Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl Jeu de Paume espone il lavoro di Helena Almeida, proseguendo una riflessione sulle nuove forme narrative intorno al corpo e al gesto iniziata con la mostra su Cindy Sherman del 2006 e passando per Claude Cahun (2011), Lorna Simpson (2013) e Valérie Jouve (2015).
La retrospettiva «Helena Almeida. Corpus», dal 9 febbraio al 22 maggio, è la prima ampia retrospettiva in Francia dedicata a una delle più grandi artiste contemporanee portoghesi (Lisbona, 1934), che percorre tutte le fasi del suo lavoro, incentrato sul tema del corpo, dalla metà degli anni Sessanta a oggi.
Pittura, fotografia, video, disegno: la Almeida ha sperimentato diversi linguaggi, facendoli convivere nelle sue opere, proclamando la fine del «medium unico». Sono esposti tra l’altro i lavori della serie «Pintura habitada» (1975-76), che mescolano pittura e fotografia in bianco e nero, e le serie «Seduzir» del 2001 e del 2002, con alcuni schizzi preparatori.
«Dopo le prime opere tridimensionali, l’artista trova nella fotografia un mezzo per combattere l’esteriorità della pittura e di far coincidere sullo stesso supporto l’essere e il fare», spiega il Jeu de Paume. L’artista si mette in scena, è oggetto e soggetto, il suo corpo compare e scompare dall’inquadratura, come nei lavori presentati per la Biennale di Venezia del 2005: «Come se non smettessi mai di affermare che la mia pittura è il mio corpo, la mia opera è il mio corpo», spiega la Almeida.
La mostra si sposterà al Wiels, Centre d’art contemporain di Bruxelles dal 10 settembre all’11 dicembre.
Altri articoli dell'autore
Nella duplice veste di curatore e rettore della Scuola del Centre Pompidou-Metz l’artista ha inventato un abbecedario per una mostra è che un dizionario aperto, in cui ogni visitatore e ogni artista può riscrivere i significati
Esposte al Louvre oltre 170 opere della collezione personale del primo presidente della Terza Repubblica francese
Triplice appuntamento nel centro culturale in Provenza: una collettiva allestita da Tino Sehgal, l’Ong E.A.T e l’opera grafica di Maria Lassnig
Attraverso 260 opere il Louvre traccia il ritratto di una civiltà «rimasta a lungo ai margini degli studi accademici», un popolo di soldati, ma anche di commercianti, architetti, scienziati e artisti