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Georg Baselitz, «Rosa riposa», 2019

© Georg Baselitz. Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Milan · Seoul. Photo: Jochen Littkemann

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Georg Baselitz, «Rosa riposa», 2019

© Georg Baselitz. Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Milan · Seoul. Photo: Jochen Littkemann

Baselitz e Fontana inaugurano la sede milanese di Thaddaeus Ropac

«L’aurora viene» è il titolo della mostra che la galleria terrà a Milano dal 20 settembre al 21 novembre 2025: un dialogo sulla materia, sul corpo e sul cosmo. A novembre una bipersonale su due artiste

Thaddaeus Ropac apre il suo primo spazio espositivo a Milano il 20 settembre 2025, all’interno di Palazzo Belgioioso, che sarà diretto da Elena Bonanno di Linguaglossa. La mostra inaugurale mette in dialogo Georg Baselitz e Lucio Fontana, due artisti distanti nel tempo ma uniti da una tensione condivisa verso il superamento della superficie pittorica. Il percorso espositivo è composto da opere scelte personalmente da Baselitz, tra cui alcuni prestiti provenienti della Fondazione Lucio Fontana.

L’interesse di Baselitz per il lavoro di Fontana è di lunga data. L’artista tedesco ha uno studio in Italia, a Imperia, e riconosce nel maestro italo-argentino una figura di riferimento, seppur non da emulare. «Alla mia età», afferma, «si tratta più di un confronto intellettuale che di dipendenza». Il legame è sottolineato anche dalla scelta del titolo della mostra, «L'aurora viene», tratto da un’opera del 2015 dell'artista tedesco che evoca in modo chiaro il tema spazialista. Il richiamo al cosmo e alla dimensione dell’infinito è un filo conduttore che unisce i due nuclei espositivi.

Le opere di Baselitz fanno riferimento all'ultimo decennio di produzione, e comprendono tra le altre una scultura monumentale in bronzo e una serie di ritratti recenti, figure sospese che sembrano emergere dalla profondità. In esse, l’eco dei “tagli” di Fontana si traduce in centri scuri che alludono a uno spazio oltre la superficie. La serie iniziata nel 2015 nasce da una riflessione esplicita sull’opera di Fontana, nel tentativo di confrontarsi con il suo lascito senza imitarlo.

Il contributo di Fontana alla mostra spazia dalla produzione scultorea barocca degli anni Trenta a opere cardine degli anni Cinquanta e Sessanta. I «Concetti spaziali», tra cui alcune delle celebri «Attese», sono presentati insieme ai «Gessi» (1954-58), agli «Inchiostri» (1956-59) e a una rara «Fine di Dio» (1963-64). Quest’ultima, con la sua forma ovale, riassume molte delle istanze filosofiche di Fontana: la volontà di superare la figurazione, l’apertura verso l’inconcepibile, l’indagine sull’infinito come spazio fisico e mentale.

Il confronto tra Baselitz e Fontana non è impostato come un omaggio o una retrospettiva, ma piuttosto come una doppia esposizione. Se Fontana mira a “bucare” la tela per estendere l’opera oltre il visibile, Baselitz la usa per evocare presenze che affiorano dal fondo, in una sorta di emersione interiore. Entrambi, però, sembrano interrogarsi su ciò che si trova al di là del corpo, della materia, dell’immagine.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo con saggi di Flavia Frigeri, Curatorial and Collections Director della National Portrait Gallery di Londra, e di Luca Massimo Barbero, Membro del Comitato Artistico della Fondazione Lucio Fontana e importante studioso dell’opera di Fontana.

La seconda esposizione della programmazione inaugurale della Thaddaeus Ropac Milan sarà una bipersonale di due grandi artiste e aprirà al pubblico nel mese di novembre 2025.

L'esterno di Palazzo Belgioioso, Milano, sede di Thaddaeus Ropac

Lucio Fontana, Concetto spaziale, Forma, 1957 © Fondazione Lucio Fontana, Milano, by SIAE 2025

Riccardo Deni, 13 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Baselitz e Fontana inaugurano la sede milanese di Thaddaeus Ropac | Riccardo Deni

Baselitz e Fontana inaugurano la sede milanese di Thaddaeus Ropac | Riccardo Deni