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Uno dei fogli di un codice incompleto del Corano in scrittura kufica dell’VIII-IX secolo (& 35b Sup.)

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Uno dei fogli di un codice incompleto del Corano in scrittura kufica dell’VIII-IX secolo (& 35b Sup.)

All’Ambrosiana la raccolta più ricca d’Italia di manoscritti arabi e islamici

Oltre 2mila volumi costituiscono la raccolta avviata dal cardinale Federico Borromeo, fondatore della Biblioteca che affermava la necessità di aprirsi alle culture e lingue del mondo nella Milano di inizio XVII secolo

Con circa duemila codici, la raccolta di manoscritti arabi e islamici della Biblioteca Ambrosiana è la più ricca in Italia. La sua origine risale al fondatore, il cardinale Federico Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1595. Borromeo, con la Fondazione della Biblioteca Ambrosiana, affermava la necessità di aprirsi alle culture e lingue del mondo nella Milano di inizio XVII secolo, non diversamente da quel che accadeva a Roma, con la storia della Tipografia Medicea Orientale, l’Accademia dei Lincei e poi con la fondazione di Propaganda Fide (1622). Secondo tale progetto, l’Ambrosiana non doveva essere solo una biblioteca: al suo interno un collegio di «dottori» specializzati secondo le varie discipline (suddivise in 13 sezioni per otto materie) doveva condurre la ricerca scientifica in contatto con i dotti di tutta Europa. A tal fine, manoscritti arabi, persiani e turchi vennero acquistati per Federico Borromeo a Istanbul, Damasco, Baghdad, Gerusalemme e Il Cairo e a volte persino prodotti su commissione. 

Questo Fondo Antico dell’Ambrosiana è costituito da 224 manoscritti arabi islamici e cristiani, la maggior parte dei quali acquistati negli anni del cardinale Federico Borromeo, che si distinguono per la loro bellezza e antichità. Molti gli esemplari di pregio entrati così nella collezione. Troviamo dei fogli di un codice incompleto del Corano in scrittura kufica dell’VIII-IX secolo (& 35b Sup.) di particolare antichità e pregio, oppure una eccellente copia di Corano tascabile ottogonale di produzione ottomana (L 121 Sup.). Preziosi e per certi versi unici sono ad esempio i frammenti dal Libro degli animali di uno dei più celebrati autori della letteratura araba, al-Gahiz (morto nel 868), che includono 32 miniature di eccellente fattura, così come il Simposio dei medici di Ibn Butlan (m. 1063), con 11 miniature, contenuto in una miscellanea medica che risale al XIII secolo (A 125 inf.). Per la storia degli studi orientali nel Rinascimento non si può non citare il manoscritto che preserva l’edizione in arabo del Corano e la traduzione latina commissionata del cardinale e umanista Egidio da Viterbo (1520) (D 100 Inf.), annotato dal convertito Leone Africano e copiato nel 1621 da David Colville. Mirabile esempio di sforzo interpretativo e di sensibilità filologica, la storia, l’edizione e l’analisi accurata di fonti e informatori di questo manoscritto sono stati oggetto di studio da parte dei ricercatori del progetto europeo EuQu («The European Qur’an 1140-1830») dedicato alla storia della ricezione del Corano nell’Europa medievale dell’età moderna. 

La collezione dei manoscritti arabi della Biblioteca Ambrosiana si è notevolmente arricchita nel corso del tempo. Altri 134 manoscritti sono stati acquisiti progressivamente fino al XX secolo e costituiscono il cosiddetto Medio Fondo, mentre con il nome di Nuovo Fondo si indicano gli oltre 1.700 codici yemeniti (1.778 ne descrive il catalogo di Renato Traini in quattro volumi), raccolti dal collezionista lombardo Giuseppe Caprotti (m. 1919). Caprotti visse per oltre trent’anni a Sanaa, dove acquistò questi manoscritti che, con l’ausilio dello studioso Eugenio Griffini, fece catalogare e poi vendette all’Ambrosiana nel 1909. Tale collezione è la raccolta di manoscritti yemeniti più consistente al di fuori dello Yemen e contiene uno spaccato unico di storia letteraria e di interessi culturali di ogni genere della società yemenita. Testi sciiti ismailiti o zayditi si alternano ad altri di natura giuridica sunnita o di svariati argomenti letterari nell’ideale composizione di una biblioteca completa. Ben 500 di questi codici contengono testi unici o molto rari, ovvero attestati in non più di altre due copie al mondo. Si spazia da unicum come le Kawkib al-durriya di al-Mahalli (m. 1255; F 177) all’antologica raccolta di documenti trascritta di suo pugno da al-Shawkani (m. 1832), il maggiore autore yemenita dell’età moderna (E 87). È un altro primato, questo, della collezione di manoscritti arabi dell’Ambrosiana. 

Roberto Tottoli, 19 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

All’Ambrosiana la raccolta più ricca d’Italia di manoscritti arabi e islamici | Roberto Tottoli

All’Ambrosiana la raccolta più ricca d’Italia di manoscritti arabi e islamici | Roberto Tottoli