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Veduta della Sala Cy Twombly della Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma

Gnamc. Foto Alessandro Vasari

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Veduta della Sala Cy Twombly della Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma

Gnamc. Foto Alessandro Vasari

Alla Gnamc di Roma undici nuovi Twombly e tre milioni di dollari

 La donazione della Cy Twombly Foundation si innesta nella nuova politica allestitiva della direttrice Mazzantini, che sta recuperando l’impianto storico, lineare e monografico delle collezioni

Guglielmo Gigliotti

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Aveva Roma nel cuore Cy Twombly (1928-2011), e ora Roma ha una sua mostra permanente: è la Sala Twombly alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea (Gnamc), nata dalla donazione di undici opere dello statunitense da parte della Cy Twombly Foundation. A stilare l’accordo sono stati la direttrice del museo, Renata Cristina Mazzantini, e il presidente della fondazione, Nicola Del Roscio

In aggiunta ai lavori di Twombly, realizzati tutti tra il 1957 e il 1963, dalla Cy Twombly Foundation giunge anche un pastello di Picasso nel 1906. Non solo, ma anche tre milioni di dollari, per la riqualificazione del laboratorio di restauro e l’istituzione di un master e di borse di studio che saranno intitolati al pittore americano. «Un gesto di grande valore culturale e simbolico», secondo il ministro della Cultura Alessandro Giuli.

 

 

Pablo Picasso, «Nu debout», 1906, dalla donazione della Cy Twombly Foundation alla Gnamc

L’operazione Twombly si innesta nella nuova politica allestitiva della direttrice, che sta progressivamente ripristinando il percorso storico e monografico delle opere. Integrità e continuità di percorso permettono così una lettura limpida e lineare tra movimenti e personalità del ’900. Già costituite sono le polarità della Metafisica dechirichiana, del Futurismo e delle avanguardie, dell’arte astratta e dell’arte informale, dell’Arte Povera e dell’Arte cinetica, per proseguire con i preziosi nuclei di opere di Burri, Fontana, Piero Manzoni col gruppo Azimuth, Dorazio, Novelli, Rotella.

Gran parte di questi ultimi artisti sono stati anche amici di Cy Twombly, l’americano che scelse dal 1957 Roma come sua patria dell’anima. Grovigli segnici, lettere, numeri, sbavature che affiorano a partire da quell’anno nella pittura di Twombly raccontano infatti di muri antichi, come il bianco su cui sembrano librarsi reca con sé la memoria del travertino: l’arte di Twombly è figlia dell’Action Painting quanto dei vicoli e dei ruderi di Roma. Il Mediterraneo, con la sua luce chiara e le sue culture antiche, ha fatto il resto. 

Il passato non passa mai nella filosofia artistica di Twombly, è una presenza fluttuante, in cui il mito, la storia, la storia dell’arte (tutte le passioni di un artista colto) corroborano un’accezione moderna del dipingere. Gomitoli grafici, scritture infantili, cancellature affondano nell’archeologia storica e nell’archeologia dell’inconscio. Negli stessi titoli delle opere ora e per sempre della Gnamc, si riscontra l’amore per la storia antica («Ratto delle Sabine», «Caligula»), per il mito, ma anche per Sperlonga, cittadina sul mare presso Gaeta particolarmente amata dall’americano, dove pure soggiornò a lungo. A Roma c’è anche la sua sepoltura, ma da vero principe (della pittura), essa è ubicata nella chiesa barocca di Santa Maria in Vallicella, con lapide in latino, a pochi metri dai capolavori di Rubens, Barocci, Pietro da Cortona, artisti lontani dal suo linguaggio, ma non dalla sua percezione atemporale della vera pittura.

Cy Twombly, «Untitled», 1957, dalla donazione della Cy Twombly Foundation alla Gnamc

Guglielmo Gigliotti, 19 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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