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Al Pompidou il moderno secondo Blistène

Luana De Micco

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Il Musée national d’Art moderne del Centre Pompidou si ripensa. Nell’attesa del nuovo allestimento degli spazi dedicati all’arte contemporanea (dal 1965 al 2015), che sarà lanciato nella primavera del 2016, è già possibile visitare le nuove sale della collezione d’arte moderna, per il periodo 1905-’65. Il nuovo allestimento è stato coordinato dal direttore del museo, Bernard Blistène (nella foto in alto): «Sono tornato a un approccio storico, più pedagogico. Il pubblico ha bisogno di punti di riferimento», ha osservato.

Il percorso, più chiaro, più fluido, è la sua visione dell’arte del XX secolo. Molte sono le novità. Intanto da un punto di vista logistico, poiché la collezione moderna è stata trasferita dal quarto al quinto livello dell’edificio sorto nel cuore di Parigi nel 1977, su progetto di Renzo Piano e Richard Rogers. Il pubblico ora può accedere alle terrazze, che non è cosa da poco, poiché dal Beaubourg la vista è una delle più belle. Alcune pareti sono state abbattute per creare spazi di ampio respiro. Sono state aperte sale monografiche dedicate a Matisse, con il grande collage «La Gerusalemme celeste», Kandisky, Kupka, Dubuffet, Braque, Picasso... L’altra grande novità è la creazione di sale-dossier dedicate (fino a metà 2016) ai teorici, storici e critici d’arte «che ci hanno aiutato a comprendere le opere moderne», come Georges Bataille, André Breton, Guillaume Apollinaire. Saranno rinnovate ogni sei mesi a partire dai fondi documentari della Bibliothèque Kandisky. Una sala-focus, in chiusura di percorso, la sala Barnett Newman, è dedicata all’attualità. 

Per quanto riguarda le opere, sono ora in mostra alcune nuove acquisizioni, tra cui «Portrait de Hanna Höch» di Raoul Hausmann (1916), «Un Homme saoût en vaut deux» di Gil J. Volman (1952) e «L’Objet surréaliste» di Salvador Dalí (1936). Per il dopoguerra, «Maquette spatiale» di Ettore Sottsass (1946), «Volume» di Dadamaino (1959), «Peinture n. 6» di Michel Parmentier (1963), «Inferno Halleluja» di Ernst Wilhelm Nay (1964) e «Sculpture filiforme supertemporelle» di Roland Sabatier (1964). 

Il percorso, in una quarantina di sale, si apre con «Luxe, calme et volupté» di Matisse, che fu tra le opere scandalo del Salon d’Automne del 1905 segnando la nascita del movimento dei Fauves. Si prosegue per sequenze cronologiche e tematiche. Si entra nelle sale cubiste con le opere di Braque, Picasso e Léger. Si passa alle astrazioni con Kandisky, Delaunay, De Stijl e gli artisti del Bauhaus. Per la sequenza Dadaismo e Surrealismo una sala è dedicata a Marcel Duchamp. Il museo presenta il «Muro» dell’atelier di André Breton, in rue Fontaine a Parigi, «opera d’arte totale» con più di 200 oggetti raccolti dal padre del Surrealismo e, per la prima volta, espone il suo studio. Si attraversa una sala realista in cui le opere di André Derain dialogano con quelle di Balthus e i disegni del fratello di quest’ultimo, Pierre Klossowski. La sequenza dedicata all’Informale si articola in particolare intorno alla figura di Dubuffet e al movimento CoBra. Si chiude con il Nouveau Réalisme, la Pop Art e il movimento neodada Fluxus. 

Luana De Micco, 20 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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