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Carla Cerutti
Leggi i suoi articoliNon poteva avere cornice più consona la mostra «La forza del colore. Roberto Capucci a Villa Pisani» presentata dal 17 maggio al 2 novembre nelle sale al piano nobile di una delle più maestose e importanti ville venete che, tra Sette e Ottocento, ha ospitato dogi, re e imperatori nelle sue 114 stanze. Qui sono allestiti abiti e disegni di un vero imperatore della moda, artista piuttosto che stilista, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per le spettacolari creazioni nate dalla sua genialità e sperimentazione continua abbinate a un’altissima qualità sartoriale. Villa Pisani a Stra (Ve), oggi Museo Nazionale, è stata emblema della potenza economica e sociale raggiunta nel Settecento dalla nobilissima famiglia Pisani, esaltata dal luminoso affresco «Gloria della famiglia Pisani» dipinto da Giambattista Tiepolo sul soffitto della sfarzosa Sala da Ballo.
Qui viene esposto un abito da sposa disegnato da Roberto Capucci nel 1992 ispirandosi a un altro affresco di Tiepolo, «La continenza di Scipione», nella Villa Cordellina Lombardi di Montecchio Maggiore (Vi). Infatti, anche se la natura ha rappresentato una delle principali fonti d’ispirazione della prolifica ed eccezionale produzione di Capucci (Roma, 1930), il legame con l’arte è stato indubbiamente molto significativo, soprattutto quello con il Barocco per la varietà di forme, il movimento delle volute, la struttura maestosa e la preziosità. La sintonia, quindi, con Villa Pisani è evidente, un connubio perfetto che fonde l’eleganza della moda con la grandiosità degli spazi storici, prestandosi a ospitare 20 abiti tra i più emblematici, 50 disegni e una trentina di fotografie selezionati a cura della Fondazione Roberto Capucci con l’organizzazione di Suazes.
«Tra le oltre cento mostre personali cui abbiamo collaborato in Italia e all’estero, dichiara Enrico Minio Capucci, direttore artistico della Fondazione, quelle allestite in palazzi storici, come Palazzo Colonna a Roma o Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia, o in antiche ville, come Villa Panza di Biumo e ovviamente Villa Pisani, sono una costante di Roberto Capucci per il legame sia con la storia dell’arte e dell’architettura sia con il territorio, in particolare, nel caso di Villa Pisani, con Venezia e le Ville venete. Forse è un retaggio dei suoi esordi, quando giovanissimo sfilava nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze. Oltre all’abito da sposa ispirato a Tiepolo, esposto nella Sala da Ballo insieme ad altri quattro abiti accomunati dal tema dell’oro, continua il direttore artistico, nelle sale delle mostre temporanee a piano terra sono ordinate tre sezioni monocromatiche: una dedicata al rosso, una al verde e la terza al blu. Il colore, come recita il titolo della mostra, è sempre stato il punto di forza di Capucci, sia accostato in combinazioni audaci, per l’epoca in cui furono proposte, sia declinato in molteplici sfumature monocromatiche».
La sezione rossa ospita l’abito «Nove gonne», che ha segnato l’esordio del maestro negli anni Cinquanta, accanto all’esuberante «Fuoco» del 1985, tra i suoi abiti scultura più apprezzati; nella verde è allestito «Diaspro» del 1995, elegantissima composizione in velluto verde scuro, taffetà cangiante liscio e plissé appartenente alla serie dedicata ai minerali, e in quella blu l’attenzione del pubblico è sicuramente catalizzata da «Oceano» del 1998, simile a un’onda spumeggiante ottenuta con 1.200 frammenti di taffetà plissé in 38 tonalità di colori marini.

Roberto Capucci, «Cinabro», 1995. Foto: Claudia Primangeli, per gentile concessione di Fondazione Roberto Capucci