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Roberta Bosco
Leggi i suoi articoli«Tàpies vive. Vive Tàpies», con questo slogan e l’inaugurazione di due mostre nella Fundació Antoni Tàpies di Barcellona è iniziato l’attesissimo Any Tàpies. Nonostante abbia assunto la direzione della Fondazione solo due mesi prima dell’inizio delle attività, Imma Prieto non ha esitato a rimodellare parte del programma, che prende il via il 13 dicembre, in concomitanza con il centenario della nascita dell’artista (Barcellona, 1923-2012). «La Fondazione sarà il centro nevralgico della commemorazione, ma verranno anche rafforzate alleanze e collaborazioni con istituzioni e agenti culturali vincolati all’universo creativo di Tàpies, per diffondere e approfondire la sua pratica artistica, a partire dalle problematiche del presente», ha affermato Prieto.
Questa rete di complicità si materializza soprattutto nella mostra più importante del programma, la grande retrospettiva che si inaugura il 20 febbraio nel Museo Reina Sofía di Madrid, per permettere a tutti i visitatori internazionali della fiera Arco di visitarla. Curata da Manuel Borja-Villel, primo direttore della Fondazione Tàpies, recentemente premiato con il prestigioso Audrey Irmas Award for Curatorial Excellence, la mostra riunisce opere rimaste a lungo disperse in varie collezioni che permettono di recuperare ed esaminare gli aspetti formali e concettuali di Tàpies. La rassegna, che arriverà a Barcellona a luglio, ripercorre la sua carriera dal 1943 al 2011, dai primi disegni e autoritratti fino alle sorprendenti sperimentazioni degli ultimi anni, offrendo l’opportunità di riesaminare un percorso di non facile decifrazione.
In attesa di quello che sarà il momento clou dell’Any Tàpies, la celebrazione è iniziata con una giornata di performance non stop, ispirate al libro autobiografico Memoria personale di Antoni Tàpies. Frammento per un’autobiografia. Il culmine del programma è stato il concerto del mitico cantautore Raimon e della giovane Marina Herlop, stella emergente della scena musicale spagnola. Avrebbe dovuto partecipare anche il musicista e direttore d’orchestra Jordi Savall, uno dei più importanti interpreti e divulgatori della musica antica nel mondo; non ha potuto esserci per un incidente, ma ha mandato un video con alcune parole per il pubblico e per Tàpies, che era un suo grande amico.
«Per me era importante generare un ricordo indelebile e credo che con il programma inaugurale ci siamo riuscite», ha dichiarato la raggiante direttrice, che ha anche inaugurato le prime due mostre: «A=A, B=B» (14 dicembre 2023-3 marzo 2024), che esplora l’importante relazione di Tàpies con la scienza, e «Tàpies. L’impronta dello Zen» (4 dicembre 2023-23 giugno 2024), curata da Nuria Homs, conservatrice in capo della Fondazione.
In mostra una cinquantina di opere, di cui 13 mondialmente inedite, prestate dalla famiglia e da collezionisti privati. È la prima volta che la passione di Tàpies per le filosofie orientali, che tanto peso ebbero nel suo lavoro, viene approfondita in modo così esauriente. Il maestro Sengai, il monaco «pazzo» Ryokan, Hakuin e Rengetsu, sono alcuni dei monaci giapponesi del ’700 e dell’800 che attraverso gli insegnamenti del Buddhismo zen sconvolgono i valori convenzionali della società e della pratica artistica del XX secolo. I dipinti, così come i rarissimi libri antichi che si conservano nella biblioteca della Fondazione, dimostrano fino a che punto Tàpies ne subì l’influenza. La contemplazione, la meditazione e il rituale, così come l’importanza del vuoto, della composizione asimmetrica, dell’imperfezione, dell’immaterialità e dell’essenza, sono alcuni dei principi zen presenti nel percorso personale e artistico di Tàpies. «Il Buddhismo gli offriva una base filosofica, come uomo e come artista, per plasmare la sua visione del mondo e dell’arte», puntualizza la curatrice.
A queste rassegne, Imma Prieto ha aggiunto alcune proposte che lasciano già intravedere la ventata di aria fresca e la voglia di azione e rinnovamento che caratterizzerà il suo mandato. Intanto ha ridotto «A=A, B=B» per introdurre una delle enigmatiche installazioni di Chiharu Shiota «Fili della memoria» (21 marzo-23 giugno 2024), che instaurerà un dialogo diretto con la simbologia di Tàpies, creando un gioco di corrispondenze al di là dello spazio e del tempo.
Per la prima volta dall’apertura della Fondazione nel giugno del 1990, un artista interverrà sugli esterni dell’edificio modernista di Lluís Domènech i Montaner, sormontato dalla mitica e monumentale opera di Tàpies, «Nuvola e sedia». Con «Al di là della pelle», Serge Attukwei Clottey (Ghana, 1985) coprirà la facciata con una seconda pelle composta da materiali destinati al riciclaggio. «La proposta invita a riflettere sull’emergenza ecologica attraverso un programma pubblico elaborato con le comunità africane di Barcellona. È ora di pagare alcuni dei debiti della città, riconoscendo che la creazione di buona parte della sua ricchezza storica è dovuta alla tratta degli schiavi», ammette Prieto, che conclude «un centenario è un momento per guardare al passato e al futuro. Stiamo iniziando una nuova appassionante tappa».

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