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Jan Eustachy Wolski, «Pelexiton (Excerpts 1 to 6)»

Photo: Manuela De Leonardis

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Jan Eustachy Wolski, «Pelexiton (Excerpts 1 to 6)»

Photo: Manuela De Leonardis

A Vilnius 27 artisti internazionali affrontano le strategie della guerra

Dopo il simposio a Berlino e prima del volume che uscirà la prossima l’estate, prosegue al Cac-Contemporary Art Centre il progetto «Aspects of Presence»

Il suono, il silenzio, le parole, il movimento: anche nella performance «Instructions for the Woodcutters and Other Songs» (Istruzioni per i boscaioli e altre canzoni), Lina Lapelytė (Kaunas, Lituania, 1984) ha dato voce ai temi della memoria e della resistenza cantando e recitando (sia in lituano sia in inglese) in occasione dell’inaugurazione della collettiva «Bells and Cannons. Contemporary Art in the Face of Militarisation», curata da Valentinas Klimašauskas e Virginija Januškevičiūtė al Cac-Contemporary Art Centre di Vilnius fino al primo marzo 2026. L’artista, che insieme a Rugilė Barzdžiukaitė e Vaiva Grainytė ha rappresentato la Lituania alla 58.ma Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, vincendo il Leone d’Oro con l’opera-performance «Sun and Sea», in questo contesto ha affrontato anche la questione politica legata alla guerra in Ucraina. Un conflitto iniziato nel 2014 con l’annessione della Crimea da parte della Russia e degenerato con il conflitto nel Donbass e la crisi umanitaria che, tra le sue conseguenze, annovera anche la presenza della brigata tedesca in Lituania con un dispiegamento di migliaia di soldati, insieme a civili e famiglie all’interno della strategia della Nato volta a rafforzare i propri confini orientali in risposta all’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina. 

Una questione particolarmente sentita in Lituania, considerando il contesto geopolitico teso sia per ragioni storiche sia geografiche: in linea d’aria la distanza tra Vilnius e Kiev è di circa 590 chilometri. Proprio nell’ottica della valenza etica dell’arte come piattaforma di riflessioni e presa di coscienza che riflette il contesto sociopolitico contemporaneo, si è sviluppato il progetto artistico «Aspects of Presence», una collaborazione tra Cac di Vilnius, Akademie der Künste di Berlino e Goethe-Institut in Lituania, di cui «Bells and Cannons. Contemporary Art in the Face of Militarisation» rappresenta l’episodio intermedio, dopo il simposio svoltosi a Berlino lo scorso giugno e prima della pubblicazione del volume prevista per l’estate 2026. Come enuncia il titolo stesso della mostra (in italiano «Campane e cannoni. L’arte contemporanea di fronte alla militarizzazione»), le 27 artiste e artisti internazionali hanno declinato il tema delle strategie della guerra attraverso linguaggi, tecniche e materiali diversi, come il polacco Jan Eustachy Wolski con il dipinto monumentale «Pelexiton (Excerpts 1-6)» nel dare forma alle «strutture di potere in un mondo intrappolato all’interno di macchinari»; il tedesco Peter Wächtler con le sue sculture in bronzo che raffigurano orsi e lupi, simbolicamente associati alla ferocia e alla paura, o l’artista ucraina Sana Shahmuradova Tanska, che nei suoi dipinti affronta il tema del trauma transgenerazionale. 

Considerato un’opera-chiave, il video «Swimming Through» di Berta Tilmantė, Neringa Rekašiūtė, Aurelija Urbonavičiūtė e Rūta Meilutytė (la musica è di Viktoras Urbaitis) documenta la performance delle artiste, svoltasi nella primavera 2022 all’esterno dell’Ambasciata russa a Vilnius: «un invito a non voltarsi», come hanno affermato all’unisono. Sulle molteplici forme di complicità innestate nell’ideologia dello sfruttamento del territorio e delle risorse naturali si focalizza, poi, l’installazione del 2024 che comprende «Leak», il video «Where Russia Ends» e il testo «Timeline: The End of a Pipeline», nata dalla collaborazione della regista tedesca Hito Steyerl con il regista ucraino Oleksiy Radynski e il ricercatore Philipp Goll. Infine, dal conflitto russo-ucraino ci si sposta a Gaza, sebbene con opere precedenti alla tragedia in corso, con il collettivo Forensic Architecture che investiga le violazioni dei diritti umani, autore del video «Herbicidal Warfare in Gaza» (2019), e con l’artista multidisciplinare di origine palestinese Basma al-Sharif che, attraverso la tecnica audio dei battiti binaurali, nel corto sperimentale «Deep Sleep» (2014) propone un viaggio dall’effetto percettivo tridimensionale attraverso le onde sonore di Gaza, ripercorrendo scenari di rovine moderne.

Philipp Goll, «Oleksiy Radynski and Hito Steyerl, Leak. The End of a Pipeline». Photo: Manuela De Leonardis

Manuela De Leonardis, 31 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

A Vilnius 27 artisti internazionali affrontano le strategie della guerra | Manuela De Leonardis

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