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Luca Patella, Rosa Foschi nel film «Vedo, vado!», 1969

Courtesy Cineteca di Bologna

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Luca Patella, Rosa Foschi nel film «Vedo, vado!», 1969

Courtesy Cineteca di Bologna

Dal Carosello a Emanuele Luzzati, tra arte e cinema sperimentale

Tra il 1957 e il 1977 alcuni artisti si mettono alla prova con le tecniche di animazione, prendendo spunto dalle proprie opere. Al Museo di Roma in Trastevere viene ricostruito il loro percorso, con film inediti, dipinti, sculture

Quattordici artisti, attivi durante il ventennio che va dal boom economico agli anni di piombo, sono al centro di un percorso multimediale con opere e film: fino al 12 ottobre, il Museo di Roma in Trastevere ospita la mostra «A mano libera. Arte e cinema d’animazione in Italia (1957-1977)». L’esposizione è il risultato finale di un lavoro di ricerca condotto dall’Accademia di Belle Arti di Roma (la locandina e il disegno grafico dell’allestimento sono opera degli studenti) e dall’Università degli Studi Roma Tre, nell’ambito di un progetto del Ministero dell’Università e della Ricerca, con fondi dell’Unione Europea. Ha collaborato all’allestimento, mettendo a disposizione numerose pellicole, la Cineteca di Bologna. 

Nello spazio introduttivo sono esposti schizzi, foto e dipinti del disegnatore Bruno Bozzetto, dell’agenzia pubblicitaria Armando Testa e di altre figure e realtà rappresentative del legame fra arte, cinema d’animazione e pubblicità. Spiega il curatore della mostra Bruno Di Marino, docente di Mass Media dell’Accademia di Roma: «Gli anni dal ’57 al ’77, definiti nel progetto la “golden age” del cinema di questo genere, sono stati anche il periodo della nascita di Carosello, realizzato per il cinquanta per cento con l’animazione». 

Uno degli obiettivi della mostra è dare risalto a opere di animazione che, al tempo della loro realizzazione, erano rimaste semisconosciute e, in alcuni casi, rischiavano persino di scomparire. Un precursore della relazione tra arte e cinema d’animazione è stato Toni Fabris (Bassano del Grappa, 1915-89). Già negli anni Trenta, l’artista veneto produsse i primi brevi film con figure in plastilina animate, ispirate alle sue sculture. La mostra romana presenta alcune opere di Fabris e due cortometraggi: «Gli uomini sono stanchi» (1949, con la voce narrante di Giorgio Albertazzi), restaurato dalla Biennale del Cinema di Venezia, e «Il forziere della natura», del 1956, proveniente dalla collezione Cariplo di Intesa Sanpaolo. La figura poliedrica di Magdalo Mussio (Volterra, Pisa, 1925-Civitanova Marche, 2006), artista del Gruppo ’63, direttore responsabile della storica rivista di arte «Marcatré», sensibile a cinema, grafica, fotografia, è presente con diverse opere; ad esempio inediti disegni su acetato. Mussio è autore della pellicola visionaria e surreale «Il fagiolo d’oro» (1968). 

Claudio Cintoli, «Senza titolo», 1966

Storyboard del film «Storia di un italiano», 1977, di Mario Sasso

Il nucleo dell’«âge d’or» dell’animazione è rappresentato da nomi quali il duo Giulio Gianini ed Emanuele Luzzati, autori dei capolavori «La gazza ladra» (1964) e «Pulcinella» (1973), entrambi candidati all’Oscar, amati da Federico Fellini. Le pellicole sono visibili sullo schermo dedicato, accanto ai decoupage relativi a queste e altre animazioni. Il pittore e animatore Manfredo Manfredi è stato, invece, autore di sigle televisive e di cortometraggi come «Rotocalco» (1969), che ruota attorno al tema della rivista cartacea; o come «Il muro» (1970), riferito agli anni della Guerra Fredda. Mentre il fiorentino Andrea Granchi, con «Che cosa succede in periferia» (1970) utilizza tecniche di stop motion.

Forti e differenti personalità artistiche del percorso espositivo sono Bruno Ceccobelli, Paolo Gioli, Pino Pascali e Mario Sasso. Un giovane Ceccobelli, nei primi anni Settanta, realizzò una serie di film astratti dipingendoli su pellicola, oppure assemblando materiali di vario genere su lunghe strisce di carta e filmandole successivamente. Paolo Gioli (Sarzano, Rovigo, 1942-Lendinara, Rovigo, 2022) è stato autore di oltre trentacinque film in 16 millimetri, rendendo omaggio alla fotografia e alla cronofotografia; mentre Pino Pascali (Bari, 1935-Roma, 1968), artista ma anche autore di sigle televisive (Tv7) e pubblicità (Algida, ad esempio), si servì dell’Optical Art. Mario Sasso (Staffolo, Ancona, 1934-Roma, 2023) è stato pittore, videoartista e autore di decine di sigle Tv per la Rai, a partire dagli anni Sessanta fino ai Novanta; sue sono le introduzioni animate alle mitiche trasmissioni «Non è mai troppo tardi» (1960), con il maestro Alberto Manzi, e «Storia di un italiano» (1979), con Alberto Sordi. 

Esperimenti cinematografici pioneristici sono presenti, invece, nel lavoro della pittrice Marinella Pirelli (Verona, 1925-2003); due teche conservano i pupazzi in stoffa di un suo film del 1965 mai realizzato, «Il povero Luisin». Alcuni materiali inediti, firmati da Claudio Cintoli, sono relativi al cortometraggio scomparso «Primavera nascosta» (1969). E ancora gli spazi dedicati alla coppia Rosa Foschi e Luca Maria Patella; di Foschi sono esposti quadri provenienti dalla collezione di famiglia e tre pellicole. 

Il catalogo della mostra (Dario Cimorelli Editore, 230 pp., in italiano e in inglese) si spinge oltre il ventennio trattato dall’esposizione di Roma, coprendo il periodo completo del cinema d’animazione in Italia, a partire dal Futurismo.

Un fotogramma dal film «Littera antiqua», 1969, di Rosa Foschi

Un fotogramma dal film «Rotocalco», 1968, di Manfredo Manfredi

Letizia Riccio, 31 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

Dal Carosello a Emanuele Luzzati, tra arte e cinema sperimentale | Letizia Riccio

Dal Carosello a Emanuele Luzzati, tra arte e cinema sperimentale | Letizia Riccio