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Fiorella Fiore
Leggi i suoi articoliNei suggestivi spazi di Palazzo Pomarici (XVII secolo), sede del Musma-Museo della Scultura Contemporanea di Matera, si terrà (fino al 5 ottobre) «Dadamaino. Segni, grafie, spazi» una mostra con una selezione di opere di Dadamaino (Edoarda Emilia Maino, 1930-2004), esponente di spicco della scena artistica del secondo Novecento, e in particolare dei movimenti dell’avanguardia artistica milanese, realizzate tra il 1975 e il 1996. L’esposizione, a cura di Flaminio Gualdoni e in collaborazione con l’Archivio Dadamaino, è incentrata sulla maturità dell’artista, attraverso i cicli di opere «Inconscio razionale» (1978), «I fatti della vita» (1978-82), «Costellazioni» (1981-87), «Il movimento delle cose» (1987-96). «Nel percorso espositivo emergono con forza la radicalità e la coerenza del linguaggio di Dadamaino, che, spiega il curatore Gualdoni, dichiara come il suo intento maggiore fosse la sorta di purificazione assoluta del segno nello spazio: un segno che dichiari solo sé stesso, la propria fisiologia, la propria autonoma capacità di senso».
In mostra anche quattro ceramiche inedite realizzate da Dadamaino a Matera nel 1978, nella bottega del ceramista materano Giuseppe Mitarotonda e in collaborazione con Andrea Cascella: tre terraglie e il piatto «Fronte dell’Arte». In particolare, quest’ultima opera fa riferimento all’omonima operazione culturale avviata nel 1978 da Pietro Consagra (che in quello stesso anno aveva esposto i suoi celebri «Ferri» in un percorso site specific nella città, da Murgia Timone e poi lungo il Sasso Barisano e quello Caveoso) per la salvaguardia dei Sassi attraverso un documento, noto anche come «Carta di Matera», datato 20 ottobre 1978 e sottoscritto oltre che dalla stessa Dadamaino, anche da Cascella, Agostino Bonalumi, Eugenio Carmi, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Nino Franchina, Raffaele Nigro, Achille Perilli, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato per dare, a quella che era ritenuta ancora «Vergogna D’Italia», un nuovo futuro attraverso un «Fronte dell’Arte atto a guidare e controllare tecnici e artigiani».
L’incontro con Mitarotonda, per Gualdoni, «risveglia in Dadamaino l’antica consuetudine con la terra, nata in gioventù quando frequentava con Piero Manzoni e Lucio Fontana Albissola Marina, capitale della ceramica nuova». In particolare, come evidenzia Simona Spinella, curatrice del Musma, soprattutto la serie «I fatti della vita» dialoga non solo con quella esperienza laboratoriale, ma con l’intera azione collettiva e condivisa portata avanti nel «Fronte dell’Arte»: «L’installazione ambientale, per data, modalità di esplorazione e uso dello spazio come linguaggio, ci riporta proprio all’azione di Consagra. Un legame, questo, che ne segna un ritorno».

Una veduta della mostra «Dadamaino. Segni, grafie, spazi» al Musma, Matera