Image

Dalítaliano

Dalla sterminata produzione di Salvador Dalí post seconda guerra mondiale, quando l’artista rientra nella Spagna del dittatore Franco dopo le esperienze legate alle avanguardie storiche europee, la mostra «Dalí. Il sogno del classico», a Palazzo Blu dal primo ottobre al 5 febbraio 2017, isola il tema del rapporto dell’artista catalano con la cultura italiana.

Organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu in collaborazione con la Fundación Gala-Salvador Dalí e Mondo Mostre, la rassegna, a cura di Montse Aguer, direttrice del Museo Fundación Gala-Salvador Dalí di Figueres, presenta oltre 150 opere provenienti dal museo stesso, dal Dalí Museum di St. Petersburg in Florida e dai Musei Vaticani.

La mostra si apre con 4 opere legate alla svolta «mistico-postnucleare» dell’artista catalano (1904-89): «Paesaggio di Port Lligat» (1950), «Angelo di Port Lligat» (1952), «Sant’Elena a Port Lligat» (1956 ca) e «La Trinità», studio per «Concilio ecumenico» (1960), caratterizzate da citazioni dell’iconografia cristiana rinascimentale, inclusi i riferimenti a Raffaello, e riconducibili al «Manifeste Mystique» pubblicato dall’artista nel 1951.

Un altro nucleo della mostra è rappresentato da una serie di dipinti, quattro dei quali inediti, ispirati all’opera e al mito di Michelangelo ed eseguiti all’inizio degli anni Ottanta. La mostra documenta anche l’attività di Dalí illustratore con la serie di xilografie tratte dagli acquerelli che, su commissione del Governo italiano, all’inizio degli anni Cinquanta dedicò alla Divina Commedia e con 30 disegni e acquerelli che, su incarico dell’editore Doubleday&Company, nel 1945 realizzò per illustrare la Vita di Benvenuto Cellini.

Anna Costantini, 03 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

Dalítaliano | Anna Costantini

Dalítaliano | Anna Costantini