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Caschi blu della cultura a disposizione dell’Unesco

L’accordo formalizza un’intesa dello scorso luglio che ha permesso all’Organizzazione di richiedere l’aiuto della task force, un potere che finora era riservato ai singoli Stati membri

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Redazione GdA

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Alla vigilia della Conferenza dei Ministri della Cultura del Consiglio d’Europa a Strasburgo, il primo aprile (in collegamento video anche l’ucraino Oleksandr Tkachenko), l’Italia ha approvato un decreto che permette ai «Caschi blu della Cultura» di operare all’estero su richiesta diretta dell’Unesco. Nel frattempo, il ministro Franceschini ha rinnovato la richiesta che l’Unesco istituisca una propria unità itinerante e ha annunciato una serie di misure per la protezione del patrimonio ucraino.

L’accordo formalizza un’intesa dello scorso luglio che ha permesso all’Unesco di richiedere l’aiuto della task force, un potere che finora era riservato ai singoli Stati membri dell’Unesco. Soprannominata i «Caschi blu della cultura» per il loro caratteristico copricapo, la task force è stata fondata nel 2016 con un protocollo d’intesa tra Italia e Unesco, a seguito della campagna Unite4Heritage dell’Unesco, lanciata l’anno precedente per stimolare gli sforzi internazionali contro la distruzione del patrimonio da parte di organizzazioni estremiste come l’Isis. Include i Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (Tpc) ed esperti del Ministero della Cultura.

I suoi compiti includono la valutazione dei danni, la pianificazione della conservazione e la prevenzione di saccheggi e traffici illeciti dopo attacchi terroristici o disastri naturali, oltre all’addestramento di altre forze in tutto il mondo. I Caschi blu sono stati mobilitati dopo i terremoti in Italia nel 2016 e 2017, e a Venezia dopo le inondazioni del 2019. Hanno formato più di mille esperti del patrimonio culturale iracheno, salvato edifici storici dopo l’esplosione del 2020 al porto di Beirut e aiutato i tecnici del Messico durante i disastri naturali. Ora stanno supportando gli esperti ucraini nella catalogazione del patrimonio con database italiani.
 

Redazione GdA, 09 maggio 2022 | © Riproduzione riservata

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