Il Tesoro di Behanzin è tornato in Benin ed ora è esposto, fino al 22 maggio, al Palais de la Marina, residenza ufficiale della Presidenza della Repubblica, che ha sede a Cotonou, la più grande città del Benin. Si tratta dei ventisei oggetti d’arte africana, tra cui tre statue di re, scettri, troni e quattro porte con bassorilievi che la Francia ha restituito di recente al Benin, dopo un lungo percorso diplomatico iniziato nel 2017 dal presidente francese Emmanuel Macron, e reso possibile dal voto di una legge ad hoc, nel dicembre 2020, con cui il parlamento francese ha approvato la deroga al principio di «inalienabilità» delle collezioni nazionali del Codice del patrimonio storico.
Il «tesoro» era stato portato via come bottino di guerra dall’esercito coloniale del generale Dodds nel 1892 durante il saccheggio del palazzo di Abomey, capitale del regno di Dahomey, ed era entrato nelle collezioni del museo etnografico del Trocadero nel 1893 e poi, nel 2003, al Musée du quai Branly, a Parigi. Proprio al quai Branly gli oggetti sono stati esposti per alcuni giorni lo scorso ottobre prima di lasciare la Francia.
A novembre infine il «passaggio di proprietà» è stato ufficializzato all’Eliseo.
«Arte del Benin di ieri e di oggi: dalla Restituzione alla Rivelazione», momento importante dunque per il Paese per mostrare per la prima volta al pubblico i tesori tornati a casa dopo più di un secolo, è anche l’occasione per presentare la scena artistica contemporanea del Paese africano e della sua diaspora. In tre sezioni sono presentate più di cento opere, su supporti diversi, dalla pittura al video all’installazione, di 34 artisti, tra cui Emo de Medeiros, Moufouli Bello, Kiffouli Dossou o ancora Youss Atacora. I temi principali: il sacro, l’eredità, la memoria, il legame tra passato e futuro, la ricerca dell’identità.
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