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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl Mémorial ACTe, il museo dedicato alla memoria della schiavitù e della tratta dei neri (cfr. n. 353, mag. ’15, p. 20), apre le porte il 7 luglio in Guadalupa, l’isola francese delle Antille dove la schiavitù fu abolita per decreto il 27 aprile 1848. Sul sito di un’ex fabbrica di zucchero, in riva al mare, il moderno edificio costato 68 milioni di euro, una sorta di scatola nera rivestita di una rete metallica, racconta su 1.500 metri quadrati l’orrore della schiavitù, il cammino verso l’abolizione e le alienazioni contemporanee, attraverso la storia delle Antille e delle Americhe, dal viaggio di Colombo a oggi. Il percorso, curato dallo studio François Confino, si sviluppa in sei «arcipelaghi». Fanno parte della collezione i ciondoli colombiani in lega d’oro e rame, le catene per schiavi in arrivo dal Benin e il frustino dell’800, una statua di prua in legno del XIV secolo. Tra i documenti, i dieci trattati di Bartolomé de Las Casas» (1553), il «Codice nero» promulgato nel 1685 da Luigi XIV, stampe e litografie d’epoca, le fotografie di Martin Luther King e Malcom X, e prime pagine di giornale, come quella di «Le Monde illustré» del 12 dicembre 1868 sulla firma della petizione contro la schiavitù a Madrid. Per la scena artistica attuale, c’è il suggestivo «Albero dell’oblio» di Pascale Marthine Tayou (2014) e la serie «Niche royale» di Mathieu Jean Gensin (2012). Per la mostra temporanea «Le Festival caribéen de l’image» sono esposti gli scatti di Jean-Baptiste Barret, Robert Charlotte, Mabel Poblet e Yvan Cimadure-Mary. Il Memorial ACTe spera di accogliere 300mila visitatori all’anno.
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