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Particolare degli affreschi in restauro di Simone Martini nella Cappella di San Martino, Basilica inferiore di San Francesco, Assisi. Foto Stefano Miliani

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Particolare degli affreschi in restauro di Simone Martini nella Cappella di San Martino, Basilica inferiore di San Francesco, Assisi. Foto Stefano Miliani

Ad Assisi dietro Simone Martini l’intonaco suona vuoto

Nella Basilica Inferiore si sta lavorando per ovviare al distacco degli affreschi nella Cappella di San Martino

Stefano Miliani

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Una volta entrati nella Basilica Inferiore di San Francesco, la prima cappella a sinistra nella navata è stata decorata per intero, indicativamente tra il 1313 e il 1318, dal senese Simone Martini con pitture murali ricche di dettagli minuziosi e preziosità che raffigurano storie di san Martino. Vescovo di Tour e patrono di Francia, il santo è molto popolare per l’episodio in cui divise il suo mantello con un povero infreddolito con un gesto che loda la generosità contro l’egoismo e che ben si accompagna al culto del santo assisiate.

In un programma di manutenzione che investe l’intero complesso monumentale, il Sacro Convento sta restaurando la cappella. Sui ponteggi un semplice gesto del caporestauratore prova quanto l’intervento sia necessario: Sergio Fusetti «bussa» delicatamente sulla fascia alta della parete d’ingresso, nella scena dall’architettura gotica in cui il committente cardinale Gentile Partino da Montefiore è in ginocchio davanti a san Martino e quel tocco suona sordo e vuoto come se dietro ci fosse un vuoto.

«L’intonaco qui si è staccato, lo stiamo consolidando», spiega il 74enne responsabile della manutenzione dell’intero complesso di San Francesco. Dunque il guasto c’è ma non si vede. «L’operazione principale consiste proprio, dove serve, nel consolidare l’intonaco al supporto murario. Grazie a vecchi restauri non abbiamo avuto perdite nelle superfici pittoriche con il terremoto del 1997 né con quello del 2016; tuttavia questa resta zona sismica, i distacchi sono dovuti ai terremoti e sono fonte di preoccupazione». Fusetti precisa però che il distacco di uno degli affreschi, quello di san Martino sul cavallo bianco mentre divide con la spada il mantello per donarlo al povero, risale a un tentativo di metterlo in un luogo più sicuro durante l’ultima guerra: i tecnici iniziarono l’operazione di distacco ma la lasciarono interrotta.

La politica del Sacro Convento francescano è condurre controlli costanti a tappeto. «L’ultimo restauro della Cappella di San Martino fu nel 1968 cui seguì un intervento di manutenzione del 1974, eseguiti entrambi dall’Istituto Centrale del Restauro, ricorda Fusetti. Quello del ’68 pose riparo alle infiltrazioni d’acqua colata dall’esterno e dal tetto e ai danni provocati nell’800 da un fulmine». Durante il restauro in corso, che è stato preceduto da analisi diagnostiche e da una campagna fotografica, piccoli tasselli lasciati intatti dai tecnici e visibili solo da vicino rivelano come gli incarnati, le dorature, i colori si fossero iscuriti e stiano riacquistando più vivacità e brillantezza dopo la pulitura.

Il caporestauratore: «Dobbiamo fare una pulitura. Dopo cinquant’anni un pulviscolo diffuso ha ingrigito e alterato la cromia dell’opera. È uno sporco dovuto alla polvere e al vapore acqueo causati da pellegrini e turisti: nel 1974 in media erano 800mila-un milione l’anno, ora sono quattro-cinque milioni. Contribuisce al problema l’ubicazione della cappella all’interno della chiesa: probabilmente l’aria che circola crea un “effetto cappa”. Il pulviscolo si deposita di più sulle fasce alte delle pareti e sulle volte». Lo conferma un tassello più scuro nella scena del sogno di sant’Ambrogio durante la messa mentre san Martino muore. La volta stellata si è interamente scurita.

Nella scena della resurrezione miracolosa il volto del bambino appare invece piuttosto rovinato: «Era già così nel 1968 a causa delle infiltrazioni», rimarca il caporestauratore. «Nella biacca il bianco iscurisce, ma è un’alterazione naturale e non un processo che progredisce, come provano foto di cinquant’anni fa, per cui non lo tocchiamo. Asportiamo invece il Paraloid che nel 1968 era consuetudine stendere sulla superficie pittorica». I restauratori della Tecnireco hanno iniziato a lavorare dalle fasce alte, la zona solitamente più problematica, controllando eventuali crepe e stuccando dove si presentava necessario. «Dal ciclo eliminiamo eventuali vecchi ritocchi imperfetti e salviamo le integrazioni pittoriche a rigatino ben fatte: l’Icr non lasciò le superfici a neutro», annota Fusetti.

Le aureole frattanto mostrano dettagli preziosi come piccoli volti incisi e stanno recuperando luminosità anche se la brillantezza originaria di cui fu artefice Simone Martini non potrà ritornare «ritornare all’antico splendore»: il tempo fa il suo corso. La superficie pittorica è di circa 300 metri quadrati e l’intervento si concluderà entro l’anno con un costo di 285mila euro di cui quasi 200mila stanziati dal Ministero della Cultura, il resto da benefattori. Intanto nel torrino a sinistra della facciata (vuoto all’interno) si sta installando un ascensore che permetterà di salire dalla zona inferiore a quella superiore evitando le scale a chi ha difficoltà di movimento. A giudicare dai rendering l’ascensore sarà invisibile dall’esterno: su tutto sorveglia la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria.
 

Particolare degli affreschi in restauro di Simone Martini nella Cappella di San Martino, Basilica inferiore di San Francesco, Assisi. Foto Stefano Miliani

Particolare degli affreschi in restauro di Simone Martini nella Cappella di San Martino, Basilica inferiore di San Francesco, Assisi. Foto Stefano Miliani

Particolare degli affreschi in restauro di Simone Martini nella Cappella di San Martino, Basilica inferiore di San Francesco, Assisi. Foto Stefano Miliani

Stefano Miliani, 20 dicembre 2022 | © Riproduzione riservata

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