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Cavallini, cadaveri e autoritratti

Mariella Rossi

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Delle 68 opere di Zoran Music allestite nella Fondazione Braglia di Lugano, molte sono esposte per la prima volta. Appartenenti alla Collezione Braglia, datate dagli anni ’40 ai ’90, documentano la carriera del pittore sloveno scomparso nel 2005, dando forma alla sua più estesa mostra nella Svizzera italiana dopo quella di trent’anni fa nel Museo Villa dei Cedri di Bellinzona.

Le opere di Music, insieme a quelle dell’Espressionismo tedesco, costituiscono il nucleo più rilevante della Collezione Braglia, che conta oltre 200 pezzi. Anche Music per certi versi può essere considerato un «artista dell’espressione» e non è un caso che i coniugi Gabriele e Anna Braglia abbiano iniziato a estendere il proprio interesse, prima focalizzato sull’arte italiana, collezionando i suoi lavori.

Articolato su 400 metri quadrati, il percorso si sviluppa in varie sezioni tematiche che vanno dai cavallini e dai motivi dalmati alle Venezie, in particolare agli acquerelli veneziani, alcuni dei quali già esposti nel Museo Morandi di Bologna, a ritratti e autoritratti (Music dipingeva esclusivamente se stesso e la moglie) seguiti dal ciclo dei cadaveri degli anni Settanta, nato durante il soggiorno a Dachau e infine una piccola sezione sui paesaggi, rocciosi e senesi, e i motivi vegetali.

La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano, inglese e tedesco di circa duecento pagine, edita da Hirmer Verlag, con contributi critici di Kosme de Barañano, Marilena Pasquali, Jean Clair, Giovanni Soccol, Flaminio Gualdoni e un’intervista a Stefano Contini.

Mariella Rossi, 15 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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Cavallini, cadaveri e autoritratti | Mariella Rossi

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