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L'arsenale di Venezia

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Arsenale di Venezia 2022: tutti gli interventi

L'analisi di Franco Mancuso, Claudio Menichelli e Luca Zan e le richieste a La Biennale, Comune, Ministeri della Cultura, della Difesa e dei Trasporti

Franco Mancuso, Claudio Menichelli, Luca Zan

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L’Arsenale: una attenzione rinnovata?
I riflettori sembrano riaccendersi sull’Arsenale di Venezia, soprattutto sulla stampa locale, ma ora anche sulla stampa nazionale (i primi articoli sono apparsi sul «Corriere della Sera» del 16 Febbraio e sulle nostre pagine). Due questioni hanno dato avvio a un’accesa controversia: il finanziamento per la Biennale di 170 milioni di euro annunciato dal ministro Franceschini, già in aprile 2021 all’interno del Pnrr (Fondo Complementare, Piano strategico Grandi attrattori culturali), e l’ipotesi di Protocollo di Intesa tra i Ministeri della Cultura, della Difesa e il Comune di Venezia di cui è emersa notizia a dicembre 2021. Il protocollo è stato poi definitivamente approvato il 4 marzo 2022, dopo due mesi di accesi dibattiti, e nonostante gli appelli e le proteste emersi (tra cui un Manifesto dell’associazione Forum Futuro Arsenale siglato da molte associazioni e personalità).

In queste pagine vorremmo proporre una pacata discussione su quanto sta succedendo, al di là di una certa esasperazione a livello locale che la mancanza di trasparenza (cattiva comunicazione suona come un eufemismo) ha suscitato: alcuni primi dati disaggregati sui 170 milioni sono stati forniti il 3 febbraio 2022, mentre solo da poco stanno emergendo alcuni dettagli, soprattutto per quanto riguarda i progetti della Biennale. A nostro avviso la discussione va distinta in due punti nel merito: «quello che si fa», gli interventi specifici che Pnrr e Protocollo individuano; e «quello che non si fa», che resta fuori pur essendo centrale per un compiuto recupero del complesso.

Opportunità e problemi negli interventi all’ordine del giorno
Una lettura congiunta del Protocollo e dei dati sul finanziamento alla Biennale del Pnrr (qui focalizzando sui 103,4 milioni che vanno all’Arsenale) ad oggi disponibili portano a evidenziare un quadro con importanti elementi positivi e qualche ombra pericolosa. Buona parte dei finanziamenti vanno a interventi di restauro attesi da anni: ad esempio i marginamenti perimetrali su Rio della Tana e Rio di San Daniele; l’intervento sul Giardino delle Vergini; il completamento delle opere delle Sale d’armi; il restauro della gru Armstrong; la riqualificazione degli edifici dell’«area Triangolo» e sala Marceglia; il recupero degli edifici Carreri, dell’ex Stazione di forza e luce e del complesso dei Magazzini del ferro e dei Congegnatori.

Un importante aspetto che contribuisce alla valorizzazione e alla rivitalizzazione dell’Arsenale è poi il trasferimento dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (Asac)nel già citato complesso dei Magazzini del ferro e dei Congegnatori e l’apertura di un Polo permanente di ricerca sull’arte contemporanea. L’operazione è di valore non solo in via diretta per le nuove attività che si insediano e per il connesso intervento di risanamento di un edificio assolutamente centrale: ma anche perché consentirebbe il libero accesso a quest’area per 365 giorni l’anno (con alcune limitazioni inammissibili di cui si dirà tra breve).

Due gli elementi di ombra in questo quadro. Il «risanamento del rio delle Galeazze», orientato a completare l’intervento sui marginamenti a suo tempo effettuato, sarebbe di per sé un’opera utile, ma che è finalizzata (come riaffermato dal Protocollo di intesa) ad attuare un’operazione inaccettabile: il transito dei mezzi pubblici all’interno dell’Arsenale, a suo tempo interrotto e motivatamente escluso in via definitiva, per il danno gravissimo che aveva causato alle fondazioni delle banchine e dei fabbricati. Si tratta di un’opzione che è un non senso in chiave conservativa (riproposizione del danno alle strutture di fondazione) e sociale (riduzione del servizio pubblico rispetto alla parte est della città). La giustificazione economica riportata da alcuni esponenti politici locali (il risparmio di costi per Actv [che gestisce il trasporto pubblico a Venezia, Ndr]) è inconsistente. Tra l’altro il progetto non sembra interessare le strutture di fondazione delle torri della Porta d’acqua, quelle che presenterebbero maggiori criticità nel caso del passaggio dei mezzi pubblici.

Il secondo aspetto che ha suscitato forti critiche è la definitiva assegnazione alla Marina di sette delle tese della zona «sine die» la cui proprietà era già destinata al Comune dalla legge 207 del 2012, con diponibilità lasciata temporaneamente alla Marina che la doveva comunque liberare, anche senza una data precisamente definita (appunto la follia del concetto «sine die»). Lasciando agli esperti di Diritto amministrativo (e a possibili ricorsi) la discussione sull’eventuale illegittimità del Protocollo rispetto a quanto stabilito dalla legge, certamente in chiave politica si tratta di una mossa in controtendenza rispetto ai processi di demilitarizzazione di aree della Difesa a forte valore storico. Peraltro nulla si sa su quali usi la Marina vorrebbe fare di quei fabbricati. Sembra invece chiaro che in tale quadro la Marina voglia mantenere il controllo sullo Stradal Campagna, introducendo una barriera fisica che dividerà in senso longitudinale questa importante area dell’Arsenale, «costringendo» l’accesso al Centro di documentazione Asac all’area del marciapiede.

Ma quello che colpisce chi da anni si occupa di Arsenale è più in generale quello che manca tra Pnrr e Protocollo, quello di cui «non» si discute: continuando così una politica miope e dissennata di (non) gestione di un bene di straordinarie valenze culturali, economiche e sociali, proprio in un momento in cui si presenta un’occasione irripetibile di finanziamenti, rivolti alla «ripresa» del Paese attraverso interventi sui suoi beni essenziali.

L’agenda mancata
Quello che si rende necessario è che gli interventi del Pnrr (con alcune integrazioni e correzioni) vengano attuati, senza che siano preclusi sviluppi irrinunciabili per un percorso di recupero consapevole e che favoriscano quei processi di apertura alla città e al mondo dello storico insediamento. Di questo si è parlato da anni, in un intreccio di possibili interventi ignorati. Manca però sempre all’appello un progetto unitario di recupero del complesso, di cui si sente sempre più l’esigenza.

C’è una questione pregiudiziale, che non ha costi economici (o comunque ha costi molto ridotti), ma è di fondamentale importanza: il libero accesso dei cittadini a un’area storica così cruciale. Le mura non sono un ostacolo, un limite invalicabile, ma un segno storico che delimita un’area che un tempo aveva una specifica funzione, ma che ora è un brano di città. Attualmente, in sostanza, solo la banchina della Novissima e il giardino delle Vergini sono aree percorribili liberamente, con qualche limitazione, mentre l’area della Marina, quella dei Bacini e gran parte di quella della Biennale restano precluse al pubblico passaggio. Un primo passo in tale direzione, come si è visto sopra, sembra andare l’accessibilità allo Stradal Campagna, dalla porta Duca degli Abruzzi in campo della Tana (attuale accesso per la visita alla Biennale), prevista dal progetto della Biennale per il nuovo Asac. Null’altro però si vede all’orizzonte.

Sulla questione dell’accessibilità i maggiori ostacoli riguardano la Marina, che a fronte di una «stagione» di presidio militare ormai conclusa e di un nuovo corso di polo culturale e di formazione assunto dall’Arsenale di Venezia con la nascita (1997) dell’Istituto di Studi Militari Marittimi (Ismm), mantiene la chiusura all’esterno di tutti i suoi ambiti. Impedendo in questo modo sia una compiuta accessibilità allo Stradal Campagna, e più in generale l’attraversamento sud-nord/nord-sud del complesso, tanto nella porzione dell’Arsenale vecchio, quanto in quella dell’Arsenale nuovo (ponte sul rio delle Stoppare) e, infine, anche nell’Arsenale novissimo, ostacolando la realizzazione del ponte di Porta nuova, di cui si dirà più avanti.

Sempre per quanto riguarda la Marina e la questione dell’accessibilità, pesa l’indeterminatezza delle destinazioni d’uso che si intendono dare ai fabbricati che affacciano sullo Stradal Campagna. Pesa soprattutto il fatto che in quest’area, proprio sulla spinta propulsiva della Marina, tra il 2001 e il 2007 era stato messo a punto un progetto di notevole portata per un nuovo museo. L’idea iniziale (poi in parte resa opaca) era quella di trasferire all’interno dell’Arsenale il Museo Storico Navale, liberando così la sede attuale di San Biagio (caratterizzata da una struttura a sviluppo verticale non consona a un museo).

La nuova collocazione avrebbe impegnato gli edifici che affacciano sullo Stradal Campagna. Una precisa definizione di collezioni da integrare in una chiara scansione dell’evoluzione storica dell’Arsenale nei secoli, comprensiva del recupero e dell’esposizione della galea trecentesca rinvenuta nel 1996 a San Marco in Boccalama, che a tutt’oggi non ha trovato posto nella città ed è di fatto dimenticata, assieme alla coeva rascona, anch’essa ritrovata nel medesimo sito archeologico subacqueo. Il progetto venne posto in gara nel 2008, ma una serie di errori tecnici fece sì che il bando andasse deserto. Stranamente, invece di intervenire sul bando, per riproporlo in modo corretto, il progetto venne abbandonato e mai più citato, nonostante fosse stato il frutto di un lavoro notevole, di forte collaborazione tra Marina, Mistero della Cultura, Comune e molteplici altre istituzioni (scomodando anche in un paio di occasioni l’allora presidente Ciampi, in prospettiva dell’approvazione finale del progetto). L’impressione è che in tutta questa storia, il progetto sia stato semplicemente ignorato, forse perché non conosciuto, dagli estensori del Protocollo e del Pnrr Biennale.

Peraltro, negli ultimi anni non sono mancate sollecitazioni importanti in tema di museo, integrative del concept originario, nella direzione di un «museo marittimo» in grado di dialogare con la cultura della produzione marina, l’esposizione di barche e navi storiche, così come avviene in tutti i principali musei marittimi europei, i mestieri e la dimensione intangibile di questo complesso, anche in relazione alla storia del management, di importanza unica a livello internazionale.

Sempre con riferimento alla Marina, e questa volta anche al Ministero della Cultura, fa discutere la scelta di abbandonare la creazione all’interno dell’Arsenale di una Biblioteca del Mare, progetto che avrebbe visto la confluenza del patrimonio librario relativo al mare e alla navigazione della Biblioteca Dante Alighieri e della Biblioteca nazionale Marciana. Progetto per il quale erano già stati definiti gli spazi, era stato individuato il direttore, nella persona del direttore della Marciana, ed erano disponibili i finanziamenti. La mancata nascita della biblioteca ha precluso anche la possibilità di apertura al pubblico della Porta Magna, che di fatto sarebbe stata consequenziale all’attuazione del progetto.

Se le questioni riportate finora, che riguardano l’Arsenale sud, rappresentano dei punti dolenti di non poco conto, forse ancora più rilevanti sono le criticità che riguardano l’Arsenale nord, totalmente dimenticato sia dai fondi Pnrr che dal Protocollo. Nel tempo, in quell’area, si sono visti interventi di recupero e rifunzionalizzazione di grande rilevanza, come ad esempio quelli del MiT, di Thetis, del Cnr, della torre di Porta nuova, della tesa 105. Alcune cose sono invece rimaste in sospeso e altre si sono nel frattempo modificate. In particolare:
• Non si è più dato seguito alle indicazioni del Documento Direttore circa le destinazioni d’uso, soprattutto per quello che sarebbe dovuto diventare il polo della ricerca (tese nord), con spazi che sono gestiti semplicemente per noleggi a feste, manifestazioni ed esposizioni temporanee. Anzi, il documento stesso è stato completamente dimenticato;
• nNulla si è fatto per migliorare l’accessibilità all’area, che ora è possibile esclusivamente dai Bacini e dalla tesa 105, attraverso il problematico passaggio esterno sulla «passerella», mentre sarebbe indispensabile pensare a un accesso dalla Celestia e attivarsi per un transito pedonale sud-nord all’interno del complesso, attraverso l’Arsenale nuovo e il Giardino delle Vergini.
• Le Galeazze est rimangono non accessibili e non utilizzate, senza coperture e oggetto solamente di una messa in sicurezza, che evita il crollo ma sostanzialmente non rallenta i processi di degrado. Uno studio aveva anche proposto un’idea visionaria, di inserimento in questo spazio del teatro ligneo di Renzo Piano: l’Arca, realizzata per il «Prometeo» di Luigi Nono (ora di proprietà della Scala di Milano), che da tempo giace smontata in un deposito. Comunque qualcosa bisognerà fare per quest’area di importanza cruciale.
• Il ponte girevole di Porta Nuova di cui si è già accennato, che avrebbe permesso di connettere area sud e nord non è stato realizzato, nonostante il progetto, vincitore di un concorso, fosse stato sviluppato fino al livello definitivo e approvato dagli organi competenti. L’obiezione della Marina, relativa alla lentezza dei tempi di apertura, che avrebbe ritardato l’uscita delle imbarcazioni in situazioni di emergenza, peraltro superata con accorgimenti progettuali integrativi già introdotti nel progetto, non sembra certamente tale da decretare l’abbandono di un progetto così importante.
• L’aera dei Bacini, inizialmente destinata alla manutenzione delle paratoie del Mose, oggi in procinto di essere dirottata a Porto Marghera, richiede una riprogettazione di destinazioni d’uso e di interventi.
• L’edifico dei Sommergibilisti, edificio razionalista «incompiuto», preziosa risorsa architettonica, per la sua straordinaria disponibilità alla trasformazione (proprio perché incompiuto), che da decenni è in stato di totale abbandono e soggetto a una rapida evoluzione del degrado, richiederebbe un’adeguata riflessione, su restauro (ormai non procrastinabile) e destinazione.
• La Darsena grande, che dovrebbe tenere insieme Arsenale nord e sud, ma che di fatto li divide, perché resta ostaggio del veto della Difesa che ne detiene la proprietà. Si tratta di un’enorme limitazione a una progettualità rivolta alla città, che non è attenuata dalla concessione al Comune (due volte all’anno per 15 giorni) prevista dal Protocollo.

CHE COSA CHIEDERE AI VARI ATTORI 
Dal quadro sopra riportato emergono una serie ben precisa di questioni che indirizzano in modo puntuale richieste alle varie istituzioni coinvolte, al di fuori di ogni polemica e rivendicazione, e in modo assolutamente pragmatico e propositivo, per una ripresa di un progetto unitario che consenta comunque di approfittare degli importanti impegni già messi in campo con il Pnrr. Per esigenze di chiarezza, di seguito si riportano queste richieste in forma di punti.

Ai soggetti interessati all’Accordo.
- Riaprire un tavolo di programma complessivo, per una valorizzazione equilibrata e una migliore fruizione pubblica dell’Arsenale nella sua interezza tenendo conto di quanto riportato nei punti successivi. Certo, sarebbe stato più opportuno emendare in tal senso il Protocollo prima di procedere alla firma: ma in questo senso vanno fatti valere i cenni di apertura a discussioni future che ha espresso il ministro Franceschini.

Al Comune
- Abbandonare l’ipotesi di transito dei mezzi pubblici nel rio delle Galeazze, evitando che si ripropongano le gravissime situazioni di dissesto che in passato hanno interessato le strutture di fondazione delle rive e degli edifici.
- Avviare iniziative e accordi con la Marina Militare, con la Biennale e con gli altri concessionari per favorire la libera accessibilità al complesso da sud, da est, da ovest e da nord, e per garantire percorsi di attraversamento e di transito pedonale, anch’essi liberi, all’interno dell’Arsenale. All’interno di tali tematiche attivare al più preso un percorso progettuale, d’accordo con la Marina, per un accesso dall’area della Celestia.
- Attivarsi per la realizzazione in tempi brevi del ponte apribile a Porta Nuova.
- Ridefinire i termini delle concessioni (Biennale e Cvn) perché siano garantiti i percorsi di transito nelle aree scoperte.
- Aggiornare il Documento Direttore, in accordo con i Ministeri della Cultura, della Difesa, delle Infrastrutture e Trasporti e con tutti i concessionari, al fine di definire in modo chiaro, condiviso e compatibile con le valenze culturali del complesso, la destinazione d’uso di tutti gli spazi e l’accessibilità dell’Arsenale, al quale deve seguire un progetto generale unitario, che coinvolga la cittadinanza e le istituzioni qualificate.
- Prendere in considerazione le richieste che da anni provengono dalla cittadinanza, attraverso diverse associazioni, di destinare alcuni spazi (da definire) per iniziative e attività artigiane, con particolare attenzione a quelle legate alla cultura cantieristica lagunare. Spazi che potrebbero interessare il costruito, le aree scoperte e gli specchi d’acqua. Dette attività potrebbero trovare collocazione, ad esempio, nell’area bacini, qualora si dovesse ripensare a nuove destinazioni per tale vasto contesto, ma anche, nella Novissima, nelle Galeazze ovest e ancora, in accordo con la Marina, negli squeri dei Mestieri dell’Arsenale vecchio.
- Assumere un ruolo di leader nella gestione del complesso impegnandosi in una progettualità concreta, organica e ampia, che individui delle risposte, in tempi brevi, ad alcune questioni nodali che interessano aree e fabbricati strategici del complesso, quali: i Sommergibilisti, le tese delle Galeazze est, i bacini, lo Stradal Campagna, la tesa 105, la Torre di Porta Nuova.

Al Ministero della Difesa
- Consentire l’accesso pubblico all’Arsenale e garantire l’attraversamento pedonale sud-nord/nord-sud, rendendo così sostanzialmente inutile il dannoso transito dei vaporetti tra le torri della Porta d’acqua, nella Darsena vecchia, nel canale e nella vasca delle Galeazze. Nel programma andrebbe inserito un accordo con il Comune per un nuovo accesso pubblico dall’area della Celestia, indispensabile per raggiungere agevolmente le aree delle Galeazze e della Novissima.
- Ampliare le possibilità di concessione in uso degli spazi acquei per iniziative culturali, in accordo con il MiC, con il Comune di Venezia e con la Biennale (che ha in concessione le Gagiandre).
- Rafforzare il proprio ruolo di polo culturale nazionale della Marina, riproponendo e attualizzando i progetti abbandonati per un Museo marittimo e per la Biblioteca del Mare (in accordo con il MiC), che andrebbero a interare le attività dell’Ismm.
- Più in particolare, avviare un confronto con la Biennale, con il Comune e con il Ministero della Cultura per rendere ancora possibile lo sviluppo, nell’area dello Stradal Campagna, di un Museo marittimo, valutando anche di liberare i Granai di San Biagio per un possibile reimpiego, con usi differenti. Il progetto potrebbe essere rilanciato tenendo conto la prossima destinazione del complesso Magazzini del ferro-Congegnatori per l’Asac, dando una nuova vita «culturale» e aperta al pubblico dello Stradal Campagna.
- In tale ambito avviare un confronto con queste e altre possibili istituzioni interessate per un possibile uso alternativo dei Granai di San Biagio, attuale sede del Museo storico navale che, nell’auspicabile ipotesi di riattivazione del progetto del Museo dell’Arsenale, potrebbe essere vantaggiosamente spostato all’interno dell’Arsenale.
- Completare il recupero dello straordinario edificio degli Squadratori con un adeguato intervento di restauro anche del piano terra, che integrerebbe l’accurato lavoro condotto nell’ultimo decennio sulla grande «Sala dei Garbi» al piano superiore; studiare forme di apertura/accesso a questo straordinario edifico in periodi di non utilizzo per le funzioni proprie della Marina.

Alla Fondazione La Biennale
- Dare un’articolata divulgazione pubblica dei progetti finanziati con il Pnrr e aprire a un confronto con soggetti qualificati per recepire possibili integrazioni o modifiche rispetto alla situazione attuale dei progetti medesimi, anche se verosimilmente marginali.
- Aprire in modo permanente alla città percorsi di attraversamento all’interno dell’area in concessione (con opportuna ridefinizione di profili di responsabilità e sicurezza), introducendo forme articolate di accesso con biglietto solo per macroaree della sede espositiva.
- Valutare, in accordo con il Comune la possibilità di accessi ai fabbricati in concessione, nei periodi di non attività delle esposizioni Biennali.

Al Ministero della Cultura
- Fermare subito il proposito di riaprire al traffico dei mezzi pubblici del canale delle Galeazze e della darsena dell’Arsenale vecchio, ribadendo la posizione contraria già espressa fermamente in passato dalla Soprintendenza.
- Adoperarsi per favorire la fruizione nella sua interezza di un bene culturale straordinario come l’Arsenale, impegnando in tal senso il Comune di Venezia la Marina Militare, la Biennale e il MiT.
- Avviare un confronto con la Marina, con il Comune e con la Biennale per riprendere l’idea di un Museo marittimo, per un’offerta culturale-espositiva integrata di altissimo spessore (Biennale, Asac, Museo marittimo, Biblioteca del mare, Arca di Prometeo…). Più in particolare, il Museo marittimo rappresenta una opzione culturale irrinunciabile per un complesso come l’Arsenale di Venezia, nel contesto del Mediterraneo. Museo che, tra l’altro, possa accogliere al suo interno reperti di straordinario valore come le navi medievali di San Marco in Boccalama. Si ricorda al riguardo che sull’argomento non si deve ripartire da zero, vista l’esistenza di un approfondito progetto di fattibilità, al quale il Ministero stesso aveva attivamente partecipato, che si tratterebbe di aggiornare (in parte nei contenuti, ma soprattutto nella dislocazione) e finalizzare.
- Riprendere il progetto per la realizzazione di una Biblioteca del mare e per la «ricomposizione», all’interno delle Galeazze est, del teatro ligneo dell’Arca di Prometeo. Entrambe iniziative alle quali il MiC aveva partecipato in prima persona.
- Impegnare il Comune di Venezia perché sia avviato immediatamente un progetto di recupero della Caserma dei Sommergibilisti, che versa in un’insostenibile situazione di degrado, individuando per esso la destinazione d’uso più compatibile.
- Impegnare il Comune di Venezia a individuare un’adeguata collocazione per i macchinari delle Corderie Inio, di grande interesse culturale, attualmente collocati nei Magazzini del ferro.
- Individuare, in accordo con la Marina, il Comune di Venezia e il MIT, una collocazione adeguata per la «collezione di stampi da fusione» della Cnomv (Cantieri Navali ed Officine Meccaniche di Venezia), attualmente custodita in uno dei tesoni dello Stradal Campagna, in attesa di una loro collocazione definitiva nell’auspicato Museo marittimo.

Al Ministero Infrastrutture e Trasporti
- Decidere rapidamente, attraverso un confronto con il Comune e con il MiC, per il destino dell’area Bacini (compresa la darsena esterna al recinto murario realizzata nel 2006): se debba rimanere destinata (e in quale misura) alle manutenzioni del sistema Mose o se possa essere liberata da tale funzione, come ormai sembra assodato.
- Decidere, di conseguenza, se debba rimanere in essere la concessione al Cvn (Consorzio Venezia Nuova) dell’area e dei fabbricati a esso destinati per le funzioni di cui al punto precedente.


I tre autori sono membri dell’AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale). Mancuso ha insegnato Urbanistica all’Università luav di Venezia. Menichelli è stato responsabile dell'Arsenale presso la Soprintendenza di Venezia (MiC). Zan insegna Arts Management presso il GIOCA, Università di Bologna.
 

L'arsenale di Venezia

Franco Mancuso, Claudio Menichelli, Luca Zan, 01 aprile 2022 | © Riproduzione riservata

Arsenale di Venezia 2022: tutti gli interventi | Franco Mancuso, Claudio Menichelli, Luca Zan

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