra i più influenti del neoclassicismo emiliano, che ritrae un’officina presso la Chiesa di San Bartolomeo. Seguono opere di Luigi Busi, maestro del verismo, e Giovanni Paolo Bedini, raffinato interprete del gusto borghese ottocentesco legato al circuito del facoltoso mercante d’arte francese Goupil. Spiccano anche due tele monumentali di Luigi Bertelli, dedicate alle Cave di Montedonato, evocazione intensa di un paesaggio ancora industriale ma profondamente identitario. 

Tra i nomi in mostra, emerge l’eclettismo della scuola bolognese: il simbolismo visionario di Mario De Maria, autore della seducente opera «La Salomè», il fascino orientale dei fratelli Fabbi, le atmosfere malinconiche di Alfonso Savini (suo è il ritratto a mezzo busto di una giovane dama circondata da una pianta di Glicine), l’ironia caricaturale di Nasica (Augusto Majani) e le rare presenze di artisti meno noti come Orfeo Orfei. Il percorso attraversa anche le tensioni novecentesche: dal secessionismo moderato di RomagnoliProtti e Pizzirani, al chiarismo di Crispini, fino all’espressionismo lirico di Aldo Bergonzoni. Chiude il percorso Ugo Guidi, artista capace di interpretare con misura e profondità il gusto della borghesia bolognese del dopoguerra. Non si tratta infatti solo di una rassegna di opere, ma di un vero viaggio nella storia culturale della città. Le immagini in mostra parlano di Bologna, della sua società, dei suoi mestieri, dei suoi tramonti e invitano implicitamente a guardare al passato non con nostalgia, ma con rinnovata consapevolezza.

Garzia Fioresi, «Donna con chitarra», 1927

Augusto Majani detto Nasica, «Caricatura dello storico direttore de “Il resto del Carlino” Giorgio Pini»

Monica Trigona, 06 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Due secoli di arte bolognese alla Galleria Fondantico | Monica Trigona

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