«San Francesco d’Assisi in estasi» (1595-96 ca) di Caravaggio, Hartford (Ct), Wadsworth Atheneum Museum of Art. © Wadsworth Atheneum Museum of Art. Foto Allen Phillips

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«San Francesco d’Assisi in estasi» (1595-96 ca) di Caravaggio, Hartford (Ct), Wadsworth Atheneum Museum of Art. © Wadsworth Atheneum Museum of Art. Foto Allen Phillips

Alla National Gallery un San Francesco più influencer del Papa

Una quarantina di opere per raccontare, dice il direttore Gabriele Finaldi, come «attraverso i secoli, la personalità e la religiosità francescane mantengano la loro imponenza di paradossale, esasperata umiltà di impatto globale»

Dal 6 maggio al 30 luglio la National Gallery presenta la grande mostra dedicata a San Francesco d’Assisi (1182-1226) e alla sua eredità culturale. Curata dal direttore Gabriele Finaldi e da Joost Joustra, Ahmanson Research Associate Curator in Art and Religion alla National Gallery, la mostra affianca i dipinti della National Gallery, da Sassetta («Pala di San Sepolcro», 1437-44) e Botticelli («San Francesco d’Assisi con gli Angeli», 1475-80) a Zurbarán («San Francesco in meditazione», 1635-39), ai prestiti internazionali di Beato Angelico («San Francesco del davanti al Sultano», 1429, Lindenau Museum Altenburg), Caravaggio («San Francesco d’Assisi in estasi», 1595-96, Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford), Murillo («San Francesco abbraccia Cristo crocifisso», 1668-69, Museo de Bellas Artes di Siviglia) ed El Greco («San Francesco riceve le Stigmate», 1590-95, National Gallery of Ireland di Dublino) e a un’ardita selezione di opere contemporanee di Stanley Spencer, Antony Gormley («Untitled. For Francis», 1985, Tate), Andrea Büttner («La predica agli uccelli», 2010), Giuseppe Penone («Albero porta-credo/Door Tree-Cedar», 2012) e l’Arte povera e una nuova opera «exhibition specific» di Richard Long («A Walk for Saint Francis», 2023).

Si presentano così più di 40 opere provenienti da collezioni pubbliche e private di qua e di là dell’Atlantico a documentare oltre sette secoli di ideale francescano. Fra tavole, fondi oro e primitivi (molti della National Gallery), reliquiari e manoscritti fino a un’esplosiva comic novel Marvel, la mostra mette in luce quanto la figura di San Francesco abbia catturato l’immaginazione degli artisti e nei secoli si sia evoluta in contenuto totalmente trasversale e condiviso a tutto l’immaginario collettivo religioso cristiano.

Ma perché proprio San Francesco? Se da un lato l’epistemologia della rappresentazione francescana documenta una pittura devozionale fiorentissima soprattutto in ambito medievale, seppur senza molti picchi qualitativi da Sindrome di Stendhal (si stima che, senza contare i manoscritti miniati, addirittura 20mila immagini di Francesco sarebbero state realizzate solo nel secolo successivo alla sua morte), allo stesso modo l’iconologia francescana, con la sua coerente tavolozza quasi monocromatica, più da grisaille che da cromatismi sontuosi e sensoriali di coinvolgente restituzione pittorica, appare assai meno seduttiva per le arti figurative se confrontata a quella di santi assai più facilmente fascinosi quali Maria Maddalena o Sebastiano, per fare solo gli esempi più immediati. Senza contare il paradosso delle magnifiche chiese francescane del Tardo Medioevo, ricchissime di monumenti e cappelle funerarie, pale d’altare e affreschi, create da un ordine di frati mendicanti, impegnati alla povertà.

«Questa mostra nasce da un progetto del 2015 di Minna Moore Ede (all’epoca Curator alla National Gallery, Ndr) che, pur avendo da allora subito molte trasformazioni, è rimasto fedele all’idea originale di esplorare come San Francesco sia stato percepito e rappresentato nei secoli e quanto, come figura storica, resti rilevante nel nostro tempo, dichiara il curatore Gabriele Finaldi. Il tutto nella diretta testimonianza delle opere esposte nel percorso cronologico che inizia con tavole e manoscritti duecenteschi, prosegue attraverso le opere di Sassetta, Caravaggio e Murillo, e raggiunge l’odierno con Stanley Spencer, Giuseppe Penone e Antony Gormley».

«L’idea di una mostra su San Francesco riprende quella ricerca su temi religiosi avviata dalla National Gallery nel 2000 con “Seeing Salvation” che appunto esplorava la percezione della figura di Cristo attraverso le opere d’arte, precisa il cocuratore Joost Joustra. San Francesco d’Assisi è apparso il logico seguito di quella particolare esposizione. In mostra si incontrano molte raffigurazioni di Francesco in varie forme ed episodi (e particolarmente degna di nota è la “Pala di San Sepolcro” di Sassetta del 1437-44) e accanto alla maniera certamente naïve in cui in molti casi è stato trattata dagli artisti attraverso i secoli, la personalità e la religiosità francescane mantengono la loro imponenza di paradossale, esasperata umiltà di impatto globale, tanto da essere “vampirizzate” dai partigiani delle più diffuse cause di giustizia sociale ed ambientale: socialismo, diritti degli animali, femminismo, ecologia ecc.».

«Il radicalismo spirituale di Francesco, il suo impegno di solidarietà verso poveri e sofferenti, il suo amore per la natura e gli animali, quasi embrionale ecologismo, così come la sua lotta per la pace e il dialogo con le altre religioni (miliare l’incontro nel 1219, durante la Quinta Crociata, con il Sultano d’Egitto al-Malik al Kamil, nipote di Saladino), sono temi ancora oggi di enorme rilevanza, continua Finaldi. La storia della visualizzazione artistica di San Francesco è ovviamente anche la storia di come Francesco sia stato percepito nel tempo: tanti “San Francesco” sono stati rappresentati nei secoli enfatizzando, adottando e promuovendo e inevitabilmente adattando e manipolando i diversi aspetti della personalità umana e santifica di questo personaggio così unico da divenire destabilizzante. E questa mostra esplora proprio questi variegati aspetti legati ad un immaginario collettivo in continua, quasi biologica, evoluzione».

«Dalla nativa Umbria, l’immagine di San Francesco divenne rapidamente un fenomeno globale ante litteram, conclude Joost Joustra. Dalle prime biografie scritte di Tommaso di Celano e San Bonaventura nel XIII secolo e dai primi affreschi e pale d’altare (in particolare quelli attribuiti a Giotto e ai suoi collaboratori nella Chiesa Superiore di San Francesco ad Assisi), la vita di Francesco divenne un esempio da illustrare e proporre all’emulazione. Il valore di questo esame metastorico della figura di Francesco attraverso la lente della storia dell’arte, in sintesi il focus della mostra, sta nella conferma di quanto sia ricca e in continua, costante evoluzione la tradizione artistica di Francesco e in come i linguaggi artistici e le immagini conseguenti continuino a evolversi: ogni artista è autonomo interprete e contributore di questa ininterrotta evoluzione, da Giotto e Sassetta fino all’Arte povera, a registi come Roberto Rossellini e Pier Paolo Pasolini e fino, estrema dimostrazione di sintonica attualità, al comic novel “Francis, Brother of the Universe”, pubblicato da Marvel Comics nel 1980».
 

«San Francesco d’Assisi in estasi» (1595-96 ca) di Caravaggio, Hartford (Ct), Wadsworth Atheneum Museum of Art. © Wadsworth Atheneum Museum of Art. Foto Allen Phillips

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 22 giugno 2023 | © Riproduzione riservata

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