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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliAl Museo Novecento di Firenze la mostra «Centoventi: Villa Romana 1905-2025», a cura di Anna Agudio e Sergio Risaliti con Mistura Allison e Eva Francioli celebra, dal 26 ottobre all’8 marzo 2026, gli anni dalla fondazione della casa di artisti al 68 di via Senese, Villa Romana. Fu il pittore e incisore Max Klinger, con il sostegno di un gruppo di artisti e mecenati amici, ad acquistare la dimora neoclassica per crearvi uno spazio indipendente per una libera espressione artistica, un’alternativa alle accademie statali che in quegli anni proliferavano a Roma. E se il ruolo di Villa Romana nella scena fiorentina è stato particolarmente rilevante negli anni Sessanta-Settanta, a tutt’oggi l’istituzione conferma la sua vitalità culturale, punto di riferimento e di incontro tra la città di Firenze e la Germania, grazie ai borsisti che ogni anno vi soggiornano, cui si aggiungono altri nomi di ambito internazionale di passaggio per più brevi periodi.
Risale infatti allo stesso 1905 il Premio Villa Romana, istituito dalla Deutscher Künstlerbund (lega di artisti tedeschi), che offre agli artisti selezionati la possibilità di vivere e lavorare a Firenze per circa dieci mesi, sostenendoli anche economicamente. «La decisione congiunta di Villa Romana e del Museo Novecento riflette la volontà di collocare l’eredità di Villa Romana oltre il quadro della storia dell’arte tedesca, radicandola invece in un tessuto più complesso e poroso, spiega Elena Agudio, direttrice, la prima di nazionalità italiana (pur con un curriculum legato ad attività in Germania). Villa Romana, luogo, fin dalle origini, sperimentale di creatività culturale, appartiene in un certo senso a Firenze, al cui contesto si è sempre aperta e donata. E i fiorentini l’hanno amata e rispettata. La libertà artistica di Villa Romana si è espressa anche durante gli anni del regime nazionalsocialista». Ricordiamo infatti che nel 1939 il Ministero della Propaganda impone le candidature per il Premio, ma il direttore Hans Purrmann riesce a garantire, almeno per un certo periodo, protezione ad artisti invisi al regime, tra cui Emy Roeder e Rudolf Levy (in seguito, deportato e ucciso).
La mostra al Museo Novecento vede dunque sfilare in ordine cronologico pittori e scultori quali, oltre al già citato Klinger, Käthe Kollwitz, Georg Kolbe, Ernst Barlach e Max Pechstein. E, se durante la Prima guerra mondiale, Villa Roma ospita un lazzaretto, dopo il secondo conflitto invece, confiscata dalle autorità italiane e dagli Alleati nel 1944, diviene dimora di artisti quali Onofrio Martinelli, Giovanni Colacicchi e Adriana Pincherle, sorella di Alberto Moravia. Restituita all’associazione tedesca nel 1954, sotto il patrocinio del Presidente della Repubblica Federale Tedesca Theodor Heuss, Villa Romana riprende le sue attività nel 1959 e gli anni successivi vedono la formazione di grandi nomi dell’arte contemporanea tra cui Georg Baselitz, Anna Oppermann, Markus Lüpertz, Michael Buthe e Katharina Grosse.
«Nel concepire questa mostra con opere provenienti da diversi musei stranieri, abbiamo voluto seguire l’evoluzione linguistica degli artisti, tenendo sempre in parallelo, sullo sfondo, gli eventi del secolo, spiega Risaliti. Lo spazio particolare dedicato ad Adriana Pincherle, grazie alla collaborazione col Gabinetto Vieussieux e il suo presidente Riccardo Nencini, ci ricorda come Villa Romana sia stata un’isola felice che ha dato protezione anche ad artisti italiani di origine ebraica». La presenza di Georg Baselitz al Museo Novecento è anche una sorta di annuncio di uno dei principali appuntamenti del Museo Novecento nel 2026: la mostra dedicata a quell’artista tedesco attesa per la primavera.
E se la collaborazione con Villa Romana conferma la capacità del Museo Novecento di relazionarsi con le istituzioni della città (Museo Bardini, Museo di San Marco, Museo Archeologico, Opera del Duomo), Risaliti sottolinea come anche il Museo abbia attivato da qualche anno delle residenze per giovani artisti, proprio come, oltre un secolo fa, fece Villa Romana. Da questo punto di vista la mostra pone quindi interrogativi che si rivolgono al presente e al futuro: come attuare e proteggere la libertà artistica come realtà vissuta e progetto collettivo? E per Villa Romana, si chiede Agudio, come muoversi, «tra gli intrecci della politica culturale, della geopolitica e della sperimentazione estetica, rispondere alle urgenze del presente, preservando al tempo stesso l’integrità, e le produttive complessità, della propria identità storica?».
Vera Burmeister, Bernd Mechler, Katharina Grosse, unbe., Klaus Gärtner e Sybille Berke in Villa Romana, marzo 1992