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Gianfranco Ferroni
Leggi i suoi articoliSulle orme di Antonio Muñoz, per il Pantheon è in corso un’intensa attività di cambiamenti. Con le tecnologie contemporanee che puntano sull’archeoshow, anche grazie al videomapping. Ecco così un nuovo viaggio nel monumento, denominato «Oltre il Pantheon», visibile su prenotazione, che conduce all’interno di spazi che precedono cronologicamente la costruzione dell’attuale rotonda e permettono di osservare la «complessa dialettica costruttiva» dell’area. E la Basilica di Nettuno diventa protagonista: edificio di età tardo-repubblicana inglobato nel programma monumentale voluto da Marco Vipsanio Agrippa attorno alla metà del I secolo a.C., dove l’apparato decorativo superstite, caratterizzato da delfini accoppiati, tridenti e motivi ondulati, rientra nel repertorio iconografico marino tipico dei contesti legati a culti acquatici e fornisce indizi sull’originaria destinazione dell’edificio. La basilica costituisce un caso di studio particolarmente rilevante per comprendere la tecnica edilizia della tarda Repubblica.
Il direttore ad interim del Pantheon, Luca Mercuri, ha illustrato laterizi, elementi architettonici e frammenti decorativi, che contribuiscono a chiarire la successione cronologica delle trasformazioni del complesso. Presente alla serata, Massimo Osanna, direttore generale dei Musei, che ha evidenziato come il percorso «consente di riconoscere la lettura stratigrafica delle fasi costruttive del Pantheon e di inserirle nel più ampio processo evolutivo della città, dal periodo repubblicano all’età contemporanea. È un viaggio nel tempo perché qui ritroviamo materiali incredibili che ricostruiscono le fasi storiche del Pantheon ma anche di Roma», citando le decorazioni originali della Basilica di Nettuno utilizzata all’inizio come contrafforte del monumento.
La discesa nel cosiddetto «fossato del diavolo», lungo il fianco destro dell’edificio, permette di percepire con precisione la distanza stratigrafica che separa il livello moderno della piazza da quello antico. Il corridoio, situato a sette metri sotto la quota attuale, coincide con la pavimentazione originaria della basilica repubblicana ed è il risultato delle operazioni di liberazione condotte nel 1881, quando vennero rimosse le strutture medievali che occultavano in parte il perimetro antico. La geometria del fossato consente di cogliere le modalità di raccordo tra le murature repubblicane e l’imponente ricostruzione adrianea, in cui l’opera laterizia mostra una notevole omogeneità tecnica e un’organizzazione produttiva attestata dai bolli laterizi provenienti da fornaci riconducibili all’amministrazione imperiale.
Ricostruzione dell’edicola posta sull’altare maggiore del Pantheon dedicata alla Madonna Odigitria
Superato il fossato, si accede alla Cappella di Santa Maria ad Martyres, luogo significativo per comprendere la fase tardoantica e altomedievale del Pantheon. Qui è esposta, dopo un restauro condotto secondo metodi conservativi non invasivi, una delle tre icone più antiche della Vergine con Bambino presenti a Roma, databile tra VI e VII secolo. L’immagine testimonia l’appropriazione cristiana del complesso, avvenuta nel 609 con la consacrazione da parte di Bonifacio IV, e rappresenta un punto di confronto essenziale per gli studi sulla transizione cultuale dal paganesimo al cristianesimo in età altomedievale.
Quindi, ecco un sistema articolato di murature, archi e volte alto fino a sedici metri, che rivela la complessità strutturale del cantiere adrianeo. L’analisi delle tecniche costruttive mostra l’impiego combinato di archi di scarico, camere di alleggerimento e volte in opera cementizia che costituiscono un esempio significativo dell’ingegneria romana di II secolo d.C., e l’area permette inoltre di osservare direttamente il rapporto tra gli interventi adrianei e le preesistenze, conservando tracce che documentano la pratica dell’inglobamento selettivo tipica dell’architettura romana, orientata non alla sostituzione integrale, ma alla nuova funzionalizzazione dei nuclei preesistenti. L’accesso all’attico della Basilica di Nettuno consente di valutare la monumentalità dell’abside, che ospitava in origine una statua colossale di dodici metri. La configurazione dello spazio, ora leggibile nella sua interezza, rappresenta un caso di studio per comprendere l’iconografia dei culti acquatici in età tardo-repubblicana e la persistenza di tali temi nel programma augusteo.
La galleria conclusiva del percorso presenta fregi con motivi di delfini, laterizi con bolli adrianei, utili per la datazione delle fasi edilizie, affreschi medievali restaurati e vari busti rinascimentali legati alla storia del Pantheon, inclusi i riferimenti al periodo in cui il complesso ospitò la sepoltura di Raffaello e acquisì un ruolo centrale nella memoria artistica della città. Particolare attenzione meritano le installazioni digitali, basate su dati archeologici verificati, rilievi tridimensionali e documentazione storica. La simulazione del percorso della luce solare attraverso l’oculus consente di comprendere il funzionamento astronomico della cupola, fondamentale per la ricerca sulle relazioni tra architettura e cosmologia nella Roma imperiale. Il nuovo percorso offre una lettura integrata del Pantheon come organismo stratificato, in cui le fasi repubblicane, augustee, adrianee e post-antiche si sovrappongono secondo logiche di continuità e trasformazione. L’apertura di questi ambienti al pubblico vuole aiutare a comprendere il processo di formazione della città antica, di cui il Pantheon rappresenta uno dei più formidabili palinsesti architettonici.
Ricostruzione immersiva della Basilica di Nettuno
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