Jung Kangja è stata in prima linea nella scena artistica sperimentale coreana. Cortesia dell’artista

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Jung Kangja è stata in prima linea nella scena artistica sperimentale coreana. Cortesia dell’artista

Artiste coreane protagoniste a Seul

Recenti mostre stanno dando la meritata attenzione a nomi femminili che hanno sfidato le norme patriarcali per realizzare le loro opere

L’anticonformismo era a rischio carcere o peggio nella Corea del Sud del 1968, quando l’artista Jung Kangja salì sul palco del music café C’est Si Bon vestita solo di biancheria intima. Con i collaboratori Kang Kukjin e Chung Chanseung, invitò il pubblico ad attaccare dei palloncini al suo corpo e a farli scoppiare. Inteso come una protesta contro il divieto di nudità imposto dall’establishment artistico conservatore dell’epoca, «Transparent Balloons and Nude» scatenò un’ampia indignazione sociale.

Le performance artistiche come quella di Jung, che comprendeva anche «Murder at the Han Riverside» (1968), in cui lei, Kang e Chung furono parzialmente sepolti e inzuppati prima di bruciare slogan su striscioni, facevano parte di un piccolo ma potente emergere dell’arte coreana sperimentale e femminista. Le artiste come Jung hanno sfidato il disprezzo dell’establishment artistico patriarcale e il controllo della polizia militare sotto la dittatura del presidente Park Chung Hee.


Quelle sfide oggi sono attualissime
Il movimento ebbe vita breve, ma aprì la strada a un’esplosione di artiste concettuali donne negli anni Novanta e gettò le basi per la ricca diversità dell’arte coreana di oggi. Le sfide affrontate da Jung e dalle sue contemporanee sono attuali per una giovane generazione che si trova ad affrontare #MeToo, il movimento femminista coreano «4B», le pressioni sulle donne affinché abbiano figli in un Paese con uno dei tassi di natalità più bassi al mondo e un governo neoconservatore con legami con il movimento incel coreano Ilbe (incel, ovvero «involuntary celibate», è un termine che si riferisce a tutte quelle persone che non riescono a trovare un partner, Ndr).

«Non è stato facile per le donne artiste nella società coreana degli anni Settanta», afferma Eunju Choi, direttore del Seoul Museum of Art (SeMA). Mentre le artiste moderniste, come la pittrice Rhee Seundja (1918-2009), sono riuscite ad affermarsi nella scena artistica coreana, la strada è stata più difficile per figure sperimentali come Jung (1942-2017), Kim Soungui (nata nel 1946) e Choi Wookkyung (1940-85).

Dopo essersi sposata, Jung non è stata in grado di mantenere il suo approccio provocatorio e si è trasferita a Singapore dove si è destreggiata tra la cura della famiglia e il lavoro, passando infine dalla performance alla pittura. Anche Kim è emigrata in Francia per studiare e lavorare con maggiore libertà. Nel caso di Choi, ha abbracciato l’Espressionismo astratto mentre lavorava tra gli Stati Uniti e la Corea, diventando un’educatrice prima di morire all’età di 45 anni.

Molti di queste artiste sperimentali sono state presentate in una recente mostra al Museo Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (MMCA) di Seul, «Only the Young: Experimental Art in Korea, 1960-1970s», ora al Museo Solomon R. Guggenheim di New York (fino al 7 gennaio 2024) e poi all’Hammer Museum di Los Angeles (11 febbraio-12 maggio 2024).

Secondo Soojung Kang, curatrice senior del Mmca e co-organizzatrice di «Only the Young», le artiste come Jung sono state tra le prime donne coreane a frequentare l’università. «All’epoca, il sistema patriarcale costringeva le donne alla posizione di aiutanti nella società e a mantenere lo status quo nella famiglia. Tuttavia, esse resistettero alle nozioni consolidate attraverso l’arte sperimentale d’avanguardia ed emersero come una nuova generazione». Le opere di Jung «rivelavano i desideri soggettivi delle donne, mentre la sua coetanea Shim Seonhee mostrava la cultura pop e le tendenze dell’epoca».

«Marginali o pazze»
Negli anni ’70 il movimento sperimentale era stato «soppresso dal regime come inquietante e decadente, denunciato come sensazionalistico, e le sue attività e la sua statura erano state a lungo denigrate» nella storia dell’arte coreana tradizionale, dice Kang. «Le artiste sperimentali erano trattate come donne marginali o pazze». Solo negli anni Novanta le donne artiste sono diventate più comuni nella scena artistica coreana. Nel 1999 un gruppo di donne curatrici e storiche dell’arte organizzò una grande mostra al Seoul Arts Center, «Patjis on Parade», un riferimento all’archetipo della «cattiva ragazza» della mitologia coreana. L’evento ha fornito al pubblico coreano un’introduzione alle artiste donne della storia dell’arte coreana e della scena artistica contemporanea. Molte artiste emigrate, come Kim Soungui e Theresa Hak Kyung Cha (1951-82), che hanno sviluppato pratiche sperimentali all’estero, sono finalmente diventate molto conosciute.

Anche le artiste rimaste in Corea che affrontano temi femminili con mezzi sperimentali come la fotografia, l’installazione e la performance hanno guadagnato importanza. Le sculture e le installazioni di Lee Bul hanno messo in discussione l’autorità maschile e l’emarginazione delle donne. Yun Suknam ha presentato installazioni sperimentali che esploravano i temi della femminilità coreana, come le pressioni della maternità, e fotografi come Park Youngsook hanno documentato storie di donne che rifiutavano la conformità a una società patriarcale con il titolo «Crazy Women».

Le artiste emerse negli anni Novanta «si sono affermate come artiste senza distinzione tra uomini e donne», afferma Eunju Choi. «Sono cresciute vedendo la realtà che le artiste più anziane erano emarginate nella scena artistica coreana dominata dagli uomini, e hanno capito che la realizzazione artistica richiedeva di essere perseguita come un obiettivo unico».

Nel 2019 l’Mmca ha ospitato una mostra personale di Kim Soungui, «Lazy Clouds», che è stata portata in tournée allo Zkm Center for Art and Media di Karlsruhe, in Germania. È stata la prima grande mostra retrospettiva dell’Mmca su un’artista sperimentale donna. Fino a pochi anni fa era raro trovare nei musei coreani un’esposizione di un’artista coreana di sesso femminile, ma è sempre più diffusa la tendenza a scoprire e mostrare artisti meno noti: le artiste che in precedenza erano state escluse dalla storia dell’arte coreana cominciano finalmente ad avere il loro posto.

Donne ancora sottovalutate
«La mostra dell’Mmca ha contribuito a mettere in luce l’arte sperimentale coreana degli anni Settanta, ma l’attenzione per le artiste donne è ancora insufficiente. È giunto il momento di scoprire ed esporre maggiormente le donne artiste», afferma Sojung Kang, direttore della galleria Arario, che rappresenta Jung Kangja e Kim Soungui. «I principali collezionisti di queste artiste sperimentali sono stati per lungo tempo i musei pubblici coreani, ma negli ultimi anni la cerchia dei collezionisti si è allargata a musei privati e a singoli individui. Il prezzo attuale è di circa 50-100mila dollari, molto più basso di quello degli artisti maschi equivalenti. C’è molto spazio per far salire i loro prezzi», dice Kang, come è avvenuto per le donne artiste sottovalutate in Occidente.

Al SeMA, dice la direttrice Choi, «il team curatoriale ha l’impegno comune di scoprire, esporre e collezionare le principali artiste coreane». La direttrice cita la famosa mostra personale del 2022 della scultrice Kim Yunshin, che «si è trasferita in Argentina negli anni ’80 e non si è mai sposata ma si è concentrata sulla sua arte», che in precedenza era piuttosto sconosciuta in patria. «Penso che le donne coreane abbiano una forza e una grinta uniche. E questa forza e grinta si ritrovano anche nelle artiste coreane».

Kim Soungui ricorda come «Art Press» abbia pubblicato un lungo articolo sulla sua installazione «Situation Plastique III», realizzata nel 1973 a Bordeaux, in Francia. «In seguito, alcuni importanti artisti coreani maschi mi invitarono a cena e durante la cena uno di loro mi disse: “Come donna, non sei obbligata a fare questo tipo di lavoro sperimentale. In ogni caso, tra qualche anno non continuerai il tuo lavoro”», lasciando intendere che lo avrebbe abbandonato per dedicarsi alla vita domestica. «Sono passati cinquant’anni e continuo a fare il mio lavoro».

• «Choi Wookkyung: A Stranger to Strangers», Galleria Kukje, Busan, fino al 22 ottobre

• «Jung Kangja: Dear Dream, Fantasy and Challenge», Arario Museum in SPACE, Seul, fino al 10 settembre.

• «Kim Soungui», Bihar Museum Biennale, Patna, India, fino al 31 dicembre
 

L’opera performativa «Transparent Balloons and Nude» di Jung Kangja, parzialmente nuda, sconvolse il mondo dell’arte coreano e la società in generale nel 1968. Cortesia di Kang Kookjin. © Proprietà di Jung Kangja

Lisa Movius, Henna Joo, 05 settembre 2023 | © Riproduzione riservata

Artiste coreane protagoniste a Seul | Lisa Movius, Henna Joo

Artiste coreane protagoniste a Seul | Lisa Movius, Henna Joo