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L.G. Pelouse, «Octobre, souvenir de Honfleur». Museo dell'Ottocento, Pescara

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L.G. Pelouse, «Octobre, souvenir de Honfleur». Museo dell'Ottocento, Pescara

A Pescara cinquanta nuove opere per ridisegnare il XIX secolo

Il Museo dell’Ottocento della città abruzzese valorizza e riscopre l’arte italiana dell’epoca, anche alla luce dell’influenza delle scuole francesi

Maria Letizia Paiato

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Cresce il Museo dell’Ottocento Fondazione Di Persio-Pallotta di Pescara, con oltre cinquanta nuove opere acquisite negli ultimi tre anni. È un dato particolarmente significativo, che indica un periodo di forte sviluppo, una maggiore attenzione al patrimonio culturale. Luogo della memoria e custode dell’arte del XIX secolo, il museo svolge un ruolo fondamentale nel riconoscimento e nella promozione dell’identità cittadina, affermandosi anche come autentica istituzione di ricerca, capace di mettere in dialogo il mondo accademico con il pubblico.

Aperto nel 2021, nei suoi primi quattro anni di attività il museo si è dedicato alla propria collezione, unica in Italia per il focus sui rapporti tra Ottocento italiano e francese, valorizzandola attraverso mostre originali e prestiti ad autorevoli istituzioni. Allo stesso tempo, ha continuato a incrementare il proprio patrimonio, come dimostra l’alto numero di acquisizioni in un arco di tempo molto breve. Una politica attenta, orientata non solo all’ampliamento della collezione per renderla più ricca e diversificata, ma anche alla costruzione di un racconto più completo, fondato sulla ricerca e sull’interpretazione di questo specifico periodo della storia dell’arte, oggi al centro di una riscoperta da parte di studiosi, storici e critici, e di un rinnovato interesse nei programmi ministeriali per la formazione scolastica.

Per anni l’arte dell’Ottocento è stata considerata poco innovativa e priva di spirito d’avanguardia, forse anche per la mancanza di un’identità di movimento unitaria come quella del Novecento. Un’interpretazione riduttiva, che oggi può essere rivista attraverso il percorso espositivo del Museo, articolato in quindici sale. Grazie al lavoro dei collezionisti Venceslao Di Persio e Rosanna Pallotta, il museo contribuisce a riaprire il dibattito critico e a restituire all’Ottocento una lettura più aderente al suo contesto storico e culturale.

Guardando l’elenco delle nuove acquisizioni, avvenute tra settembre 2021 e maggio 2025, si nota un patrimonio ricco e significativo, che include opere di nomi importanti della storia dell’arte. Tra le acquisizioni di maggior rilievo ci sono tre tele di Michele Cammarano, che portano a diciotto il numero delle sue opere conservate, facendo del Museo dell’Ottocento Fondazione Di Persio-Pallotta la principale istituzione a documentare il lavoro del maestro napoletano.

Le opere includono un paesaggio, un rustico e un autoritratto. Nei primi due dipinti spicca l’attenzione alla luce e all’aspetto narrativo, mentre nell’autoritratto del 1865, anno in cui Cammarano si trasferì a Roma, si nota l’influenza del realismo di Courbet, che gli permette di esprimere una riflessione autentica sulla visione diretta della realtà. Queste tele completano oggi la sala monografica a lui dedicata, dove sono esposte la monumentale «Incoraggiamento al vizio», i due ritratti della compagna Maria La Grave, provenienti dalla collezione di Salvatore di Giacomo, due dipinti realizzati durante il viaggio in Eritrea e «La strega» (1865 ca).

Un’altra acquisizione notevole riguarda Federico Rossano, pittore rappresentato nel Museo dell’Ottocento da un numero significativo di opere, ora salito a tredici. L’ultima è «Nei pressi dell’Oise», un olio su tela che ritrae un paesaggio con figure e mostra la capacità dell’artista di catturare luce e colori, con un talento assimilabile a quello dell’amico Giuseppe De Nittis, che nel 1875 invitò Rossano a trasferirsi a Parigi. I due condividevano regole compositive rigide, tra cui la larghezza di alcuni dipinti, che doveva essere circa tre volte l’altezza.

È evidente come il Museo sia orientato a valorizzare il grande contributo della pittura francese alla cultura italiana ed europea. Tra le apparizioni degli artisti presenti si ricordano Jules Coignet, Alexandre Defaux, Hippolyte Camille Delpy, Narcisse Virgilio Díaz de la Peña, Paul Dubois, Julien Dupré, Jean-Baptiste Antoine Guillemet, Paul Huet, Louis Aimé Japy, Léon Germain Pelouse e François-Auguste Ravier. Grandi nomi della Scuola di Barbizon che testimoniano l’attenzione del museo verso la pittura d’oltralpe, con una raccolta che può essere definita unica in Italia. Se per il mondo accademico il programma di nuove acquisizioni rappresenta un costante stimolo alla ricerca, per il pubblico generale un patrimonio così ricco permette di comprendere non solo l’evoluzione di un artista, ma anche la Storia stessa.

Maria Letizia Paiato, 11 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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