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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliUn grande classico della letteratura giapponese ha ispirato il Musée Guimet, il museo nazionale delle arti asiatiche di Parigi. Al centro della nuova mostra «Alla corte del principe Genji. Mille anni di immaginario giapponese», dal 22 novembre al 24 marzo 2024, organizzata in collaborazione con la fondazione franco-giapponese Sasakawa, c’è infatti «Genji monogatari» (o Racconto di Genji), un romanzo dell’XI secolo scritto da una poetessa, che si è fatta conoscere con il nome di Murasaki Shikibu.
Vi si narra la vita di un immaginario figlio di un imperatore, Genji, detto il «principe splendente», bello, colto, abile in tutte le arti e libertino. L’autrice racconta i suoi tanti amori con le dame della corte e gli intrighi di potere, dipingendo un affresco della vita presso la corte imperiale di Heiankyō (l’odierna Kyoto). Siamo in epoca Heian, un periodo compreso tra il 794 e il 1185: una delle epoche culturalmente più ricche per un Paese chiuso come il Giappone, caratterizzata dall’assimilazione della cultura cinese e del buddhismo e dall’ascesa al potere della classe guerriera, i bushi.
Il museo dedica alla comprensione di questo periodo storico del Giappone antico tutta la prima sezione della mostra. Si mette in evidenza anche l’emergere di una letteratura femminile «unica nella storia del Giappone. Se la poesia cinese kanshi resta appannaggio delle élite maschili al governo, le donne, invece, spiega il Guimet, si impadroniscono delle poesie di stile waka a cui applicano un sistema di scrittura corsiva derivato dal cinese e adattato alla lingua giapponese di allora, per produrre opere che mescolano waka e prosa».
Il romanzo di Murasaki Shikibu è stato fonte di ispirazione di tanti artisti e artigiani lungo i secoli, fino ad oggi. Stampe, pitture, sculture ma anche le ricche iconografie che ornano paraventi, kimoni, oggetti preziosi, raccontano le gesta di Genji. Il museo parigino espone opere della sua collezione e prestiti di altri musei e collezioni private, tra cui delle scatole laccate del ’700, finemente intagliate con scene della vita di Genji, che sono appartenute alla collezione della regina Maria Antonietta.
La storia di Genji ha ispirato anche il manga che ha reinventato i codici pittorici. Il più famoso è «Asaki yume mishi» di Waki Yamato, pubblicato in 13 volumi tra il 1980 e 1993 e che segue fedelmente la trama originale (ma mai uscito in Italia). Nella seconda sezione della mostra sono esposti i quattro rotoli intessuti del maestro tessitore Itarô Yamaguchi (1901-2007) che illustrano scene tratte dl romanzo di Murasaki Shikibu. Sono mostrati ora per la prima volta tutti e quattro stesi integralmente, accompagnati dai disegni preparatori e dagli strumenti di lavoro del maestro tessitore. Itarô Yamaguchi cominciò a lavorarci negli anni ’70 riproducendo con la tecnica di lavorazione Jacquard le pitture a rotolo antiche d’epoca Heian conservate al Tokugawa Art Museum di Nagoya e al Gotoh Museum di Tokyo. L’ultimo rotolo, rimasto incompiuto alla sua morte (aveva 105 anni), fu terminato nel 2008. I quattro rotoli hanno raggiunto le collezioni del Guimet nel 2009, donati al museo dal figlio di Itarô Yamaguchi, secondo la volontà paterna.

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