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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliQuali sono, al di là dei soliti noti, gli artisti giovani o da riscoprire che oggi riscuotono l’interesse degli intenditori? «Il Giornale dell’Arte» con 17 autorevoli addetti ai lavori ha compilato una mappa: sono 135 i nomi che gli esperti consigliano di tenere d’occhio. Saranno i nuovi preferiti del 2021?
Ogni decisione critica è sempre un taglio, una scelta che a un tempo tiene dentro e lascia fuori e questo è accaduto anche all’attuale Quadriennale di Roma. La prova curatoriale sta proprio in questo esercizio: ritagliare un insieme escludendo il resto. Il giudizio degli altri verterà sulla scelta fatta. Sta qui il peso della responsabilità critica. Quindi posso solo notare come siano stati lasciati fuori alcuni artisti che a mio avviso sarebbero potuti essere «dentro». Intendendo con dentro, lo stare nel cuore delle grandi questioni artistiche ed extra artistiche di oggi.
Ad esempio Francesca Banchelli, sicuramente una tra le artiste più mature e complete del panorama artistico italiano, assieme a Rä di Martino, Giulia Cenci e Rebecca Moccia, giovanissima ma con una forza, un’energia creativa straordinaria. Non posso non segnalare poi Emanuele Becheri a cui riconosco una rara capacità di interrogazione «ad libitum» sul medium della scultura e del disegno. Mancano poi artisti di una diversa generazione come Cesare Viel, Paolo Canevari e Marinella Senatore e ciò mi meraviglia. I curatori hanno espresso un debito nei confronti ad esempio di Pier Paolo Pasolini.
Credo che i tre artisti appena citati abbiano dato delle risposte di un certo livello nel corso degli anni, risposte di alto valore formale e di senso su certe istanze politico-poetiche così come su quelle antropologiche e fenomenologiche, con operazioni linguistiche e performative che hanno un peso internazionale nonostante la miopia di molti critici e curatori all’estero. Tornando a Francesca Banchelli mi pare che sia tra le poche artiste a superare i limiti imposti alla pittura dalle generazioni precedenti, arricchendo il suo lavoro con azioni, messe in scena complesse, scultura, disegno e una ricerca sul suono condivisa con Emiliano Zelada di un notevole spessore.
Rä di Martino è forse l’assenza più eclatante. Un’artista che sposta sempre l’asticella in alto rinunciando ai risultati ottenuti con i precedenti lavori. Una capacità di tenere assieme tecnologia e poesia invidiabile. Giulia Cenci poi è una scultrice con un senso dello spazio e delle nuove esigenze figurative impressionante, e che fa intravedere un superamento del postmoderno verso un altrove dell’avanguardia che non ha più limiti geografici o temporali. Tanto che può essere primordiale o aliena, situata già nel futuro più ignoto o nel più remoto passato dell’umano.
L'autore è direttore del Museo Novecento, Firenze
CONTINENTE ITALIA
Una mappa dell'arte italiana nel 2021
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