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Anselm Kiefer, «Paete, non dolet», 2000

Courtesy Galleria Lia Rumma

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Anselm Kiefer, «Paete, non dolet», 2000

Courtesy Galleria Lia Rumma

Anselm Kiefer porta le sue «Donne dell’Antichità» a Villa Rufolo

Dal mito alla rovina, la figura femminile al centro della mostra che apre l’11 luglio nell’ambito del Ravello Festival 2025

 

Figure senza volto, abiti irrigiditi nel gesso, teste sostituite da libri o piombo: con la mostra «Le Donne dell’Antichità», Anselm Kiefer trasforma Villa Rufolo in un paesaggio simbolico abitato da presenze femminili archetipiche. L’esposizione, organizzata dalla Fondazione Ravello in collaborazione con la Galleria Lia Rumma, sarà visitabile dall’11 luglio al 26 agosto 2025 all’interno del Ravello Festival.

Al centro del progetto c’è uno dei temi ricorrenti nella ricerca dell’artista tedesco: la figura femminile come forza generatrice, distruttiva o iniziatica. Kiefer attinge a un ampio repertorio di storie e tradizioni - dalla mitologia greca alla storia romana, fino al misticismo nordico - per restituire donne che non sono ritratte, ma evocate. Spesso sono nomi, abiti, strascichi, materiali: frammenti che parlano più di assenza che di presenza.

Tra le protagoniste della mostra compaiono figure come Arria, matrona romana nota per il gesto con cui anticipò il suicidio del marito; Tusnelda, condotta prigioniera a Roma e ricordata per la sua dignità; oppure «Apollodors Liste», un’opera in cui un lungo strascico si svolge come una bobina di piombo, su cui appaiono fotografie di architetture in rovina. Tutti elementi ricorrenti nell’immaginario di Kiefer, che indaga il tempo non come sequenza lineare, ma come stratificazione.

Il percorso si snoda tra gli ambienti della villa e il giardino ottocentesco progettato da Francis Nevile Reid, in un dialogo tra opere e architettura che accentua il carattere scenico e fuori dal tempo delle installazioni. La mostra include anche «Ave Maria Turris Eburnea», riflessione sulla purezza e l’elevazione spirituale attraverso la figura della Vergine, e «Gezabele», che rievoca la tragica fine della principessa fenicia Jezabel, emblema di potere e condanna.

Non mancano le «Vetrine», elementi tipici del lavoro di Kiefer: teche di vetro che contengono materiali organici e industriali - piombo, cenere, ferro, fiori - presentati come reliquie. Per l’artista, il vetro è una «pelle semipermeabile» che separa e unisce l’arte al mondo, lasciando allo spettatore il compito di ricostruire legami e significati.

Anselm Kiefer, Apollodors Liste, 2000

Riccardo Deni, 08 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

Anselm Kiefer porta le sue «Donne dell’Antichità» a Villa Rufolo | Riccardo Deni

Anselm Kiefer porta le sue «Donne dell’Antichità» a Villa Rufolo | Riccardo Deni