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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliRoma. Ha inaugurato stamattina e rimarrà aperta gratuitamente fino al 30 ottobre alla Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini «L’Arma per l’Arte e la Legalità»,mostra tra le più belle del suo genere per quantità e qualità di opere. L’impressione che si conserva di sala in sala è di un allegro caos di capolavori, un mischiarsi voluto di pezzi di ogni genere, natura, materiale, epoca, che rimanda e denuncia l’orrore del saccheggio dei beni culturali. Uno scempio che più di ogni altra cosa risiede proprio nello strappare le opere d’arte dai loro contesti rendendole, in particolare quelle archeologica, storpie e mute.
Il percorso si apre con l’eccezionale «Mitra tauroctono» di II-III secolo rinvenuto nel 2014 a Fiumicino, in procinto di involarsi per la Svizzera dove sarebbe stato immesso nel mercato internazionale. Nonostante un restauro che forse lo ha scarnificato troppo, della sua autenticità parla chiaro il frammento scultoreo col cane rinvenuto a Tarquinia nel luogo di scavo. In mostra vengono inoltre presentati altri tre frammenti inediti appena recuperati e combacianti col gruppo, il braccio con la spada, la coda del toro che termina a spiga e il serpente.
Il percorso si snoda su più sale, seguendo il filo di venti operazioni condotte in anni recenti dai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, oggi guidati dal generale Mariano Mossa. L’intento è quello di illustrare quanto fatto, di diffondere la cultura della legalità e di sensibilizzare i cittadini: «l’importanza del recupero investe molteplici aspetti» spiega il ministro Franceschini, «riporta al contesto originario e riconsegna al pubblico reperti di grande valore storico e artistico, risana l’identità collettiva ferita dall’offesa al patrimonio, colpisce le grandi reti criminali e terroristiche». Touch screen e pannelli didattici curati dagli studenti dell’Università di Roma Tre riportano la storia delle indagini, le caratteristiche dei singoli pezzi, il valore e la funzione dei reperti antichi, i consigli su cosa fare in caso di ritrovamenti fortuiti, acquisti o furti di opere d’arte.
Il caos sinonimo di violenza predatoria mischia tutto fin dalla prima sala, dove dialogano spaesati uno splendido askos canosino di IV-III sec. a.C., un ritratto di Giuseppe Verdi di Vincenzo Gemito che sembra guardare accigliato un piccolo busto di Marte di II secolo con cui spartisce la vetrina, una fila di reliquari, volumi seicenteschi, un violino del 1567 del liutaio cremonese Andrea Amati, tele di Canaletto e Jacopo Zucchi, bronzetti nuragici, la cuspide di una tomba pestana con Pappo Sileno di IV sec. a.C. e molto altro. Tra cui un inedito «Bacco»seicentesco dipinto dal Carlotto, rubato nel 1986 in un palazzo nobiliare di Amatrice (Rieti) e individuato in una televendita lo scorso aprile. E ancora, nelle altre sale, veramente di tutto: gli ori Castellani, la lettera di Colombo, pitture pompeiane, vasi apuli, sarcofagi etruschi, dipinti del Tre e Quattrocento fiorentino e veneto, tele di Van Gogh, Gauguin, Cézanne, Ligabue. Inediti, oltre i pezzi e frammenti già citati, una kylix a occhioni attribuita al pittore di Andokides appena rientrata da Monaco di Baviera e un disegno di Modigliani rubato a Parigi nel 1995 e recuperato a Roma solo pochi giorni fa, una «Jeune femme attablée au café» del 1919 stimato sui 500mila euro.

Il disegno di Modigliani recuperato

La Kylix a occhioni

Mitra tauroctono
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