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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliCittà del Vaticano. Tra le scene maggiormente rappresentate dall’arte paleocristiana, insieme ad esempio alla «traditio legis» (la consegna della Legge a Pietro) o all’entrata di Gesù a Gerusalemme, è la guarigione del paralitico alla piscina di Bethesda. A questo episodio biblico è dedicata l’esposizione «Tempo divino. I sarcofagi di Bethesda e l’avvento del Salvatore nel Mediterraneo antico», fino al 29 marzo ospitata presso il settore Pio Cristiano dei Musei Vaticani.
In mostra due sarcofagi appartenenti a tale tipo iconografico, uno dalle collezioni degli stessi Musei del papa, l’altro proveniente dal Museo Diocesano di Ischia. Con la cura di Umberto Utro e Alessandro Vella, responsabili del Reparto Antichità Cristiane dei Musei Vaticani, in collaborazione con don Emanuel Monte, direttore del museo ischitano, sono esposti congiuntamente i due sarcofagi, rare testimonianze dell’arte dei primi secoli cristiani.
Entrambi i reperti, recentemente sottoposti a restauro, sono ornati da scene con al centro Gesù che risana il paralitico. L’esemplare di Ischia è di provenienza incerta, forse recuperato dalle rovine della Cattedrale medievale ischitana, e testimonia la diffusione del soggetto, alla fine del IV secolo, lungo le sponde del Mediterraneo. Il sarcofago vaticano, ridotto come quello di Ischia al solo fronte, venne invece rinvenuto durante i lavori per la costruzione della cinquecentesca Basilica di San Pietro. La mostra, che sarà poi riallestita presso il Museo di Ischia, è accompagnata da un catalogo edito da Edizioni Musei Vaticani e Libreria Editrice Vaticana.
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