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Il padre di Federico Zeri, Agenore, celebre patologo

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Il padre di Federico Zeri, Agenore, celebre patologo

ANNO ZERI | Vissi d'arte

La biografia di Federico Zeri anno per anno. Con fotogalleria

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Redazione GdA

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1921
Federico Zeri nasce a Roma il 12 agosto in una famiglia benestante e colta, di lontane origini siriane. Il padre, Agenore, romano, era medico internista assai affermato, primario del Policlinico e Professore Emerito dell’Università di Roma. La madre, Clelia Saporetti, apparteneva a una famiglia di origine ravennate. Gli Zeri vivevano in una grande casa in via Nazionale.

1927-37
Compie i primi studi privatamente, con un’istitutrice, che lo guida alla scoperta dei maggiori monumenti romani e alla quale resterà legato da un durevole senso di amicizia. Frequenta a Roma l’Istituto Massimo, scuola secondaria retta dai Gesuiti, da dove viene espulso a causa di certe sue contestazioni di carattere teologico, giudicate offensive.

1939
Conclude gli studi secondari al Liceo Tasso. Muore il padre; le condizioni economiche della famiglia divengono precarie e gli Zeri si devono trasferire in via Severano, fra la via Nomentana e piazza Bologna.

1939-41
Sceglie gli studi universitari di Chimica e Botanica. Conserverà per tutta la vita una notevole conoscenza e un grande amore per le piante.

1942
Cambia facoltà e si iscrive a Lettere. Esplora a fondo il patrimonio fotografico dell’Università di Roma, il cui archivio, allora a disposizione degli studenti, era ricco di stampe corredate da pareri di Pietro Toesca e, soprattutto, di Adolfo Venturi. (Molti doppioni di quel fondo si trovano nell’Archivio di Mentana).

1944
Viene arrestato e trattenuto in questura per una settimana. Verrà liberato grazie all’intervento di una persona rimasta anonima, che aveva riconosciuto in lui il figlio del medico che gli aveva salvato la vita. Quando la città è liberata, si mantiene facendo il cicerone per gli ufficiali americani.

1945
Si laurea a gennaio con Pietro Toesca, insigne studioso dell’arte medievale, discutendo una tesi sul pittore Jacopino del Conte, figura chiave del Manierismo italiano. La ricerca per la tesi costituisce un’esperienza basilare per Zeri, premessa ai suoi successivi studi in quella direzione.

1946
Al concorso per entrare di ruolo nell’Amministrazione delle Belle Arti (titolo del tema, indicato da Toesca, «Tiziano fino all’Assunta dei Frari»), Zeri consegna ed esce dopo circa un’ora, tanto da far sospettare un abbandono. Si qualifica invece primo assoluto ed entra in Soprintendenza alle Gallerie. Dopo questa esperienza passa al Gabinetto Fotografico Nazionale, arricchendo la propria conoscenza visiva e contribuendo a un suo primo riordino. Tramite Umberto Barbaro, Zeri conosce Giuliano Briganti, allora noto soprattutto quale figlio dell’antiquario Aldo. Nell’abitazione dei Briganti in via Giulia incontra Roberto Longhi, episodio destinato a segnare il suo futuro. Compie una serie di perlustrazioni nel Lazio meridionale (che sfoceranno negli originali contributi e negli studi su Giovanni da Gaeta, Cristoforo Scacco e Scipione Pulzone), in Umbria e nelle Marche. Queste visite, come quelle in Abruzzo, stimolano l’interesse di Zeri per le aree eccentriche e per le nuove ricostruzioni filologiche che avranno un peso particolare nell’indirizzo dei suoi studi. Egli attribuirà infatti molta importanza ai modi con cui talune zone secondarie hanno reagito a quanto è stato prodotto nei centri maggiori. Visita luoghi isolati e di difficile accesso come Belforte sul Chienti (Carlo Crivelli) e Campodonico (affreschi di S. Biagio in Caprile). Italo Faldi, con il quale ha compiuto molte di quelle escursioni, ricorda le esplosioni di sdegno di Zeri nei confronti dei parroci di quelle regioni, ritenuti responsabili della cattiva conservazione del patrimonio artistico loro affidato.

1947-50
Inizia a frequentare la casa di Longhi a Frienze dove approfondisce le proprie conoscenze e capacità di filologo. Zeri riceve da Longhi stimoli fondamentali ma il rapporto tra i due diventa rapidamente conflittuale: Zeri attribuirà a Longhi la responsabilità di avergli ostacolato la carriera universitaria.

1948
Incontra l’ungherese Frederick Antal, uno dei fondatori della storia «sociale» dell’arte, cui Zeri riconosce il nostro debito; ne trarrà un’apertura di orizzonti che gli consentirà di superare i confini della pura filologia attributiva. L’incontro con lui avrà un’importanza fondamentale nell’elaborazione di Pittura e Controriforma. Grazie a Toesca, entra in contatto con Bernard Berenson. Lo strano incontro fra il giovane Zeri e Berenson dà luogo a un rapporto continuato con regolarità sino al 1952 e poi rarefattosi, ma senza cessare del tutto. Berenson aiuta Zeri in modo discreto, quasi sommerso: tale appoggio culmina con il suggerimento a Georges Wildenstein di scegliere Zeri quale proprio successore in veste di consulente. Oltre alla verifica sistematica dei famosi «elenchi» di Berenson, Zeri riceve da questi e dalla lettura di A. Toynbee ulteriori suggestioni circa il ruolo svolto dalle epoche di decadenza delle civiltà, approfondendo le sue ricerche soprattutto sul Tardoantico.

1952
Conclude il volume Pittura e Controriforma. Pittura senza tempo di Scipione da Gaeta, uno dei rari studi italiani di storia dell’arte concepiti secondo un’analisi di ispirazione marxista. Il libro sarà pubblicato cinque anni più tardi da Einaudi (e ristampato nel 1987 da Neri Pozza). Il 10 aprile 1952 è pronto il manoscritto del catalogo della Galleria Spada di Roma, pubblicato nel marzo del 1954.

1953
Alessandro Contini Bonacossi comincia in segreto a servirsi dei pareri di Zeri e lo fa sino alla morte, nel 1955.

1955
Dopo un congedo temporaneo nel 1952, Zeri decide di abbandonare definitivamente l’Amministrazione delle Belle Arti. Secondo le testimonianze di Faldi e di De Angelis d’Ossat, la scelta dipendeva da un’esclusiva e unilaterale volontà di Zeri, il quale optò per la libera professione, diventando consulente di antiquari e collezionisti. Indirizza varie campagne fotografiche della Frick Reference Library. Viene aiutato dall’antiquario toscano Giovanni Salocchi, col quale collabora.

1956
Ultima il catalogo della Galleria Pallavicini (pubblicato nel 1959). Le sue frequentazioni della nobiltà, fra cui i Colonna, alimentano le prime reazioni negative da parte di alcuni esponenti dell’ambiente storico artistico. Dalla metà degli anni Cinquanta inizia a viaggiare sistematicamente con l’antiquario Carlo Sestieri, di cui Zeri è consigliere, specialmente a Londra e nella provincia inglese. Diviene consulente dell'industriale Vittorio Cini. Inizia a recarsi frequentemente negli Stati Uniti. Suoi compagni sono Sandrino Contini Bonacossi e il restauratore Mario Modestini, che gli fornisce preziosi insegnamenti sulla tecnica e i materiali delle opere d’arte. Sono gli anni della sua attività più feconda. Zeri pubblica numerosi studi sulla pittura italiana del Tre e del Quattrocento in riviste periodiche: in «Proporzioni» prima, in «Paragone» poi (entrambe fondate e dirette da Roberto Longhi), nel «Bollettino d’Arte», in «The Burlington Magazine» e in varie altre riviste internazionali. Questo enorme materiale di studio pubblicato da Zeri nell’arco di quarant’anni è oggi raccolto nei 5 volumi (Giorno per giorno nella pittura) pubblicati da Umberto Allemandi & C., a cura di Mauro Natale.

1957
In una lettera a Modestini, Zeri parla di un suo possibile incarico universitario a Catania, rimasto, ancora una volta, allo stato di progetto.

1959
Mentre è all’estero la madre si ammala in modo grave; morirà poco dopo.

1960
Compie un importante viaggio in Urss (vi tornerà nel 1968 e poi di nuovo nel ’90), dove ha modo di visitare i depositi di musei grandi e piccoli. Gli anni Sessanta segnano una svolta decisiva nella vita di Zeri: intensifica la collaborazione con Wildenstein, Colnaghi, Agnew, viaggia sempre più spesso e la sua presenza a Roma diventa intermittente.

1961
Viene pubblicato il suo saggio sul Maestro delle Tavole Barberini (Due dipinti, la filologia e un nome. Il Maestro delle Tavole Barberini, Torino, Einaudi)

1963
Rottura definitiva con Longhi: Zeri si dimette dalla redazione della rivista «Paragone» a seguito della pubblicazione di un attacco contro Erwin Panofsky. Nello stesso anno conosce John Paul Getty, miliardario americano di cui diventa consulente sino alla morte di questi, avvenuta nel 1975. Ancora nel 1963, su indicazione dello storico d’arte Sydney J. Freedberg, viene chiamato come visiting professor ad Harvard. Fra i suoi allievi è Everett Fahy, poi direttore della Frick Collection a New York e attuale Chairman del Dipartimento di pittura europea del Metropolitan Museum di New York.

1965
È chiamato temporaneamente alla Columbia University di New York.

1967
Abbandona la casa di via Severano a Roma e si trasferisce a Mentana nella villa che si era fatto costruire da Andrea Busiri Vici.

1971
Riceve l’incarico di redigere il catalogo dei dipinti italiani dal Metropolitan Museum of Art. Esce il primo volume, Italian Painting. A Catalogue of the Collection of the Metropolitan Museum of Art. Da qui al 1986 usciranno, grazie all’assistenza della signora Elisabeth E. Gardner, altri tre importanti volumi dedicati alla Venetian School (1973) e alla North Italian School. Quello sul Seicento resta in sospeso.

1975
Alla morte di John Paul Getty è nominato Trustee della Fondazione che gestisce il Museo fondato a Los Angeles. Lascerà bruscamente la Fondazione nel 1984 dopo aver denunciato l’acquisto miliardario di un kouros che egli considerava, a ragione, un falso moderno. Si ampliano le sue frequentazioni del mondo dell’alta società internazionale.

1976
Viene pubblicato il catalogo della Walters Art Gallery di Baltimora (Maryland). Raccoglie nel frattempo materiali per una serie di studi mai pubblicati su Carlo Crivelli, sui tre Vivarini, sul Trecento riminese, sui «romanisti» fiamminghi del Cinquecento, sulla Camera Borgherini, sui deschi da parto. Vedono la luce varie raccolte di articoli (Quaderni di Emblema 2, Bergamo 1973; Diari di lavoro 2, Torino, Einaudi, 1976).

1979-80
Dirige due delle tre sezioni della Storia dell’Arte Italiana (12 volumi, Torino, Einaudi, dal 1979) per la quale scriverà saggi controcorrente e di grande originalità (I francobolli italiani: grafica e ideologia dalle origini al 1948, 1980; Rinascimento e Pseudo-Rinascimento, 1983). Inizia la collaborazione con il settimanale «L’Europeo» e con il quotidiano «La Stampa»: la scelta degli argomenti, sovente di origine occasionale, e i giudizi critici, spesso formulati con tono polemico e con una scrittura piana, senza maniere, fanno di Zeri uno dei testimoni più acuti e intransigenti della cultura italiana. In seguito alla sua partecipazione a vari programmi televisivi Zeri conquista, all’inizio degli anni Ottanta, una grande notorietà.

1984
Pubblica, con Mauro Natale (e nel 1990 con Andrea Bacchi), i cataloghi della collezione Cini a Venezia.

1986
Pubblica (con Francesco Rossi) il catalogo di La raccolta Morelli nell’Accademia Carrara di Bergamo).

1988
Pubblica nell’Atlante della Storia d’Italia (Torino, Einaudi), La percezione visiva dell’Italia nella storia della pittura, saggio che nel 1989 sarà riproposto in un apposito volume. Nello stesso anno esce La collezione Federico Mason Perkins (Torino, Umberto Allemandi & C.), catalogazione scientifica della raccolta di primitivi italiani lasciata dal collezionista americano al Sacro Convento di Assisi.

1989
L’Accademia Carrara di Bergamo dedica una mostra alle sculture della sua raccolta.

1994
All’epoca del ministero Ronchey viene nominato vicepresidente del Consiglio Nazionale per i Beni culturali, incarico che gli consente di diventare uno dei consulenti, spesso ascoltato, del Ministro. L’incarico sarà rinnovato nella legislatura successiva, con il ministro Veltroni.

1995
Viene nominato membro straniero all’Académie des Beaux-Arts de l’Institut de France. La cerimonia di ingresso avverrà il 23 aprile 1997.

1997
Pubblica (con Andrea G. De Marchi) il catalogo del Museo Lia di La Spezia. Riceve dal Governo francese la Légion d’Honneur.

1998
Zeri muore nella sua casa di Mentana il 5 ottobre. Nonostante il suo impegno costante nel campo dello studio dei dipinti, della loro identificazione e della loro collocazione attributiva Zeri rimpianse a più riprese (nella prefazione al primo volume di Giorno per Giorno nella pittura e nelle pagine di un libro di memorie, Confesso che ho sbagliato, più un racconto che una vera e propria autobiografia) di non aver svolto studi storici di più ampio respiro. Frutto della sua attività di conoscitore rimane l’immenso archivio fotografico conservato nella sua casa di Mentana; esso è stato destinato con la biblioteca d’arte e l’edificio che lo ospita con annesso podere, all’Università di Bologna (che ha conferito a Zeri una laurea honoris causa il 6 febbraio) affinché ne faccia un centro di studi di storia dell’arte a lui intitolato accessibile agli studiosi e con una foresteria. Un profilo della sua personalità di studioso e la lista delle sue pubblicazioni sono apparsi in una raccolta di studi che colleghi e amici gli hanno dedicato nel 1984 (Scritti di storia dell’arte in onore di Federico Zeri, a cura di Mauro Natale, Milano, Electa).

Questo testo è stato originariamente pubblicato ne «Il Giornale dell'Arte» n. 171, novembre 1998

ANNO ZERI

Il padre di Federico Zeri, Agenore, celebre patologo

Federico Zeri bimbo

A Venezia a 5 anni, con la sorella Nunzia di 2 anni e mezzo

Con la mamma Clelia a Villa Pamphilj, il 27 giugno 1926

Il 14 ottobre 1929

Federico Zeri a Villa Pamphilj

Zeri militare a Firenze nel 1941

Negli anni Cinquanta, Federico Zeri con il nipote Eugenio

Nel 1962 Zeri è diretto in America, a bordo della Leonardo da Vinci, con l'attore Melvyn Douglas

Nel 1987 Federico Zeri è in Turchia, a Didime

Nel 1988 in Turchia, a Nemrut Dagi

Nel 1988 Zeri è in Turchia, a Dafni, con la sorella Nunzia

Nel 1988, Zeri in Siria

Nel 1988 Zeri è in Siria, a Palmira

Nel 1988 Zeri è in Siria, a Damasco

Nel 1990, in Russia, navigando sulla Neva. A sinistra Anna Cesati

Nel 1990, in Russia a San Pietroburgo, davanti al Palazzo dello Stato Maggiore Generale

A Parigi, nel 1988, con da sinistra, Dino Fabbri, Wendy Anderson e Gianni Agnelli

A Venezia, nel 1996, nella sala dei due Troni Ludovisi alla mostra sui greci in Occidente a Palazzo Grassi. Foto di Trudy Sammartini

A Bologna, nel 1998, per la laurea honoris causa con il Magnifico Rettore Fabio Roversi Monaco. Foto Breveglieri

A Roma, a Palazzo Farnese, per il conferimento della Légion d'Honneur. A sinistra, l'ambasciatore francese, a destra Alvar González-Palacios

A Parigi, nel 1997, con l'abito e lo spadino di Accademico di Francia. Foto Brigitte Heymann

Ad Assisi, davanti al Sacro Convento con il Principe di Galles

A Roma, a Palazzo Chigi, il 15 aprile 1997 riceve da Prodi le insegne di Cavaliere di Gran Croce

A un tavolo di lavoro nella sede dell'Ibm. A sinistra, Renzo Piano, al centro seduto Carlo Bertelli e dietro di lui Umberto Eco. Foto Gianni Berengo Gardin

Appena trasferito a Villa Mentana nel 1967

In trono, il 12 agosto 1997, nel suo settantaseiesimo compleanno a Villa Mentana

Sulla terrazza della sua camera da letto a Villa Mentana

Federico Zeri al suo tavolo di lavoro a Villa Mentana

Redazione GdA, 05 ottobre 2021 | © Riproduzione riservata

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