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«67-Degree Body Arc Off Circle Center» (1975), di Robert Cumming

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«67-Degree Body Arc Off Circle Center» (1975), di Robert Cumming

A Parigi tutti pazzi per Robert Cumming

Diverse le iniziative dedicate all’autore statunitense durante Paris Photo: mostre, book signing, e perfino un documentario

Rica Cerbarano

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Pittore, scultore, fotografo, incisore, performer, Robert Cumming (Worcester, Ma 1943-Desert Hot Springs, Ca 2021) ha sempre rifuggito ogni tentativo di catalogazione. Profondamente dedito alla sperimentazione, l’artista americano è noto soprattutto per le fotografie concettuali, i disegni e le installazioni che ha realizzato negli anni ’70. La multidisciplinarietà della sua pratica rende oggi il suo lavoro estremamente contemporaneo ed è per questo che, durante Paris Photo, sono diverse le occasioni per approfondirlo.

Le due mostre «Sculpting for the Camera» e «Performing for the Camera» (visitabili, rispettivamente, fino al 13 e al 27 gennaio 2024) chiudono il ciclo espositivo dal titolo «The Art of Robert Cumming», organizzato dalla galleria Jean-Kenta Gauthier a partire da inizio settembre. La prima esamina il ruolo di oggetti di scena, sculture e installazioni creati da Cumming per comporre le sue fotografie, mentre la seconda riunisce una selezione di rare stampe d’epoca e ingrandimenti delle fotografie che hanno immortalato le sue performance, poetiche e al tempo stesso umoristiche.

Sabato 11 novembre presso la Maison Européenne de la Photographie sarà presentato in anteprima assoluta il documentario «On Closer Inspection: Robert Cumming», diretto da Noah Rosenberg, in collaborazione con il Robert Cumming Archive: un vero e proprio viaggio dentro il mondo di Cumming. Attraverso testimonianze sull’artista raccolte da amici, collaboratori e curatori delle sue mostre, questo documentario celebra l’ambiente unico dell’arte concettuale a Los Angeles nel periodo in cui Cumming ha realizzato le sue opere, evidenziando l’importanza del contesto stimolante in cui era immerso.

Fu proprio dopo essersi trasferito dal Massachusetts alla California meridionale, nel 1970, che Cumming cominciò a dedicarsi alla fotografia, mettendo in scena elaborate composizioni davanti all’obiettivo della sua macchina fotografica di grande formato 8x10. Riprendendo elementi dell’arte performativa (fu un grande appassionato di mail art) e della scultura, il lavoro di Cumming culminò, nel corso del decennio, nella costruzione di tableaux fotografici che documentano installazioni e ambienti da lui progettati: questi scatti, a prima vista ludici e disimpegnati, ritraggono scene quotidiane abitate da dettagli inconsueti e oggetti funzionali spogliati intenzionalmente della loro utilità.

«Non lo faccio per essere divertente» spiega Cumming in un’intervista riportata nel documentario. L’obiettivo ultimo del suo lavoro infatti va oltre il semplice intrattenimento o appagamento estetico: facendosi gioco dell’ambiguità delle immagini, l’artista invita lo spettatore a uno sguardo attento, quasi analitico, suggerendo così l’esistenza di molteplici possibilità di percepire e interpretare la realtà. Come venne definita durante un’intervista con Robert Alinder nel 1978, la sua è «un’arte concettuale molto pittorica», frase ripresa letteralmente nel titolo del volume «Very Pictorial Conceptual Art», recentemente pubblicato da Stanley/Barker, a cura di David Campany, che verrà presentato a Parigi con ben due book signing, uno alla MEP (subito dopo la proiezione del documentario) e l’altro in fiera, presso il booth dell’editore. Altre iniziative dedicate a Cumming si terranno all’interno del Grand Palais Ephémère (per l’ultimo anno sede di Paris Photo). Da menzionare, quelle organizzate presso il booth della Gallery Luisotti, che presenterà una selezione delle opere dell’artista e il 9 novembre ospiterà un incontro con la curatrice Emilia Mickevicius.

Mettendo insieme un linguaggio visivo intrigante ma mai scontato, e un approccio rigoroso sia nel metodo che nel modo di intendere le sperimentazioni concettuali, Robert Cumming si è affermato come uno degli artisti americani più interessanti della sua generazione. L’attenzione che gli viene riservata durante i giorni della fiera parigina non è dunque casuale: studiare il suo lavoro può essere utile per riflettere seriamente sul linguaggio fotografico, sulla sua interdipendenza con la soggettività dello sguardo e sulla sua capacità di creare scenari stranianti impregnati di segni e significati. In ultimo, Cumming ci insegna come la fotografia, al di là della sua mera funzione di documentazione, sia risultato di un processo, atto finale di una consecuzione di passaggi e studi preliminari finalizzati alla creazione di immagini il cui carattere simbolico, smascherando la non-neutralità della percezione, squarcia il confine tra realtà e rappresentazione.
 

Rica Cerbarano, 09 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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