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Appalti: nuova legge (forse stavolta si cambia davvero)

Appalti: nuova legge (forse stavolta si cambia davvero)

Oggi ribasso massimo, risultato pessimo: la nuova legge favorirà le imprese di restauro specializzate

 

Quello della legge sugli appalti è da anni uno dei principali nodi da sciogliere per dare certezza, affidabilità e qualità ai lavori pubblici. Parlamento e Consiglio europei, il 26 febbraio 2014, hanno emanato una direttiva «sull’aggiudicazione dei contratti in concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto» in diversi settori tra i quali «il riordino dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture». Un mondo che cambia. Spetterà ora al Governo recepire queste direttive con una legge delega (licenziata dal Senato in terza lettura il 13 gennaio 2016) che contenga le nuove regole per il mondo degli appalti pubblici secondo «i principi e i criteri generali e specifici stabiliti dalla legge» e che deve anche «tener conto delle migliori pratiche adottate in altri Paesi della Ue». 

Non si tratta soltanto di una legge importante, attesa da tempo: una assoluta novità riguarda proprio i beni culturali. All’art. 1, paragrafo «o», si legge infatti che vi sarà anche il «riordino e semplificazione della normativa specifica in materia di contratti relativi a beni culturali, ivi inclusi quelli di sponsorizzazione, anche tenendo conto della particolare natura di quei beni e delle peculiarità delle tipologie degli interventi, prevedendo altresì modalità innovative per le procedure di appalto relative a lavori, servizi e forniture e di concessione di servizi, comunque nel rispetto delle disposizioni di tutela previste dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio garantendo la trasparenza e la pubblicità degli atti». Tutte indicazioni alle quali il Governo deve ora dare contenuto e che modificheranno radicalmente la normativa attuale, in particolare la cosiddetta Legge Obiettivo, n. 443 del 2001 che viene completamente superata. 

Proprio il settore dei beni culturali è stato finora particolarmente penalizzato dal mancato riconoscimento del ruolo della «specializzazione». Oggi, le norme che regolano le gare d’appalto non sempre distinguono tra normali imprese edili (OG2), quelle che costruiscono edifici, strade, ponti, e imprese di restauro specializzate (OS2), capaci di intervenire, ad esempio, su una domus pompeiana o sul Colosseo. Per la loro forza sul mercato e per prassi ormai consolidata (e favorita dalla Legge Obiettivo), le normali imprese edili sono di norma preferite. È una delle cause di profonda crisi delle imprese di restauro specialistico ormai troppo spesso utilizzate solo in subappalto e solo se strettamente necessarie, con risultati che non garantiscono la qualità finale degli interventi sui beni culturali. Anche perché il problema è nella carenza di un buon progetto iniziale, al quale l’impresa specialistica in genere non è chiamata a partecipare, e nella necessità di una serie di controlli tecnico-scientifici nelle diverse fasi del lavoro. La nuova legge dovrebbe comunque limitare il ricorso sistematico al subappalto che genera una frammentazione incontrollabile di responsabilità e di spesa e ha contribuito a creare incredibili sprechi nel settore delle opere pubbliche.

Il Ministero delle Infrastrutture ha accertato di recente che ben 800 «grandi opere» sono rimaste incompiute a causa di quei meccanismi, ancora consentiti dalla Legge Obiettivo. I tecnici sono unanimi nell’indicare un’altra modifica necessaria: stabilire più adeguati criteri di valutazione nelle procedure di aggiudicazione delle gare d’appalto. Oggi il sistema privilegia chi offre lo sconto maggiore: vince il «massimo ribasso». Questo ribasso arriva ormai, sempre più spesso, a superare il 60 e perfino il 70% del prezzo di partenza. Gli effetti sono l’impiego di lavoro dequalificato, in nero o sottopagato, la scarsa qualità dei materiali impiegati e risultati finali scadenti, soprattutto nel campo dei beni culturali, con l’intervento delle Procure e interminabili rinvii.

A gennaio, per esempio, è stata sospesa la gara di appalto per il restauro del Mausoleo di Augusto, a Roma, proprio a causa di una pioggia di offerte «anomale» (fino al 69% di ribasso). Da cambiare poi il meccanismo di certificazione Soa, che rilascia attestazioni alle ditte per partecipare agli appalti pubblici, ma in base alle norme attuali non può esercitare alcun reale controllo operativo.

La delega al Governo è insomma soltanto il primo passo verso una legge nuova che dovrà cambiare l’intero sistema degli appalti, anche per frenare storture e sprechi. Se sarà così, si riuscirà anche a far recuperare un ruolo certo alle imprese specializzate che operano nel settore dei beni culturali, come quelle del restauro, che restano una delle nostre eccellenze in campo internazionale.

 

Edek Osser, 04 febbraio 2016 | © Riproduzione riservata

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