Imma Prieto: «Ripensare il mondo attraverso Tàpies»

Abbiamo intervistato la nuova direttrice della Fundació Antoni Tàpies di Barcellona a pochi mesi dall’inizio delle celebrazioni per il centenario della nascita dell’artista

La facciata della Fundació Antoni Tàpies a Barcellona
Roberta Bosco |

«Dobbiamo pensare al mondo di oggi a partire e attraverso il lavoro di Antoni Tàpies, l’artista spagnolo più rappresentativo della seconda metà del XX secolo. Inauguriamo una terza tappa, erede degli anni d’oro in cui la Fondazione ha realizzato grandi progetti ed è stata un punto di riferimento. Ma ora il mondo è cambiato e così i musei, con la loro funzione sociale e di trasmissione del sapere». Lo afferma Imma Prieto, che ha assunto a fine settembre la direzione della Fundació Antoni Tàpies, vacante da più di due anni.

È reduce da quattro anni alla direzione di Es Baluard, il museo d’arte contemporanea di Palma di Maiorca, che ha riportato nel circuito internazionale con una programmazione potente e originale, senza concessioni alle mode o alle esigenze del mercato. Prieto, con un lungo percorso come curatrice indipendente, è arrivata alla guida della Fondazione Tàpies a pochi mesi dall’inizio dell’Any Tàpies, l’anno in cui si commemora il centenario della nascita dell’artista, il 13 dicembre 1923. Nonostante sia arrivata quando la programmazione dell’Anno Tàpies era già stata elaborata, ha realizzato vari «ritocchi».

Non cambia la mostra che apre le celebrazioni, il 13 dicembre, «La huella japonesa» (L’impronta giapponese), incentrata sull’interesse di Tàpies per l’opera di alcuni monaci giapponesi del XVIII e XIX secolo. In cambio ha ridotto di 3 mesi la durata di «A=A, B=B» sulla relazione dell’artista con la scienza a partire dal libro La nuova visione del mondo, che raccoglie i mitici colloqui di scienza e filosofia avvenuti a San Gallo (Svizzera) nel 1954. In questo modo ha potuto inserire un progetto site specific «Hilos de memoria» di Chiharu Shiota, che interverrà negli spazi espositivi della Fondazione per entrare in dialogo diretto con il simbolismo di Tàpies e instaurare un gioco di corrispondenze al di là dello spazio e del tempo. E questo sarà solo l’inizio di un programma molto intenso che durerà per tutto il 2024.
Imma Prieto
Imma Prieto, lei ha dichiarato di considerare l’opera e il pensiero di Tàpies più forti oggi che in passato. Perché?
Negli ultimi tempi la sua figura e la sua eredità artistica e teorica si sono indebolite. È necessario risituarlo e riportarlo al riconoscimento che si merita. Tàpies è morto nel 2012 e questa presa di coscienza esige una serie di cambi. Dobbiamo pensare il mondo e agire attraverso e a partire da Tàpies. È necessario fare un’analisi del museo in relazione all’ecosistema istituzionale di Barcellona. Dobbiamo esplorare i dispositivi estetico sociali del presente, in rapporto con l’eredità di Tàpies. Recuperare il suo spirito, ma soprattutto costruire un futuro permeabile, in relazione con le diverse discipline del presente: scrittura, musica, scienza e tecnologia.

Che cosa ha in mente?

Non possiamo continuare a fare le stesse cose a offrire le stesse interpretazioni di Tàpies. Io devo essere capace di creare identità, eccellenza e internazionalizzazione e che tutto ciò sia visibile attraverso la programmazione e ogni azione della Fondazione. L’estetica di Tàpies deve essere di nuovo presente nei dibattiti artistico sociali di respiro internazionale. Inoltre è necessario intensificare il dialogo con i cittadini e auspicare un maggiore coinvolgimento locale dei musei.

Come risponderà a queste esigenze la
Fondazione Tàpies?
Voglio rompere la linearità della storia, per questo ho strutturato la fondazione in tre aree: il passato formato dalla collezione e dalla biblioteca e il presente che si occuperà delle mostre temporanee e dei programmi pubblici, che insieme collaboreranno per creare futuro. Questo l’Anno Tàpies non sarà un omaggio al passato ma un’apertura verso il futuro. Tàpies fu un umanista integrale e non creò certo la fondazione unicamente per esporre le sue opere. Lo dice ben chiaro nello statuto. Quindi tra le altre azioni fondamentali per le nuove dinamiche della fondazione ci sarà il confronto costante con il pubblico e la digitalizzazione di tutti i fondi (opere e documenti) per metterli a disposizione del mondo attraverso Internet.

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